È difficile rendersi conto fino a che punto un figlio possa e debba rimanere solidale coi genitori. Il caso Berlusconi, è un caso eccezionale, fuori della norma, occorre uno sforzo di comprensione maggiore. È probabile che, essendo Berlusconi un parvenu, soltanto alla seconda o terza generazione si avranno dei ribelli interni alla famiglia. Qualcuno più competente di me potrebbe verificare, io mi limito a guardare di scorcio quello che è accaduto con la famiglia Agnelli. Gianni ebbe problemi coi propri figli, tanto che per designare un erede ricorse al nipote Giovannino, figlio di Umberto, scomparso poi prematuramente; e successivamente all'attuale John Elkann figlio di sua figlia Margherita e di Alain Elkann, noto scrittore-intellettuale italiano.
Ora, io non auguro ai figli di Berlusconi una fine simile a quella di Edoardo Agnelli o di Mark Madoff. Nella progenie berlusconiana, quello che mi stupisce, è che sia i figli di primo letto che quelli di secondo letto hanno vissuto sulla loro pelle un conflitto matrimoniale tra i genitori. Della prima moglie conosciamo poco, la signora Carla Dall'Oglio; ma io non credo che, dopo il divorzio, ella abbia continuato a tessere lodi sperticate dell'ex-marito nonostante i cospicui alimenti e la "cura" dei figli Marina e Piersilvio che lui non faceva certo mancare. Così come poi Veronica Lario, tra la crisi e la rottura, avrà non dico sputtanato palesemente l'ex-marito davanti ai suoi "bambini" (lo ha fatto pubblicamente!) ma quantomeno manifestato un disagio.
E vengo al punto.
Poniamo che i miei fossero stati ricchi, straricchi e poi avessero divorziato. E che mia madre avesse divorziato da mio padre perché quest'ultimo andava continuamente con giovani puttane. Poniamo quindi che io, giovane adolescente, avessi notato tristezza nella faccia di mia madre. Ecco, io non dico che sarei andato in piazza o in televisione (per es. da Signorini) a piangere, a inveire e a infamare mio padre davanti a tutti. No, questo no. Ma in cuor mio - questo è sicuro - oltre ad aver sognato il parricidio, avrei sicuramente infamato quello stronzo di mio padre. È un topos naturale, vero? Perché voi continuereste a portare rispetto e a difendere vostro padre nel caso che avesse fatto del male a vostra madre? A meno che uno non sia stato educato, fin da piccolo, al libertinaggio e alla più completa promiscuità sessuale questo stato di cose dovrebbe determinare (vorrei poter dire: necessariamente) dei conflitti. Se ciò non accade è preoccupante per la salute mentali dei figli stessi, dacché chi non ha mai pensato di uccidere il padre o la madre dentro sé (tutto a livello metaforico, beninteso: non auguro a nessuno di diventare dei Pietro Maso o delle Erika di Novi Ligure) non sarà mai il figlio di se stesso. Meglio ancora: non sarà mai se stesso. Io credo, infatti, che lo svezzamento totale dai propri genitori avvenga quando si acquista la libertà dall'essere figlio. Questo non significa smettere di voler bene o mancare di rispetto ai propri genitori. Significa solo assumersi la responsabilità di essere se stessi. E che Marina Berlusconi, presidente del più grande gruppo editoriale italiano e forse europeo, dica queste cose è orribile. Mi dispiace per lei sentirla parlare come se fosse una Gelmini o una Carfagna qualsiasi.
2 commenti:
Beh sì tutto vero, non consideri però il fatto che certamente Marina Berlusconi sa a chi deve la sua posizione. Il dio denaro non guarda in faccia nessuno nemmeno il dolore vero o presunto delle proprie madri.
Sì, è veramente penoso. Ma forse, come per la Gelmini e la Carfagna, in fondo il vecchio B è poco più di un buono pasto.
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