lunedì 3 maggio 2010

Blogger senza avvenire

«Noi non abbiamo più un passato, o meglio non c'è più niente del passato che sia nostro; niente più paese d'elezione, salvezza ingannatrice, rifugio nel tempo trascorso. Le nostre prospettive? Impossibile intravederle: siamo dei barbari senza avvenire. L'espressione non ha le qualità sufficienti per misurarsi con gli avvenimenti; fare dei libri e mostrarsene fieri costituisce uno degli spettacoli più pietosi: quale necessità spinge uno scrittore che ha già scritto cinquanta volumi a scriverne ancora un altro? perché questa proliferazione, questa paura di essere dimenticati, questa civetteria di bassa lega? Il solo che merita indulgenza è il letterato per bisogno, lo schiavo, il forzato della penna. Comunque, non c'è più nulla da costruire, né in letteratura né in filosofia. Solo quelli che ne vivono, materialmente s'intende, dovrebbero dedicarvisi. Entriamo in un'epoca di forme spappolate, di creazioni alla rovescia. Chiunque potrà prosperarvi. Ma queste sono facili previsioni. La barbarie è accessibile a chiunque: basta prendevi gusto. Ci apprestiamo allegramente a disfare i secoli».

E. M. Cioran, La tentazione di esistere, Adelphi, Milano 1984 (pag. 99)

Stasera è tempo da Cioran, la primavera lo impone. Sfoglio le mie sottolineature, i miei scarsi appunti. Trovato questo brano che mi fa pensare al Camilleri di ieri sera, da Fazio. Io non ho mai letto un libro di Andrea Camilleri (che mi è simpatico). Non so se dolermene. Forse sì. Io sono un cattivo lettore, un pessimo scribacchino diarista che sfrutta queste moderne tecnologie, un “letterato per bisogno”, un “forzato della tastiera”, uno “schiavo”, che usa principalmente questo luogo come terapia e come urgenza per farsi riconoscere, per tentare di esistere in qualche modo, per rispondere col proprio nome all'appello del mondo: ciao, ci sono anch'io, io per io, uguale un “barbaro senza avvenire”. Io, senza viverne materialmente, traggo lo stesso linfa dall'essere qui esposto, un cervello nella rete, che parla e scrive in una lingua marginale parlata da un centinaio di milioni di umani (previsione ottimista), letto però da soli cento (previsione superottimista di un forzato del sistema decimale). L'estensione del mio scarno corpo predilige questa vocazione, unico modo, futile modo, per lusingare l'amor proprio, per nascondermi, in fondo, che anche questa è una prigione, anche se, guardando il mondo da questa finestra particolare, m'illudo di essere libero.

2 commenti:

Weissbach ha detto...

Camilleri si legge, si legge bene, e se proprio ti va male si legge veloce.
Insomma, difficile pentirsi.
(del resto, se persino uno come Stefano ascolta Battiato io posso anche leggere Camilleri, no?
:-P

Luca Massaro ha detto...

Certo, certo... l'ho detto solo a mio disdoro, per carità. Sono un "cattivo" lettore. E tu mi offri uno stimolo notevole per cominciare a leggerlo
:-)