mercoledì 23 aprile 2008

Due passi nel Lavaux


Lo specchio del lago riflette
gli ultimi raggi sull'attesa del verde
nei vigneti del Lavaux. E l'orizzonte
tutto pervade e brucia
la misura di ogni bellezza.
Una suprema malinconia ci accompagna
e ci dice che abbiamo visto tutto
che non c'è nulla di segreto in attesa
d'essere rivelato. E tu sei qui
a camminare al nostro fianco e noi
non riconosciamo i tuoi passi.
E i dorati acini saranno colti,
pieni di sole saranno bevuti
per la salute di questo mondo minimo.

martedì 22 aprile 2008

A l'Italia

Ora tarda di pioggia che porta
percorsi; e di nuovo vorrei
i tuoi morsi sui lobi a dirmi
ch'è corta la strada del ricordo
che ti fa qui presente
nonostante l'assenza.
Mi chiami al telefono e io senza
rispondere dico t'aspetto
lo stesso di sempre a disegnarti
gl'innumerevoli voli e volti;
e mi metto in lista d'attesa
e ti chiedo lo sconto: ti ho presa,
ti tengo, ti stringo, ma le mani
mie si toccano e non hanno colto
il fiore e il miele prodotto. Guardo
e sono in ritardo con me stesso
dacché ho tardato a capire
che l'uscita da sé comporta
l'entrata nel mondo.
L'imbarco è annunciato e salgo le scale:
un'hostess azzurra sorride
e non sa pur sapendo
che il vento ci appartiene.

martedì 15 aprile 2008

E porca Italia...

Saba

Berretto pipa bastone, gli spenti
oggetti di un ricordo.
Ma io li vidi animati indosso a uno
ramingo in un'Italia di macerie e di polvere.
Sempre di sé parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sé parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile,
lo vidi errare da una piazza all'altra
dall'uno all'altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
"Porca - vociferando - porca". Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all'Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito.

Vittorio Sereni, Gli strumenti umani, Milano, 1965-66

domenica 13 aprile 2008

Lettera da Buffalo (USA)

E s'aspetta, trepidi, ch'escano le nuvole o il sereno, che i gigli diffondano il profumo o che il benzene imputridisca l'aria. S'aspetta, quieti, il vociferare stanco e afono degli agit-prop mescolarsi ai numeri in percentuale, alle analisi politologiche del dopo voto, del vuoto nelle tasche e nella mente.

E ricevo questa mail dal mio caro amico Sam:

"Carissimo, sono a Buffalo e mi tocca perdere la partita di domani (di oggi, nota mia). Questo forse al momento mi duole più di una eventuale vittoria di Berlusconi. Vedi, io non ce lo con lui, è così chiaro, perfino limpido nella sua piccolezza, che non ha niente più dell'imbonitore, del venditore di fumo. E' onesto, nel senso che davvero non inganna più, e non vuole ingannare. Ecco allora che non ce lo con lui, non ce l'avrei con lui, ma sarei profondamente deluso da una massa di italiani. Ed allora tornerei in Italia davvero per la prima volta da straniero".

venerdì 11 aprile 2008

Il susino e il ciliegio

Il susino e il ciliegio davanti casa sono in fiore. Sono belli a vedersi: anche a quest'ora tarda, offrono alla notte un tenue lucore.
Come sarebbe bello se vincesse Veltroni.
Sono proprio contento di votare Partito Democratico. Lo farò con lieta convinzione. Senza nessun risentimento, senza nessuna rivalsa. Lo voterò perché sarà bello farlo, con leggerezza. Con la modesta presunzione di fare bene, di fare del bene all'Italia.
Le mie mani mi dicono questo: mani che corrono a stringere quelle di chi t'ispira la serena fiducia di una persona per bene.