martedì 24 agosto 2010

Fare bene è non fare

A pag. 9 del Corriere della Sera di oggi Roberto Bagnoli offre un resoconto dell'intervento che il ministro Sacconi ha tenuto ieri al Meeting di Rimini. Leggiamo:

«Penso sia opportuno lanciare un manifesto per la vita, la sussidiarietà e l'antropologia positiva». Maurizio Sacconi, ministro del Welfare e in questa occasione guru delle energie del fare, offre alla platea ciellina del Meeting un piatto ricco e particolarmente succoso. «Al di là delle parole difficili – continua – vorrei che nella società si cominciasse a riflettere sulla negatività della sfiducia, del pessimismo». Per questo Sacconi, tra ondate di applausi entusiasti del popolo di don Giussani, fa un «appello a credenti e non credenti uniti da una comune concezione della laicità adulta» [...] «Su questi temi ampi, come sulla biopolitica, ma anche sul federalismo, giustizia e riforma universitaria – precisa – è possibile trovare in Parlamento una maggioranza più ampia». Il suo messaggio è rivolto soprattutto al mondo cattolico ma non solo. «A tutti coloro che hanno una sensibilità verso la positività, verso il fare e non per gareggiare e basta».

Quando leggo cose simili, divento un misantropo assoluto e penso che sarebbe opportuno attaccare sul groppone di ogni essere umano un manifesto per la morte, per l'egoismo e l'antropologia negativa. Sono occasioni, queste, in cui divento volentieri un guru della catalessi, del nirvana, dell'annullamento dell'io, soprattutto dell'io di chi fa discorsi come quello di Sacconi e di chi lo riporta senza provarne ribrezzo. Ecco allora che io, alla platea ciellina, più che un piatto ricco, non potrò offrire altro che la mia bile, i miei succhi gastrici, il mio vomito. Parole difficili, terribili le mie, dato che sento la necessità, l'urgenza di scuotere le coscienze inebetite che ancora sono disposte a berla sulla fiducia e sull'ottimismo dell'uomo verso l'uomo. Balle, son tutte balle: guardatevi in faccia e piangete, disperatevi, urlate, strappatevi le vesti e scappate da simili congregazioni pestilenziali per l'animo umano. La laicità adulta? Credenti o non credenti, ascoltate il mio d'appello: andate a farvi fottere, o meglio, andare a fottere il vostro prossimo, ma con delicatezza, con garbo, che fottere è l'unico modo certo per godere in questo pazzo mondo di castrati mentali che voglion fare fare fare fare:


Con quali azioni invece di canzoni

Chiara faremo la tua notte nera

Terra che bruci, terra che dolori

Tristezza d'uomo, malattia d'uomo?

Fare dolore è tutto il vostro fare:

Se tu hai guardato in una faccia d'uomo

Non fare niente; fare bene è non fare.


Guido Ceronetti, Compassioni e disperazioni, Einaudi, Torino 1987


9 commenti:

Paolo Pascucci ha detto...

Ma se invece di Sacconi ci fosse stato, che saccio, Krugman o Rifkin o Grillo che dicevano "fare, fare, fare" tu, che dicevi?
Questo tuo disgusto è propriamente legato al fare in senso generale o alle bocche che se ne riempiono?

Luca Massaro ha detto...

Credo sia un insieme delle due cose, Paolo. Depotenziare il fare, azzardo, potrebbe essere una modalità della "salvezza" umana, un rallentare la corsa verso la catastrofe. Come diceva, mi pare Lao-Tze, «la via del fare è l'essere». Ma gran parte del "fare" umano mi sembra legata al non-essere.

Gians ha detto...

"andate a farvi fottere, o meglio, andare a fottere il vostro prossimo, ma con delicatezza, con garbo, che fottere è l'unico modo certo per godere in questo pazzo mondo di castrati mentali che voglion fare" Se ti leggesse don Giussani, ti vorrebbe come consigliere. Tutto sommato il fine ultimo di CL è quanto hai descritto così bene.

Paolo Pascucci ha detto...

