giovedì 25 agosto 2011

Ho smesso di credere alla verità


Nel libro di Fortini, I cani del Sinai da cui ieri ho estratto un brano, trovo anche, come epigrafe finale, questa frase di Zelman Lewental, Sonderkommando del Crematorio II, di Auschiwitz-Birkenau, detta in data 15 agosto 1944:
Se tu non vuoi più credere alla verità, nessuno vorrà più credere a te.
Leggendola, il pensiero è corso al meditativo post di Luigi Castaldi sulla verità e, insieme, al cambio di religione operato (scherzosamente) da Giulio Mozzi.
E pensavo alla fede che molti ritengono essere una verità, anzi la verità per eccellenza. E pensavo che amare la verità, che uno crede di possedere, sia molto legato alla paura di perdere l'identità, di perdere riconoscimento. Esemplifico: se qualcuno smette di credere a X, nel quale aveva fede perché riteneva vero, intorno tutti gli amici non lo riconosceranno più, gli diranno: «Quanto sei cambiato!».
Ma è cambiato cosa? La verità o colui che non crede più in essa, perché magari ha sostituito la prima verità con una seconda e così via, fino a sperimentarle tutte?
E infine: il credere a una particolare verità è legato al caso o alla necessità?
È tardi. Vado a letto cercando di rispondere a questa domanda, illuminato e custodito dagli angeli.

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