lunedì 10 ottobre 2011

L'impersonalità del blogger

«Non c'è nulla di più difficile in letteratura che descrivere un uomo che pensa. A chi gli chiedeva come facesse a inventare tante cose nuove, un grande scopritore rispose: pensandoci continuamente. E in verità si può ben dire che le idee inaspettate si presentano appunto per il fatto che le si aspetta. Sono in non piccola parte un risultato del carattere, di tendenze costanti, di ambizione tenace e di assiduo lavoro. Come dev'essere noiosa questa perseveranza! Sott'altro riguardo poi la soluzione di un problema spirituale si svolge all'incirca come quando un cane con un bastone in bocca vuol passare per una porta stretta: egli volta il capo a destra e a sinistra finché il bastone scivola dentro; e noi facciamo altrettanto, con l'unica differenza che noi non tentiamo così a casaccio, ma per esperienza sappiamo già pressapoco come si deve fare. E anche se un uomo intelligente pone nelle sue rotazioni maggior destrezza ed esperienza di un cane, lo scivolar dentro avviene di colpo e anche per lui giunge inatteso: ed egli percepisce chiaramente in sé un leggero senso di stupore stizzoso che i pensieri si sian fatti da soli invece di aspettare il loro artefice. Molta gente oggigiorno dà a quello stizzoso stupore il nome di intuizione, dopo che per molto tempo lo si è chiamato anche ispirazione, e credono di dovervi vedere qualcosa di superpersonale; invece è esclusivamente impersonale, cioè l'affinità e l'omogeneità stessa delle cose che s'incontrano in un cervello».

Robert Musil, L'uomo senza qualità, Einaudi, Torino 1957 (vol. I, pag, 105-6, traduzione di Anita Rho).

L'impersonalità, Lucas, è una brutta bestia. Tu credevi di avere del genio a pensare certe cose e invece non erano altro che pensieri nascosti che aspettavano di essere trovati. Come un cane felice entri in questa finestra, un bastone in bocca, lecchi lo schermo come fosse la tua padrona e cominci a digitare sulla tastiera in cerca di cibo, in cerca di carezze, rinnovando ogni giorno l'abitudine, dato che questo vizio di scrivere per essere è come il campanellino di Pavlov: uof, uof.
Ma va bene così: i cani, se non sono bastonati, sono esseri di per sé felici.

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