martedì 31 maggio 2011

Prima media

Pisapippa & Beppe Cazzo.

I segni della fine

I segni della fine posso imitarli,
raggrinzire sul dorso della mia mano
la cute in corte sierre - farle durare
gli attimi di pensare che saranno 
millenni per quelle decrepite cellule.

Ancora senza danno posso cogliere a volo
l'idiozia estro che un ghirigoro
in una piega del cervello lampeggia
e mi blocca
una chiusa di capillare irrorante.

Coltivo emiplegia, storta bocca,
disconnetto parole e utensili, chiedo
un coltello (per esempio) da bere.
O in un riflesso di vetrina mi so vedere
e subito

farmi ginocchia che male mi sorreggono,
discreto farneticare: l'ammazzo, mi ammazzo,
e uno che mi segua cauto, chiami guardie - ma no,
per dirgli subito poi, è lei che vaneggia.
E io irreprensibile, rispettabile - o

a une dieci di sera
da un artificio precipitare in realtà,
diventare, cullarmi americano ubriaco
e naturali rutti politica fluire,
mio cinema. E in amore

cedere a ogni previsto senile errore
o giovanile che è
uguale sia pure speculare - piatire,
non saper non tremare, amare una
nel contemplare il luogo dove passò.

E i poveri esercizi del corpo
e l 'acqua dove nuoto che ha luce d'obitorio
e io che ci scherzo là in fondo guardandomi
morto - per mia mania
di pareggiare biografia e biologia.

I segni della fine posso imitarli e allontanarli.
Io so che sono loro che imitano me.
Come la vita non si può modificare,
ma al prezzo di esserne ingannati
tuttavia ingannare.

Giovanni Giudici, Autobiologia, Mondadori, Milano 1969.

Sono imperdonabile. Una settimana fa è morto Giovanni Giudici, uno dei miei poeti preferiti, la cui voce ho subito sentito dentro come un richiamo da quando ho cominciato a muovere i miei primi passi nell'ascolto della poesia contemporanea - è morto Giovanni Giudici, dicevo, e io non me sono neanche accorto. Ah, ecco perché la settimana scorsa Nazione Indiana Il primo amore pubblicò una sua poesia, che lessi. Ma non ci feci caso al nesso. Già, il nesso. Un poeta è morto, uno dei nostri massimi del Novecento, e io non l'ho nemmeno salutato. Anche solo una requie. È trascorsa una settimana, lo faccio ora, ricordando quando comprai il mio suo primo libro, il succitato da cui ho estratto. Era l'89 o il 90, avevo poco più di vent'anni, in ritardo su tutto, anche sulla maturità (quella di carta: quella cosiddetta di carne e spirito ancora è da raggiungere). Così mi presentai da privatista, agli esami, il primo giorno, il giorno del tema di italiano, e io avevo con me, oltre a un dizionario, proprio questo libro. Non sapevo come, ma sentivo che qualsiasi fosse stata la traccia io, nel tema, ci avrei infilato dei versi autobiologici. Culo volle che il prof d'italiano fosse anch'egli estimatore di Giudici, mi prese l'edizione in oggetto per sfogliarla, con mezzo sorriso tra le labbra, e dunque, va da sé, qualsiasi cosa abbia scritto in quel momento, valeva doppio, bastava solo stare attenti ai congiuntivi.
Altro ricordo rapido: numerosi sono stati i versi di Giudici che ho spedito via posta vera, con carta busta e francobollo, ad alcune corrispondenti per captatio benevolentiæ. D'altronde non sapevo né so suonare la chiatarra, quindi mi arraggiangiavo come potevo, cercavo il mio spazio e tutto, tutto tutto dannatamente tutto (o quasi) per un bacio, o una mano che scendesse dentro i chiusi universi femminili (per un po' di pelo insomma).
Ecco, caro Giovanni, io sono qui a ricordarti, a dire al poco mondo che conosco che io ho letto la tua voce, ascoltato i tuoi libri, che ogni tanto li prendo e porto via con me. Sappi che ti voglio bene.
 

lunedì 30 maggio 2011

Cortomiranti

Lo dico così, a naso. Secondo me, tutti i commentatori di aria berlusconiana che si compiacciono della sconfitta, dandosi di gomito perché loro lo avevano previsto (a cominciare da Ferrara per finire a Rocca), si atteggiano come coloro che la sanno lunga per candidarsi a futuri coordinatori nazionali del PdL.
Piccolo promemoria per questi insulsi: le dita andavano tolte dagli occhi prima di diventare ciechi.

È più che una sensazione

È oppurtuno godere?

Sì, me lo sento tutto dentro, il comunismo.

