giovedì 6 gennaio 2011

Un terreno comune di offesa

«Noi in [Italia]* dobbiamo orientarci spiritualmente gli uni con gli altri. Noi non abbiamo ancora un terreno comune d'intesa. Noi cerchiamo di incontrarci [...].
Ciascuno deve assimilare a suo modo i pensieri che io gli espongo qui. Non bisogna accettarli senz'altro come validi, ma bisogna ben ponderarli. D'altra parte, non ci si deve neppure limitare a contraddirli, ma si deve cercare di tenerli presenti nella propria mente e di verificarli.
Noi vogliamo imparare a discutere gli uni con gli altri. Questo vuol dire che non vogliamo soltanto ripetere le nostre opinioni, ma stare a sentire che cosa ne possa pensare un altro. Non vogliamo soltanto difendere delle posizioni, ma vogliamo rifletterci su nel loro contesto generale, tenerci pronti ad accogliere nuove convinzioni. Noi desideriamo porci, come per prova, anche dal punto di vista degli altri. Anzi, noi vogliamo addirittura cercare chi ci contraddice. Cogliere quanto c'è di comune tra la nostra tesi e quella di chi ci contraddice, importa più che fissare affrettatamente punti di vista esclusivi con i quali si conclude come inutile conversazione.
È così facile difendere appassionatamente dei giudizi decisi; difficile è invece riflettere serenamente. È facile interrompere la comunicazione con asserzioni arroganti; difficile è invece penetrare al fondo della verità instancabilmente, al di là di ogni asserzione. È facile farsi un'opinione qualsiasi e irrigidirsi in essa, per risparmiarsi la fatica di rifletterci ancora; difficile è invece avanzare passo passo, e non rifiutarsi mai di investigare ancora».

Karl Jaspers, La questione della colpa, Raffaello Cortina, Milano 1996 (ed. originale, Die Schuldfrage, München 1965. Traduzione di Andrea Pinotti).

*È chiaro che Jaspers scriveva “Germania”. La Germania Anno Zero del dopo Hitler. 
Ma sono io ad essere particolarmente sensibile, o ci sono anche altri che trovano queste parole del filosofo tedesco come un'analisi spietata della nostra contemporaneità politica? Il problema vero è che ancora non abbiamo toccato il fondo; nonostante facciamo di tutto per avvicinarci, non siamo ancora al nostro grado zero. Solo a quel punto, forse, i rivoli di bava smetteranno di scorrere dalle fameliche labbra degli incarogniti politici nostrani (in gran parte attualmente al potere... ed è strano... essere risentiti nonostante siano al comando). Per intanto mi auguro che qualche ispirato conduttore televisivo faccia scorrere questo brano nei sottotitoli mentre due suoi ospiti insigni politici stanno dibattendo.

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