giovedì 27 ottobre 2011

Contributo minimo alla riflessione sulla fede

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Non credo che, questa volta, il Papa abbia tutti i torti. 
Anche se il difetto sta a monte, ovvero nella fede, nel dover credere a qualcosa che non c'è o, se c'è, non è mica tanto degno di essere creduto.
Tuttavia, il vero problema, non è tanto che le fedi esistano, quanto che esse pretendano di far valere i loro assunti anche nei campi in cui esse non dovrebbero avere alcuna voce in capitolo. Per esempio, nelle cose della repubblica, nelle cose in cui una fede vale l'altra e tutte insieme non valgono un cazzo.
Nei loro club privati i credenti stabiliscano pure le regole che vogliono e le seguano pure se questo è loro desiderio. Ma non pretendano di far valere i loro dogmi dove la vita è l'unico orizzonte possibile e l'aldilà è un argomento fasullo per mettersi d'accordo, qui e ora, io e te, noi, che abbiamo necessariamente fedi diverse o non le abbiamo affatto.
Infine, se da una parte può avere ragione, dall'altra, di schianto, B16 ha subito torto: «Gli agnostici alla ricerca della verità aiutino i non credenti a liberarsi dalle false certezze». È una frase di merda, vero?
Mi fa fatica perfino confutarne i torti. Ma ci provo, anche se ho da fare la minestra.
Gli agnostici... solo coloro che cercano la verità hanno "diritto" di aiutare i non credenti? 
Primo: perché bisogna cercare per forza la verità? Preferibile, va da sé, scoprire la menzogna - e non è la stessa cosa scoprire il falso dal trovare il vero.
E poi: perché si dovrebbe aiutare i non credenti? Ma cazzo, sono i credenti che vanno aiutati, altro che. Perlomeno sono loro che dovrebbero mettere a ferro e fuoco il valore della loro fede. Anche perché i non credenti non hanno false certezze, dato che non credono! Caso mai, appunto, i credenti hanno false certezze (eccome se le hanno).
Ma mi fermo, ripeto: ho da fare la minestra, che vale più d'una preghiera.

UPDATE
La minestra è pronta. Mentre raffredda, leggo la Kristeva.

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