Immagine via PPR.

domenica 29 maggio 2011

Contrappassi immediati

CRONACA

Ruba un'antica Divina Commedia
arrestato in via dell'Inferno

Un fiorentino ha sottratto in un negozio una copia dell'opera di Dante del valore di 5.500 euro e risalente al 1536. Inseguito dalla polizia tra le strade del centro di Firenze è stato bloccato da due addetti ad un parcheggio privato proprio in via dell'Inferno.

Spera per te: sparati

Sono dell'avviso di Formamentis: questo aumento dell'affluenza non mi dice niente di buono.
Tutta colpa di quel piagnone di Giuliano Ferrara, che oggi, dalle pagine de Il Giornale, ha scritto di sperare che vincano «i candidati di Bersani, Di Pietro e Vendola». 
Lo scrive solo per scaldare le proprie fila. È un guitto che si para le terga, dacché se davvero vincono i candidati di centrosinistra allora potrà dire: "Vedete, l'avevo previsto". Se invece (sciagura!) non accadesse, lo vedrete sorridere e sbavare di gioia domani sera dopo il tg1.

Manipolare con cura

«Il germe patogeno, secondo gli spagnoli può essersi installato all'origine, ma anche durante il trasporto [...], oppure in qualche magazzino, e durante la manipolazione della verdura, al suo arrivo».

Leggendo questo passaggio sul Corriere di oggi (edizione cartacea) sulla vicenda del batterio del cetriolo, mi domando se, tra le possibili cause della contaminazione dei pepinos iberici, possa esserci questa raccontata dalla preveggente Klàra.



Come a dire: i profilattici vanno usati in ogni occasione.

sabato 28 maggio 2011

Mentre partiziono

Considerazioni buttate là di corsa mentre cerco di capire come si fa a partizionare l'hard disk, dato che ora mi sono esaltato con tutti questi sistemi operativi basati su Linux. Oltre ad Ubuntu e derivate, ho da poco scoperto Mint, e mi garba e voglio installarlo e metterlo alla prova.
Detto questo, pensavo. Carla Bruni è incinta. Crediamo di suo marito. È una donna bella, scaltra, devota e pronta alla causa. Si sa che proprio quando si sgraverà ci saranno le elezioni presidenziali in Francia e tale evento sarà inevitabilmente giocato a proprio favore da parte di Sarkozy. Niente di male in tutto questo, ognuno gestisce la vita come vuole, e anche la gravidanza. È da ingenui credere però che non ci sia alcuna premeditazione in tutto ciò.
Cambio di scenario.
Anche se Pisapia e De Magistris vinceranno, Berlusconi ha detto che non si dimetterà. Mica strullo. Ancora due anni di governo gli si prospettano davanti. Chissà quali strategie per risalire nei favori dell'elettorato. E se si fidanzasse veramente? Se trovasse una piacente cinquantenne a sua disposizione che stesse al suo gioco? Io credo che la carta della fidanzata sarà scoperta. Certo, se ne trova una credibile e altrettanto di livello della Bruni. (Una decade più vecchia sarebbe meglio per la pruderie elettoralistica). Questa è una cosa. Ma chissà cos'altro di peggio avrà in serbo, quali cannonate, quali stravolgimenti ci aspettano. Il finale del Caimano, i fuochi dietro le sue spalle è un'immagine che impaura. L'arma della fidanzata sarebbe come una pistola a salve rispetto a tutto lo sfacelo che ci attende, date le premesse di quest'ultima tornata elettorale. America e Russia sono informate: l'uomo sarà stanato solo nel suo bunker, non si arrenderà mai.
Ci sarà nessuna Salò disposta ad accoglierlo? I Berlusconini... ci pensate un domani quanti libri di Pansa e quanti perdoni di Violante alla Camera...
E infine.
Ci sarà nessun piazzale Loreto pronto a esporlo? No, non da morto. Da vivo. Solo cinque minuti a testa in giù, come cura, per vedere se il sangue gli andasse meno al cervello, in rapporto a quanto gli ci va ora, alla cara nostra testa di catrame imbottita di vasodilatatori che lo fanno sempre ragionare come un perfetto pirla.

Metà della testa


Stamani mi sono alzato con un mal di testa così forte, ma così forte che ho lasciato la testa sul comodino e mi sono messo in testa mon livre de chevet.
Mi sono quindi lavato la copertina, sfogliato i capelli, ho fatto bere un caffè all'indice, ho dato un biscotto all'prologo e poi sono andato nel bosco a leggermi i capitoli che mi sono messo in testa. 
Gli alberi intorno, apparentemente sorpresi, hanno preso a bisbigliare, tra i rami, considerazioni sul loro destino. Stanco di camminare e leggere e pensare insieme, mi sono seduto sotto le fronde di un salice bianco e, mentre il vento mi accarezzava le pagine leggero, mi sono quasi addormentato. 
Quando ho aperto gli occhi il dolore era sparito. Sono un inguaribile romantico: ho un debole per gli happy end.

