martedì 20 settembre 2011

Dimissioni di massa

Quante corrispondenze scrivemmo sul coraggio e sul sacrificio dei dissidenti che rischiavano la galera o l’ospedale psichiatrico, non la perdita della macchina con l’autista, ricordi Paolo?
Fa bene Vittorio Zucconi a chiedere al suo amico Paolo Garimberti cosa aspetti a dimettersi da presidente della Rai invece di star lì ad assistere alla «decomposizione sistematica dell'azienda che presiede». Il punto è che queste dimissioni andrebbero chieste non solo a Garimberti, ma a tutti i nominati che occupano posizioni di potere in qualsiasi settore nevralgico dello Stato, a cominciare da tutti i parlamentari, deputati e senatori, delle opposizioni. Tutti dovrebbero dimettersi - e forse anche noi, dimetterci da italiani e diventare qualcos'altro, tedeschi, francesi, norvegesi, magiari, slovacchi, spagnoli, lettoni... Esiliarsi in patria, confinarsi, non dar loro più ascolto, lasciargli dire e fare tutto, accontentarli, dar loro ragione, sempre, come agli imbecilli, come ai malati, appunto.
Però dopo, quando tutto sarà finito - perché un giorno finirà tutto questo, vero?* - ecco, non avere pietà. No, ricordarsi di tutto; diventare, ognuno di noi, un Simon Wiesenthal che stana e cattura tutti coloro che «hanno alimentato la malattia con la cieca adulazione» (Malvino, id.) mettendoli al muro della vergogna, dell'abominio, dello sputo. Affinché non si ripeta mai più questo scempio delle istituzioni, mai più.

*Avreste mai detto nel settembre 1989 che, nel novembre dello stesso anno, sarebbe "crollato" il muro di Berlino?

3 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

no, milioni d'italiani non hanno motivo di dimettersi se non dalle dure condizioni in cui una minoranza li costringe

Luca Massaro ha detto...

Ma perché non si verifica, in massa, la "forza" di tale costrizione? I carri armati, insomma, da che parte stanno? E se stanno, com'è chiaro, dalla parte del potere, in virtù di cosa ci stanno? Insomma: perché l'operaio celerino bastona l'operaio o il disoccupato che protesta? Perché non ingrossa la protesta, perché non si disobbedisce, perché non si oppone una qualche cazzo di forza "persuasiva" forte dal basso che non sia necessariamente il massacro?

Olympe de Gouges ha detto...

il celerino è un proletario, ma non un operaio

non è la coscienza a determinare l'essere, come osservava Marx, ma è l'essere sociale a determinare la coscienza

ciao