venerdì 5 agosto 2011

A Silvio buco

«Di fronte alle sofferenze del mondo tu puoi tirarti indietro, sì, questo è qualcosa che sei libero di fare e che si accorda con la tua natura, ma precisamente questo tirarsi indietro è l'unica sofferenza che forse potresti evitare». Franz Kafka [1]
Berlusconi vuole evitare questa sofferenza del "passo indietro". E vuole evitarla perché crede ancora, dannatamente, di essere indispensabile. È un io malato da tempo il suo, come quello di tanti d'altronde, soprattutto di coloro che sono vissuti e vivono nel riflesso di una stella destinata, come tutte, a trasformarsi in buco nero. E il problema è, appunto, che la stella morente berlusconiana rischia, diventando buco nero, «di creare un campo gravitazionale talmente intenso da non permettere a nulla di sfuggire alla sua attrazione».[2]
E l'Italia sarà trascinata dentro un vortice distruttivo, perché Lui sa benissimo che restare a capo del governo è «l'unica sofferenza» che è in grado di evitare, giacché per Lui è preferibile lo sfacelo che risalire dal campo dove, purtroppo, scese diciassette anni fa.
«Quando un mondo di questo tipo subisce crepe e le inevitabili infiltrazioni di realtà, il malato reagisce come aggredito dalla più letale delle minacce, e le sue reazioni diventano pericolosissime, per più ritorsive, sempre nel segno della proiezione, assumendo i caratteri allucinatori della legittima difesa. Attorno a un malato del genere, allora, tutto è a rischio, a cominciare da quanto, pur non appartenendogli, sia per tempo andato incontro a quel processo di assimilazione  che è una nota distintiva dei deliri di onnipotenza. In questo caso, parliamo della cosa pubblica, che in numerose occasioni Silvio Berlusconi non ha dato prova di saper più distinguere da quella privata, e che in tali situazioni diventa ciò che un pazzo del suo genere si sente autorizzato a sacrificare pur di difendersi»[3]
Quello che più fa male, che veramente fa moccolare[4], è appunto il fatto che nessun «complic[e] e famigli[o], dipendent[e] e client[e], troi[a] e quaquaraquà»[5] riesca a smettere di essere tale, che abbia insomma un moto di orgoglio, una spinta propulsiva verso l'amor di patria, un minimo ravvedimento prima del buio assoluto. Sono stati in tanti a essere usciti dal calore dei suoi foschi raggi, nel corso degli anni; ciò non è servito. Ha recuperato pezzi ir-responsabili qua e là, ha potuto continuare a diffondere verbi stolti attraverso quel sistema di potere particolare che è la fonte principale del suo potere. 
A me non piace augurare la morte a qualcuno e non la auguro nemmeno a Berlusconi. Ma il personaggio non è fatto per un'uscita di scena alla Andreotti. Qui ci vuole un Bruto mi sa, ma marzo è così lontano! E agosto è un mese poco adatto alle rivoluzioni o ai colpi di mano.

Note.
Il titolo è un richiamo ad un Madrigale fiorentino de La Bufera di Montale.
¹Citazione presa in prestito dall'epigrafe al Capitolo quinto - “L'io interiore nella condizione schizoide” - de L'io diviso di R.D. Laing, Einaudi, Torino 1969).
4«Sentissi che moccoli quando non riesco a trovare un oggetto o le cose non vanno come mi sembra dovrebbero andare! E sai che a bestemmiar soli non c'è neppure soddisfazione: è come fumare una sigaretta al buio!». E.Rossi, Elogio della galera, cit. ieri.
Ancora Malvino.

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