Il quotidiano degli untori

Fabio Chiusi incolla Il Foglio alle sue responsabilità di organo della maldicenza.

In ordine di apparizione

Da sinistra: Lettieri, Lettiera.

giovedì 26 maggio 2011

Esistono gli schiavi


Esistono gli schiavi: ne faccio parte
tutti i giorni preso da una vita
che non capisco e di cui non colgo
il senso e il messaggio
(ammesso che ce ne sia uno)

Esistono gli schiavi e la mia vita
è indifesa nelle mani di un padrone
che non conosco anche se ha il mio nome
e lo vedo che sorride con un'aria
tale che mi sorprendo a schiaffeggiarmi.

Esistono gli schiavi ma non esistono
più le catene e non so quanto sia un bene
per noi figli fortunati d'occidente -
ovvero esistono ma non si sa ancora
di quale materia sono fatti i sogni

Esistono gli schiavi: sono i sognatori
coloro che si ostinano a vivere due vite
come se una non fosse già abbastanza
per capire che qualcosa esiste indipendente
dal fatto che la si pensi o meno

Esistono gli schiavi: sono i pensatori
disfatti alla ricerca della chiave
che gli apra le porte del pensiero.
Esiste Dio? No, gli schiavi esistono
e questo basta per sentirmi libero

Esistono gli schiavi: io sono uno
che aspetta la liberazione. Non so
quanto carcere ancora vada fatto
quanto corpo ancora vada speso
a scrivere diari per il Paracleto

Esistono gli schiavi e non ha senso
perché lo schiavo oggi viaggia in libertà
tra le righe di un social network
dove dice ciò che pensa
ma non pensa ciò che dice

Esistono gli schiavi e io cammino
e scendo un ripido sentiero
ombroso di mosche e di ortica:
scendere è così dannatamente facile
per bere alla sorgente del mio vuoto.

Esistono gli schiavi? È una domanda
non sono più sicuro di me stesso
se sono prigioniero o liberato:
se sforzo l'io fino al punto di rottura
e poi si rompe cosa resta?

Esistono gli schiavi: li ho tutti in testa
ma ne conosco soltanto uno.
Il suo nome è scritto in calce
accanto a destra della dicitura
Pubblicato da

Traduttori rivoluzionari

È molto probabile che, mentre Berlusconi gli parlava, Barack Obama pensasse davvero queste cose. Tuttavia, anche se così non fosse, confido molto che, successivamente, egli abbia chiesto delucidazioni ai suoi addetti stampa per sapere esattamente cosa cazzo volesse con quei discorsi farneticanti il presidente del consiglio italiano: una richiesta d'asilo in California?
Eppure basterebbe poco, in quei momenti, che personaggi minori dessero, in qualche modo, una svolta alla storia. Sarebbe bastato, cioè, che la traduttrice simultanea, visitata dal demone del Necchi, con «fantasia, intuizione, precisione e velocità di esecuzione», avesse tradotto
«Noi abbiamo presentato la riforma della giustizia e per noi è fondamentale, perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra»
con
We presented the reform of justice and is crucial for us, because now I have to save my asshole.

Una pura forma insignificante

«È insomma precisamente come allorché qualcuno picchia alla tua porta e alla tua domanda “chi è?” risponde “io”. Egli crede con questa parola d'aver designato indubitabilmente la cosa assolutamente specifica e inconfondibile, una individualità precisa ed unica.  Ma tu (se non ne conosci la voce) constati allora che io è una pura forma e quindi insignificante, perché significa del pari e designa indifferentemente tutti gli individui diversi».

Giuseppe Rensi, La filosofia dell'assurdo (1937), Adelphi, Milano 1991 (p. 55)

Facciamo un esperimento. Proviamo a immaginare che, anziché un piccolo, modesto io, alla porta bussi Dio.

Toc toc

- Chi è?
- Apri sono Dio.
- Dio? Dio chi?
- Come Dio chi? Il politeismo è qualche millennio ch'è finito. «Gli dèi erano immortali» (S.J. Lec). Sono io, Dio. Apri e non fare tante storie.
- Dio? Davvero Dio? Oddio! Aspetta che finisco di vestirmi. Esco ora dalla doccia e sono ancora in accappatoio.
- Aprimi lo stesso. Non mi scandalizzo mica. T'ho visto persino con il cordone ombelicale ancora attaccato, che vuoi che sia se ti vedo in accappatoio.
- Dio, scusa, un secondo solo, ti apro subito, mi metto giusto le mutande. 
- Aprimi t'ho detto! È un comandamento!
- Va bene, ti apro. Però permettimi prima una domanda: non sarai mica il Referente Finale di Don Seppia?

mercoledì 25 maggio 2011

Il faut sauver la bite


Oggi partecipo alla Settimana della Prevenzione Andrologica. Spero che, dopo la visita, possa farmi un pejazzling con su scritto: volare, oh oh. Mi piacerebbe, infatti, contribuire al lancio di «une vrai tendence de glorification esthétique du pénis», proposto garbatamente dalla gentile Maïa Mazaurette.