Ora tu dici così, soavemente "depotenziare" come liberare dal giogo che costringe allo sviluppo perenne, al consumo delle risorse, all'inquinamento, e dunque alla politica del fare, alla snellezza burocratica alla libertà di agire in ogni direzione.
Ma la tua obiezione, per quello che intendo, è troppo alta perchè sia interamente attuabile. Chi, di quelli ai quali casualmente lo chiedessi, sarebbe disposto a rinunciare a tutto ciò che questa "modernità dell'azzardo" lo ha abituato: l'acqua corrente in casa (ma ai tempi dei miei genitori bambini non c'era, almeno nelle aree periferiche) al riscaldamento, alle fognature e poi ancora, al telefonino, alla lombata (tenerissima) a viaggiare. Se gli dici: guarda che se litighiamo con Gheddafi quello la smette di bloccare i disperati che mirano alle nostre coste, se c'incazziamo con la Cina per le pratiche antidemocratiche (come minimo) quelli sono la seconda potenza economica mondiale, se vogliono si vendicano, e così pure per la Russia, della quale non so dire che se è peggio adesso o ai tempi dei Soviet.
E dunque?
Non è sbagliato il verbo, Luca, ma chi lo usa. Fare le cose, per riparare quanto abbiamo disfatto, ricostruire non solo l'ambiente ma le persone, perse ormai in un egoismo che spaventa (e si vedono negli esempi di cronaca che i TG ci elargiscono così copiosamente).
Ma quando venisse alcuno che dicesse fuori dal corteo, pensi che anche il migliore tra i benintenzionati non se ne verrebbe fuori con un: si, ma...
In qualunque modo, qualsiasi cosa persegui, se vuoi che attecchisca devi convincere il maggior numero di persone. Sia nel bene che nel male lo sviluppo di un'idea dalla quale nasca un fare obbliga a creare un pubblico quanto più grande possibile. A questo, quelli che si oppongono alla diffusione delle "cattive idee", si opporranno ugualmente, forse spaventati dall'idea stessa di far partire le cose da un centro. Ma non vedo altre vie. Fallendo l'opzione buona (per questo aspetto) prevale l'altra con corollario dell'aggregazione conformistica degli incerti.

Luca Massaro ha detto...

Paolo, ti seguo e mi convinci. Ti correggo solo una cosa: io non intendevo affatto (e se l'ho dato a intendere me ne scuso) depotenziare il "fare" per "regredire" a una sorta di stato pre-moderno. Io vorrei depotenziarlo proprio perché temo che il fare oggi sia molto "dopato" soprattutto dalla politica.

Anonimo ha detto...

Sono tornato da poco e come al solito gli argomenti che più mi colpiscono sono quelli politici. E questo lo giustifico perché per fare il lavoro che mi piace sono costretto a lavorare all’estero come mia sorella che lavora negli USA. Ma questo succedeva anche prima di questo esecutivo, perché in soggetti come mia sorella e me(e ce ne sono tanti in Italia) c’è sempre la solita carenza: la raccomandazione.
Credo che, dopo il fascismo, siamo usciti fuori da una dittatura per entrare in un’altra dittatura che è quella più subdola, quella che ti illude di avere la libertà, ma quando vuoi che essa si realizzi (anche attraverso la meritocrazia, che dovrebbe essere una risorsa pei popoli ed invece…) ti tarpa le ali. Questo “tipo di libertà” fa molto leva, oggi, sulle categorie di lavoratori che sono indipendenti, ad es.: il meccanico dove porto la mia vettura vota a destra, il droghiere dove mia madre fa la spesa vota questa destra, la parrucchiera, i camionisti, il barista, e, perfino i contadini dove andiamo ad acquistare prodotti con l’illusione che siano più sani, anche loro votano Berlusconi, ma non lo posso dire del mio insegnante di chimica e del mio prof. di lettere del liceo, né del mio amico che ha studiato arte drammatica e che, con i tagli, non ha più lavoro. Cosa ne deduco? Che la mancanza di istruzione negli adulti è anche mancanza di saggezza e abbondanza di pigrizia nel non voler vedere in faccia la realtà di un paese che sta scomparendo come essenza di una società vera e viva perché così sembra morta in tutti i suoi migliori valori. Questi anche se hanno il pc non guardano la politica attraverso il computer, perché so che molti lo hanno ma ne ignorano il lato informativo. Ed allora anche se educato da genitori pacifisti la mia reazione, come in precedenza scritto, è quella di un giustizialista al 100%. Qui in Svezia, ma non solo, anche negli USA, adorano Di Pietro e condannano aspramente Berlusconi (spero che non sia censurato per questo) perché vedono quello che in Italia viene censurato. Di Pietro viene accusato per cose che poi vengono smentite dai tribunali, che non viene pubblicizzato, ma rimane l’accusa a caratteri cubitali in Italia, mentre qui scrivono tutto. Non votare come fanno coloro che non sanno più trovare speranze è come dare un voto in meno all’opposizione che già non esiste. Ecco perché voto anche chi non mi convince, ma mi convince la sua prova (è l’unico) ad opporsi, fatta male, ma comunque svolta più della sinistra che tacita tanti errori e non lo attacca su tutte le porcate fatte passare senza lottare. Io non mi sento così vecchio da buttare la spugna e non sperare più. Voglio reagire e voglio sperare di poterlo fare ancora con il voto (è l’unica arma che abbiamo). Forse la vita è viva solo se si deve lottare per percorrerla, per cui tutti questi, chiamiamoli, “ostacoli”, (ma sono ben altro), alla nostra sopravvivenza che, noi (pretendiamo a ragione), chiediamo, reagendo, che diventi decente. Se nella vita non combatti non otterrai mai nulla. L’importanza è non farsi sopraffare dalla disinformazione e schierarsi irrazionalmente. E mai farsi stimolare verso una depressione o apatia, come la si vuol definire, che è il peggior nemico di un popolo che deve essere pronto a reagire, legalmente si intende , ad una qualsivoglia sopraffazione.
Grazie a te (ed ad altri ) per l’opportunità di dire la mia,
P.S. scusa il “papiro” che ho scritto, ma non credo che ci sia la possibilità di farlo a puntate.
Lucio

