venerdì 7 ottobre 2011

Discorsi a Favino

Però, dice Favino, bisogna pur osare. Come si dice, i padri, per quanto nobili, «vanno uccisi».[*]
Domandalo a Marina, a Piersilvio, a Barbara, a quell'altra come si chiama, a Luigi. Chiedilo a John e Lapo Elkann, al figlio di Marzotto, ai figli di Pietro Barilla, ai Ferrero, ai Del Vecchio, Della Valle; ai figli di Colannino, di De Benedetti eccetera eccetera.

E noi che invece possiamo ammazzarli, i padri intendo, non abbiamo alcuna ragione per farlo. Anche se ci rompono i coglioni. Paternamente.

Riguardo al cinema italiano e, perché no, alla letteratura, e all'arte in genere: era meglio ucciderli da piccoli, i figli (“con i peli del culo a batuffoli”...) e lasciare vivi i padri, altro che storie. Per dire: quanti Favini saremmo disposti a uccidere per un Ugo Tognazzi? E mi fermo coi nomi, altrimenti farei una strage.

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

quanti Favini saremmo disposti a uccidere per un Ugo Tognazzi?

stupenda