Corpi liberati



«Per me, la cosa più importante è sempre stata quella di liberare quanta più gente possibile, partendo da me stessa naturalmente; di rendere i miei fan consapevoli del fatto che ognuno di noi è portatore di un tipo di bellezza, che tutti sono in grado di far emergere la propria personalità, la propria identità». Lady Gaga

Premessa. Sono anch'io un fan di Lady Gaga. Non che l'ascolti o mi precipiti a comprare i suoi cd, ma quando c'è un suo video lo guardo volentieri e certi suoi brani mi sono proprio simpatici. Le mie figliole sono piccole e sono, a loro volta, sue fan. Cosa porterà questo non lo so. Si divertono a fare danza così come io mi divertivo a fare calcio. Io volevo essere Paolo Rossi o Socrates, loro vogliono essere Lady Gaga o Kate Perry.
Getto là una riflessione estemporanea, da perfetto blogger, che non sta tanto a farla lunga, a far ricerche filologiche, dice la sua e buonanotte, mettendo anche nel conto di dire qualche cazzata.
Lady Gaga è una perfetta rappresentazione di un corpo. Io credo che un corpo, oggi, più di così non possa essere rappresentato, “mascherato”, esposto. Non esiste ulteriore nudità. Lady Gaga è come se fosse davanti a noi sempre a gambe aperte a dimostrare, ciò nonostante, che non è un oggetto, non è una cosa, ma è solo esibizione e glorificazione del proprio sé, che manifesta il suo esserci nella maniera più estesa possibile. Lady Gaga è un corpo fuori di sé, un corpo che dice ad altri corpi: uscite dal vostro falso "io" per mostrare ciò che voi, autenticamente, siete; eccedete, per far evadere il vostro "io" dalla prigione che vi siete creati ad hoc.
Per andare oltre lei, per superarla, credo non resti che esporre i propri organi interni: andare a giro con il cuore, con il fegato, con il «tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia» tutti ben visibili; oppure, per restare sempre in tema del Ventottesimo dell'Inferno, prendersi la testa in mano, come Bertram dal Bornio, e far uscire la propria mente da sé, per guidarci come un faro nella notte. Dopo questo non c'è altro che la scarnificazione, il sacrificio, la vittimizzazione, Penteo o Gesù Cristo, tutto il sangue umano caduto in terra per mano d'uomo.
Ma il sangue di Gaga è solo un trucco, oppure un tampax usato messo su, al collo, come una medaglia.

martedì 24 maggio 2011

A fondo perduto


Qualcuno, più esperto di me, mi spiega dove Marchionne ha trovato i soldi per ripianare il debito contratto con USA e Canada? Non sarà mica che gliel'ha prestati la Cassa Depositi e Prestiti?

lunedì 23 maggio 2011

The unfair play of Ferrara

Ho intravisto Ferrara stasera, uno scorcio, nel passaggio in cui ripete il copione di colui che prende le distanze dalla strategia elettorale di Berlusconi, "senza però staccare mai la lingua dal culo del suo protettore".
E poi, l'ho visto fare una cosa di una disonestà intellettuale impareggiabile, così tanto che, la signora pidiellina che ha finto di averle buscate da un sostenitore di Pisapia, meriterebbe la Medaglia Pierre de Coubertin
Ferrara ha dato la parola, la parola, a Benedetto XVI, il quale, dal balcone di piazza San Pietro, elogiava quelli del Movimento per la vita, associazione che opera così tanto e bene - ma tu guarda un po' - a Milano. Alla clinica Mangiagalli.

Cosa voleva dire in fondo Ferrara stasera alle truppe berlusconiane? Per vincere dovete far ritornare all'ovile tutti quei cattolici smarriti dalle parole disorientanti del cardinal Tettamanzi, e per farlo dovete mostrare che i veri cattolici sono quelli che lottano per la vita, che sono contrari all'aborto. Non vedete, lo dice il Papa in persona e il Papa è molto più importante di un Arcivescovo.

La politica inguardabile


Come direbbe Cetto La Qualunque: «Fatti i cazzi tòi».

