mercoledì 12 gennaio 2011

«There is something menacing about that»

Dall'acuta analisi che Andrew Sullivan fa della dichiarazione di Sarah Palin, evinco:
nonostante Berlusconi abbia preso due oggetti contundenti in faccia (cavalletto, madonnina), nessuno dei nostri leader politici (di sinistra o comunque a lui avversi) lo ha mai messo nel mirino di un'arma da fuoco; toni aspri: sì, a iosa; parole forti: moltissime; ma auspici di eliminazione: nessuno. Il tintinnare di manette che qualche cuore di pietro si augura è cosa ben diversa da un fucile di precisione puntato sul suo volto.
Certo, Berlusconi molti “tu schiantassi” (leggi: “tu crepassi”) se li è benevolmente presi da una cospicua parte della popolazione che lo ha a noia - ma si sa il valore che essi hanno: una strizzata di palle al giorno l'interessato (con mano propria o altrui) non se la fa certo mancare per neutralizzarli.

Ma veniamo ora a una frase della Palin:

«Acts of monstrous criminality stand on their own. They begin and end with the criminals who commit them».

Sono per metà d'accordo e per metà no. Vero è che a rispondere del crimine deve essere solo chi lo compie, dato che costui è il responsabile. Ma se è vero che tali mostruosità sono “politiche” stento a credere che esse abbiano inizio solo ed esclusivamente nella testa dell'esecutore finale. Le mostruosità vengono da lontano e non sono frutto di atti cruenti estemporanei. Quando v'è premeditazione politica, v'è stata una riflessione per quanto essa possa essere stata distorta e fallace. L'accanita campagna politica della Palin (che ricorda da vicino l'esasperata ricerca del nemico di berlusconiana memoria) non gioca un ruolo secondario in questa vicenda. Un conto è mettere nel mirino un'alce, prendere il fucile e andare in riserva a cacciare di frodo l'animale. E un conto è, invece, centrare l'obiettivo su un volto noto e dire: ecco il nemico da abbattere. Politicamente una sega.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

In un caso o nell'altro questa vicenda metterà fine alla retorica, insopportabile, delle armi e dei mirini da parte di esponenti politici americani.

Anonimo ha detto...

provate a dirlo ad un pubblicitario professionista che la comunicazione sociale, mirata, ad alto contenuto emotivo, ripetuta e martellante , non è in grado di influenzare il comportamento effettivo delle persone...

Luca Massaro ha detto...

Quello che mi chiedo è perché solo una minoranza riesce a essere immunizzata contro l'influenza pubblicitaria.
Pensare a qualche vaccino è follia?