Sabato scorso, su Avvenire, il prof. Francesco D'Agostino, ha scritto un editoriale in merito alla recente legge sul Testamento Biologico: «La vittoria di Ippocrate». Leggiamone un passo:
Riassumiamo la questione in due premesse e in una conclusione. Prima premessa: le Dat [Dichiarazioni anticipate di trattamento] non sono, per principio, «attuali»; vengono in genere redatte diversi anni prima della loro eventuale utilizzazione. Seconda premessa: nessuno può avere «a priori» la certezza della capacità di intendere e di volere del sottoscrittore nel momento della sottoscrizione delle Dichiarazioni o di una sua adeguata informazione, soprattutto per quel che concerne l’evoluzione delle sue possibili patologie e delle relative pratiche medico-terapeutiche. Conclusione: è quindi ragionevole che le Dat non siano vincolanti, ma che il medico che le acquisisce possa (eventualmente!) disattenderle, motivando adeguatamente la sua decisione.
Dunque, se ho capito bene, secondo il ragionamento del prof. D'Agostino, se una persona scrivesse in questo momento le sue Dichiarazioni anticipate di trattamento, sulle misure da prendere sul suo corpo nel caso in cui si trovasse in una situazione analoga a quella di Piero Welby o di Eluana Englaro, tali dichiarazioni non avrebbero alcun valore perché non si può avere «"a priori" la certezza della capacità di intendere e di volere del sottoscrittore» perché (sempre se capisco bene), a suo dire, tra la sottoscrizione e la non auspicabile situazione di bisogno potrebbero esserci delle cure, delle terapie che, se fossero al momento disponibili, potrebbero far decidere diversamente il sottoscrittore.
Non so bene dove e come, ma questo ragionamento mi sembra fallace e vorrei che qualcuno mi aiutasse a capire se la mia impressione è corretta oppure no.
In buona sostanza, così d'acchito, ciò che scrive il prof. D'Agostino mi sembra una stronzata. E questo perché:
a) si potrebbe rinfacciargli subito il fatto che anche quello che scrive lui non ha valore dato che nessuno ha la certezza che lo abbia scritto in piena capacità di intendere e di volere;
b) se una persona scrivesse nella sua Dat di voler essere, quali che siano le sue condizioni, alimentato e tenuto in vita ad ogni costo, anche questo parere dev'essere considerato non vincolante?
8 commenti:
La certezza assoluta della salute mentale non l'avremo mai, sia in un senso che nell'altro (quanto è sano di mente chi esclude a priori che non chiederà mai di morire se si trovasse paralizzato per parecchi anni a letto, con macchinari che lo tengono in vita?).
Quindi, farei una considerazione pratica.
Sottoscrivo le mie DAT che, ogni 5 anni, dopo essermi consultato col medico per avere ragguagli sui progressi delle tecniche mediche, rinnovo oppure no.
Se esiste il rischio* che, proprio nello stretto lasso di tempo tra la mia ultima sottoscrizione e la nuova (che non potrò affrontare perché incosciente), venga messo a punto il rimedio miracoloso che fa al caso mio, mi accollo la responsabilità dell'errore.
Quindi, si tratta sempre di rispetto delle singole scelte che o ce l'hai o non ce l'hai.
Saluti
*statisticamente poi, quanto rischierei di più rispetto all'eventualità di morire in un incidente, quando vado in giro con la macchina?
Non ho idea in cosa sia professore questo tizio, spero bene che non in questioni che abbiamo a che fare con i testamenti perche' mi piacerebbe vedere come riesce ad argomentare la valita' di un qualsiasi testamento.
@ Marcoz
Mi sembrano ottime considerazioni le tue. Grazie.
@ Simone
http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_D'Agostino
fallacia (come errore logico nel ragionamento) non mi pare. credo che la frase incriminata sia proprio un errore, che volesse dire altro ma lo ha detto male.
più semplice ancora della soluzione-marcoz: metto una riga nel "biotestamento" dove c'è scritto "mi lasciate morire in pace (o addirittura mi aiutate) TRANNE NEL CASO IN CUI esistesse il metodo e la tecnologia per riportarmi a uno stato di vita soddisfacente - non quello di un vegetale".
così si eliminerebbe il piano quinquennale. anche se la difficoltà di definire il livello soddisfacente di vita rimarrebbe (sarebbe un procedimento lungo, tipo una checklist? o una percentuale di invalidità tollerabile?)
Sì, caro Alex, mi sembra che la tua elegante "soluzione" risolva la rivedibilità periodica delle Dat.
@ Luca
ecco come volevasi dimostrae. Io trovo veraamnte impagabile il voler usare la logica per dimostrare tesi indifendibili perche' non si basano sulla logica ma su argomenti di fede. Il risultato comico e´ inegualliabile.
Scusate se il mio intervento abbassa il livello della discussione, ma sono assillato dal dubbio che il D'Agostino capace di simili stronzate sia in realtà quello di Dagospia.
Un dubbio legittimo
;·)
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