La politica primordiale

Variazioni per un boudoir



domenica 22 maggio 2011

Peripezie dell'otto e del cinque per mille

Quest'anno, non avendo niente da scaricare, non ho fatto il setteetrenta (inutile scriverlo 730: se vai da un commercialista o presso un Caaf e dici: voglio fare il settecentrotrenta ti pigliano per strullo).
Ma volevo comunque indicare la mia scelta dell'ottopermille e del cinquepermille. Ho stampato il mio Cud da StipendiPA e sono andato nella segreteria della Direzione ove lavoro, ma la segretaria mi ha detto che no, loro non sono tenuti a ritirare il Cud. A chi lo do allora il mio Cud? Telefono all'Agenzia delle Entrate di zona che mi dice di consegnare il Cud in banca o in qualsiasi ufficio postale. Vado in banca dove ho il conto, ma anche lì non sanno una sega. Vado alla posta, piglio il numerino, faccio un po' di coda, tocca a me, buongiorno ecco il mio cud.
- Ma lei non ha la busta?
- È vero non ho la busta. La posso comprare qui, vedo che ci sono, ci sono tante cose, ci sono persino i gratta e vinci e l'ultimo romanzo di Wilbur Smith.
- Sì, cioè no. Noi non abbiamo la busta apposita, quella dove c'è prestampato Agenzia delle Entrate con la finestrina aperta.
- Come la cerniera o i bottoni dei miei pantaloni? [Questa l'aggiungo io ora] E dunque, dove la trovo tale busta?
- Può darsi in una cartoleria oppure in Comune.
- Come può darsi?
- Sì, può darsi. Io immagino, ma non ne sono sicura.
Allora esco dall'ufficio postale e vado in una cartoleria. Domando cortesemente, e cortesemente mi rispondono che no, loro non le tengono più da anni le buste dell'Agenzia delle Entrate.
Cazzo, è pomeriggio e il Comune è chiuso. Riprovo domani, mi dico, ed già mattina. 
Vado in municipio. Buongiorno avete le buste per metterci dentro il Cud da spedire alla Agenzia delle Entrate affinché io possa, come cittadino che paga le tasse, esprimere la mia scelta sull'ottopermille e sul cinquepermille?
- Aspetti, vado a vedere in magazzino. È il primo che ce le chiede. 
Aspetto. L'impiegata ritorna con aria mesta.
- Mi spiace, non ce le abbiamo, si vede quest'anno non ce l'hanno inviate o sono finite a mia insaputa.
- Come Scajola?
- Prego?
- Lasci perdere. Ma mi dica, dove [cazzo, lo dico ora non davanti all'impiegata] posso secondo lei trovare queste [ricazzo] di buste?
- Provi ai patronati o ai caaf.
- Grazie. 
Allora telefono ad un caaf della Cgil. La signora che mi risponde, mi dice che sì, posso passare a prendere una busta da loro. Mi presento dopo mezz'ora circa. 
- Buongiorno, lei ha un appuntamento? mi dice la signora alla reception.
- No, ma ho telefonato per chiedere se avevate una busta per mettere dentro il cud per esprimere la mia scelta dell'ottopermille e cinquepermille.
- Aspetti, vado a chiedere.
La signora va a chiedere dentro gli uffici tutti occupati a fare dichiarazioni su dichiarazioni. Ritorna, sorride, si dirige verso un armadio metallico. Lo apre, scartabella dappertutto ma delle buste nessuna traccia.
- Mi spiace, le abbiamo finite.
- Ma come? Mezz'ora fa al telefono una sua collega...
- Si vede che la mia collega non aveva controllato bene.
- E ora come [cazzo] fo a esprimere la mia scelta? Guardi non sono arrabbiato con lei, ma pensi se quest sballottamento da un posto ad un altro lo dovesse fare un pensionato di ottantanni. 
La signora ride condividendo il mio disappunto e dice di provare in municipio. In un altro municipio. Visto che la mia sede di lavoro si trova in un comune diverso da quello dove risiedo, e che tale municipio è a due passi dal caaf, ci vado subito.
Buongiorno, dico al personale di portineria. Avrebbe mica le buste indirizzate alla Agenzia delle entrate per metterci dentro il cud da portare alla posta per indicare la mia scelta dell'otto e del cinque per mille?
- Aspetti qui.
Vedo il signore recarsi in un sottoscala. Ritorna con una risma di buste bianche del modello UNICO (che non fa al caso mio) e solo tre esemplari delle buste che cercavo. Sorrido, sorride.
- Quante gliene servono?
- Me ne serve una, ma - se può - mi dia anche le altre due che le metto sotto sale. Sale del Monopolio di Stato.
Cosicché, baldanzoso, ritorno all'ufficio postale. Riprendo il numerino e, al mio turno, mi ripresento davanti all'impiegata.
- Ecco, signora ce l'ho fatta. 
E consegno la busta con dentro il cud dove ho espresso le mie scelte dell'otto e del cinque per mille.
La signora mi dà una ricevuta di consegna e io chiedo.
- Quant'è?
- Niente. Servizio gratuito. Vuole un gratta e vinci?
- Ma vaffanculo, va.