Anonimo ha detto...

Sono costretto a dividerlo in 2 commenti.

Sono tornato da poco e come al solito gli argomenti che più mi colpiscono sono quelli politici. E questo lo giustifico perché per fare il lavoro che mi piace sono costretto a lavorare all’estero come mia sorella che lavora negli USA. Ma questo succedeva anche prima di questo esecutivo, perché in soggetti come mia sorella e me(e ce ne sono tanti in Italia) c’è sempre la solita carenza: la raccomandazione.
Credo che, dopo il fascismo, siamo usciti fuori da una dittatura per entrare in un’altra dittatura che è quella più subdola, quella che ti illude di avere la libertà, ma quando vuoi che essa si realizzi (anche attraverso la meritocrazia, che dovrebbe essere una risorsa pei popoli ed invece…) ti tarpa le ali. Questo “tipo di libertà” fa molto leva, oggi, sulle categorie di lavoratori che sono indipendenti, ad es.: il meccanico dove porto la mia vettura vota a destra, il droghiere dove mia madre fa la spesa vota questa destra, la parrucchiera, i camionisti, il barista, e, perfino i contadini dove andiamo ad acquistare prodotti con l’illusione che siano più sani, anche loro votano Berlusconi, ma non lo posso dire del mio insegnante di chimica e del mio prof. di lettere del liceo, né del mio amico che ha studiato arte drammatica e che, con i tagli, non ha più lavoro. Cosa ne deduco? Che la mancanza di istruzione negli adulti è anche mancanza di saggezza e abbondanza di pigrizia nel non voler vedere in faccia la realtà di un paese che sta scomparendo come essenza di una società vera e viva perché così sembra morta in tutti i suoi migliori valori.
Lucio

Anonimo ha detto...

Questi anche se hanno il pc non guardano la politica attraverso il computer, perché so che molti lo hanno ma ne ignorano il lato informativo. Ed allora anche se educato da genitori pacifisti la mia reazione, come in precedenza scritto, è quella di un giustizialista al 100%. Qui in Svezia, ma non solo, anche negli USA, adorano Di Pietro e condannano aspramente Berlusconi (spero che non sia censurato per questo) perché vedono quello che in Italia viene censurato. Di Pietro viene accusato per cose che poi vengono smentite dai tribunali, che non viene pubblicizzato, ma rimane l’accusa a caratteri cubitali in Italia, mentre qui scrivono tutto. Non votare come fanno coloro che non sanno più trovare speranze è come dare un voto in meno all’opposizione che già non esiste. Ecco perché voto anche chi non mi convince, ma mi convince la sua prova (è l’unico) ad opporsi, fatta male, ma comunque svolta più della sinistra che tacita tanti errori e non lo attacca su tutte le porcate fatte passare senza lottare. Io non mi sento così vecchio da buttare la spugna e non sperare più. Voglio reagire e voglio sperare di poterlo fare ancora con il voto (è l’unica arma che abbiamo). Forse la vita è viva solo se si deve lottare per percorrerla, per cui tutti questi, chiamiamoli, “ostacoli”, (ma sono ben altro), alla nostra sopravvivenza che, noi (pretendiamo a ragione), chiediamo, reagendo, che diventi decente. Se nella vita non combatti non otterrai mai nulla. L’importanza è non farsi sopraffare dalla disinformazione e schierarsi irrazionalmente. E mai farsi stimolare verso una depressione o apatia, come la si vuol definire, che è il peggior nemico di un popolo che deve essere pronto a reagire, legalmente si intende , ad una qualsivoglia sopraffazione.
Grazie a te (ed ad altri ) per l’opportunità di dire la mia.
P.S. scusa il “papiro” che ho scritto, ma non credo che ci sia la possibilità di farlo a puntate.
Lucio

Luca Massaro ha detto...

Prego Lucio. Grazie a te della tua testimonianza. Da ciò che ricavo della tua situazione professionale, vedo delle affinità con Fabristol. Conosci il suo blog? Te lo segnalo
http://fabristol.wordpress.com/