P.S.
Queste le mie scelte: ottopermille, cinquepermille.

To small to fuck

«È così che il potere delle banche e degli altri istituti finanziari, che hanno creato ricchezze sul debito, trasformato gli immobili in mobili, in un processo economico ridotto sempre più a circuito monetario, è stato posto al vertice operativo della gerarchia del mercato. La sua forma a piramide che vede in posizioni sottostanti e via via subordinate: le imprese, i consumatori, i risparmiatori, i lavoratori e infine i cittadini, in progressiva asfissia di benessere economico. Mentre la responsabilità delle Banche centrali e delle altre autorità non è ancora stata chiarita, sicché ad oggi alle grandi banche "too big to fail" corrispondono i loro controllori "too sovereign to be sued", ossia troppo sovrani per essere trascinati in giudizio. Dunque, in definitiva, nessun responsabile».
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore.


Dato che a volte mi sembra di essere troppo criptico, 'sta volta paleso il senso del titolo.
Avete letto sopra il brano di Guido Rossi vero? Magari avete letto anche tutto il suo articolo che ho linkato? Bene, se le grandi banche e le grandi agenzie finanziarie, che hanno provocato la peggiore crisi economico-finanziaria di tutti i tempi, sono state salvate dagli Stati sovrani perché too big to fail (ossia perché troppo grandi per fallire), accumulando un enorme quantità di debito pubblico, allora è evidente che chi non è troppo grande e può essere fatto fallire (le piccole e medie imprese, i consumatori, i risparmiatori e, ultimi, i cittadini semplici) è too small to fuck, ossia troppo piccolo per fottere e lontanamente partecipare alla smisurata, vergognosa, ignominiosa spartizione del capitale e della ricchezza divisa soltanto tra coloro che, invece, sono al vertice della piramide sociale.

L'indignazione sarà sufficiente per ripristinare la decenza oppure, come scrive Olympe de Gouges, essa è solo «la migliore alleata del sistema?»

Futuri incarichi di governo

Per la prossima legislatura, vedrei bene Leonardo candidato a sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico.

Sgarbi e il problema di fondo

«In ogni caso ciò che noi in un'opera comprendiamo e amiamo è l'esistenza di un uomo, una possibilità di noi stessi».  Erich Auerbach
Aldilà del fiasco ottenuto col suo programma su Rai Uno, ciò che non ha consentito a Sgarbi di diventare - nonostante la sua esposizione pluridecennale sul palcoscenico dei media nostrani - un punto di riferimento nell'arte e nella cultura italiane, non sono tanto la sua antipatia o la sua irascibilità, bensì il fatto che egli non è, a mio avviso, un buon mediatore culturale.
Mi spiego con una piccola digressione. Come funziona la trasmissione culturale? Un discente, di norma, s'imbatte in un autore (o in un maestro, o in un critico) che gli suggerisce o lo invoglia (direttamente o indirettamente) a scoprire e a conoscere in profondità l'artista x o lo scrittore y, o il musicista z, i quali, a loro volta, stimolano il discente a scoprire e conoscere l'opera di a, b, c...
Bene, torniamo a Sgarbi. Nessuno, per carità, dubita della sua eccellente capacità dialettica e affabulatoria, della sua competenza e del suo sapere. Tuttavia, l'insieme di queste sue qualità non è sufficiente a far di lui quello che egli stesso mira ad essere: un'autorità in campo culturale. Questo non tanto perché - perlomeno a quanto ne so io, e son pronto a correggermi - nessuna facoltà umanistica italiana o europea contempli nei propri corsi di laurea nessuna opera critica sgarbiana. No. Piuttosto perché, sempre secondo me, in Sgarbi la trasmissione culturale s'inceppa, in quanto egli non mira a riflettere, a fare cioè da specchio ai raggi di luce che i vari capolavori artistici diffondono nel mondo; bensì egli tende ad assorbirli tali raggi, a servirsene per dar risalto al suo smisurato ego; in breve: egli usa la luce altrui per farsi bello agli occhi degli altri. Niente di male, intendiamoci. Ma questo non gli consente di diventare quello che in cuor suo pretende di essere: un maestro di critica, un'autorità, appunto.
Certo, nel corso della sua carriera, Sgarbi ha svolto numerosi incarichi di prestigio, ha organizzato molteplici eventi. Qualcuno mi aiuta a ricordare quali? Ok, sono ingeneroso. Voglio soltanto far notare che, nonostante da anni il suo nome rimbalzi nelle cronache culturali del paese, non riesco a ricordare alcun evento significativo che abbia dato l'avvio a una nuova scuola, a un nuovo stile, a una nuova avanguardia.
Il problema di fondo (tipico incipit del discorso sgarbiano) è che il "personaggio" Sgarbi nasce come ospite televisivo, e il perimetro della televisione, in molti casi, è come una prigione. A vita. L'unico modo di uscire da tale ergastolo è evadere. Il guaio però è che i carcerieri pagano troppo bene e, in più, vitto e alloggio sono gratis.

Amare il sesso senza essere puttane

Giusto per segnalare questo splendido articolo-post di Agnès Giard. Ne traduco il capoverso finale:
«La miglior consumatrice di [riviste] femminili [...] è necessariamente colei che ha il timore di essere lasciata, il terrore di essere violentata e la paura di essere brutta. È così facile rendere schiave le persone che sono sulla difensiva. Basta alimentare i pregiudizi che esse hanno sugli uomini ed accarezzarle per il verso giusto: "Tu non sei una ragazza facile. Non ti preoccupare mia cara, non ti succederà niente di male se tu resti saggiamente al tuo posto". Per "catturare" le lettrici e renderle più dipendenti, le riviste femminili dispongono d'altronde di un'arma formidabile: il doppio-vincolo (double-bind), una tecnica che consiste nel mettere le persone in una posizione insostenibile. Esempio: provare a piacere ma senza averne l'aria; essere in carne senza essere grasse; amare il sesso senza essere puttane. C'è una forma di perversità in questi messaggi contraddittori. Perversità talvolta così manifesta che è quasi impossibile non reagire a una menzogna in fondo banale, stupidamente banale. Disperatamente banale. Quasi tutte le riviste femminili ci ripetono da anni che noi donne non dobbiamo avere l'aria da troie o da puttane. Come se le donne dovessero avere vergogna dei loro desideri e dovessero dissimularsi sotto una facciata glamour. Come se gli uomini non portassero rispetto che alle "ragazze difficili".»

sabato 21 maggio 2011

Passando attraverso la sozzura

«Per la maggior parte del tempo abbiamo a che fare con la sozzura umana [...] e dobbiamo passarci attraverso, e una volta passati attraverso una sozzura dobbiamo passare attraverso la prossima e così via, sempre più veloci, sempre più radicali, perché abbiamo capito che esiste solo questa sozzura umana e che dobbiamo passarci attraverso. Possiamo raggiungere la nostra meta solo passando attraverso la sozzura umana, sozzura umana intesa come volgare sozzura mentale, che mira soltanto a distruggerci. Chi dice qualcosa di diverso commette il crimine dell'ipocrisia».

Thomas Bernhard, Correzione, Einaudi, Torino 1995, pag. 158 (traduzione di Giovanna Agabio).

venerdì 20 maggio 2011

Scurrent Tv

Devo essere sincero: sono abbonato Sky da alcuni anni (pacchetto intrattenimento, cinema, documentari, cartoni animati, musica, non sport, non calcio) e non ho mai guardato, se non di sfuggita una volta o due, Current tv.
Devo ulteriormente essere sincero: io guardo pochissima tv.
Sarà anche una decisione politica, quindi, quella di non rinnovare il contratto a Current Tv. Ma io ci credo poco. Il punto è questo: il telespettatore ideale di Current tv è qualcuno che preferisce informarsi, leggere, vedere, commentare in rete. Un simile utente non ne può più di sorbirsi ore di passivismo televisivo. Deve tuffarsi in rete. Ha sete di fare qualcosa, anche solo per dire vaffanculo.
La televisione, come diceva McLuhan da qualche parte, rende catatonici. Ci predispone all'abbiocco o all'urlo. Dato che sputare nel video non conviene, uno accende il compùtero, entra nella rete, legge, si muove, si sposta, commenta, posta se ha un blog, dice quel che sta pensando su facebook, scrive una mail, guarda mezzo porno, ascolta mezza musica.
E poi, per tornare a Current Tv: Marco Travaglio, per esempio. Nonostante io tendenzialmente condivida quello che dice, mi è stato sufficiente sentirlo una volta o due, poi basta. Tanto in Italia non serve a niente avere ragione. Perlomeno: per ora è servito poco. Lo so che quanto scrive e dice Travaglio inchioda molti politici e altra gente di potere alle loro responsabilità penali, o predatorie. Ma càspita, son più di dieci anni che rimesta nello stesso pentolone, e a cosa è servito? Per carità, continui pure il suo lavoro.
Come diceva Isaiah Berlin, riprendendo Archiloco: 
«la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande».
 Ecco, Marco Travaglio è come un riccio. Io non ho niente contro i ricci (anche se mi piacciono anche le volpi). Solo seguo più volentieri quei ricci che toccano argomenti capaci di scuotermi l'anima. A me Berlusconi scuote solo i.

giovedì 19 maggio 2011

Radio Arrapaho

Giuliano Ferrara stasera ha parlato del caso DSK.
Ha anche cominciato bene la trasmissione, dicendo che il meccanismo della gogna giustizialista americano, di matrice puritana, non è - e non deve diventare - la norma nelle giustizie italiana e francese. Anche se, poi, in America il processo è giusto, è equo e sia che avvenga la condanna o l'assoluzione, queste saranno, entrambe, esemplari, nel senso che la prima comminerà una pena massima o la seconda restituirà interamente l'onorabilità perduta.

Eppure, anche parlando di DSK, Giuliano Ferrara ha trovato l'occasione per fare una digressione sulle gioiose e scanzonatissime serate di Villa San Martino, all'insegna del buon gusto e del savoir faire, per rimarcare che no, il suo Amore mai e poi mai farebbe una cosa così bassa, brutale, da troglodita come quel villan fottuto di francese, ch'è saltato addosso a quella cameriera nera come un galletto impazzito. Lui sì che è da mettere a bada col cesarismo americano. Mica il suo Amore, che è tutta gentilezza e galanteria, generosità e divertimento, e volerlo a tutti i costi metterlo in croce per i suoi svaghi da bon vivant è pura persecuzione giudiziaria. 
(E Ferrara compie qui il losco tentativo di eclissare la vera ragione per cui Berlusconi è indagato: l'età della marocchina. Egli tace volutamente questo punto fondamentale, sottintendendolo però, strizzando l'occhio al telespettatore: "eh, ma cosa vuoi che sia, anno più anno meno: Silvio - uomo «di facili costumi, ma di sani principi» - mica faceva l'arrapato, voleva solo qualche carezzina"....).

Tutta colpa (dice Ferrara) del pansessualismo, della libertà sessuale, del darla e darlo via senza troppe seghe mentali, troppi sensi di colpa, e un calo vertiginoso dell'Istituto Sacramentale della Confessione, che teneva a bada gli istinti con due prece e quattro avemaria - venendo qui alle stesse conclusioni della Conferenza Episcopale Americana.

E qui è bene che continui qualcuno più ferrato di me in materia, mi auguro Malvino, visto che Ferrara ha nominato l'altro suo Amore, il Ratzinger, e la sua dottrina contra il relativismo.

P.S.
Il titolo è un richiamo all'incipit di questo film.

Intermezzo 2

 Nyman - The Piano OST - The sacrifice by zapico

L'attrezzatura necessaria

DSK si è dimesso. L'obiettivo del presunto complotto è stato raggiunto. Sempre che vi sia stato un complotto. Secondo me si tratta di una di quelle profezie che si sono autoavverate. Tutto qui. 
In fondo lo stesso Strauss-Kahn temeva che, prima o poi, gli sarebbe stata preparata, a suo dire, una "trappola". Sapendolo, poteva evitare di caderci. Lo so: tira più, eccetera.
Boh. Al momento, ripeto, mi sento solo di difenderlo sul piano dell'ingiusta esposizione mediatica dell'arresto che ha subito. Per il resto, vedremo. Intanto, per consolarlo, estraggo da quel magico libricino di T. Cathcart e D. Klein, Platone e l'ornitorinco, Rizzoli 2007, la seguente storiella:

Una coppia va in vacanza in una riserva di pesca. Mentre il marito schiaccia un pisolino, la moglie decide di prendere la barca e uscire sul lago a leggere. Mentre si gode il sole, lo sceriffo del luogo accosta con la barca e dice: «Qui non si può pescare signora. La devo arrestare».
La donna ribatte: «Ma sceriffo, io non sto pescando».
Lo sceriffo dice: «Lei ha tutta l'attrezzatura da pesca a bordo, signora. Mi vedo costretto a procedere contro di lei».
La donna dice: «Se lo farà, l'accuserò di stupro».
«Ma se non l'ho nemmeno toccata» dice lo sceriffo.
«Lo so» ribatte la donna. «Ma lei ha a bordo tutta l'attrezzatura necessaria».

mercoledì 18 maggio 2011

L'elettore medio

«Trovo assai curiosa, e credo anche voi, questa abitudine di certa destra di attribuirsi il titolo di "moderata", ma "moderata" in cosa, nel mangiare, nel fare sesso solo dopo il matrimonio, nell'assunzione di alcolici? Questa iconografia del buon borghese che a pancia piena giudica il mondo con pacatezza e stabilisce le regole del buon vivere affidandosi alla formula del senso comune. Al confronto io, che non sono né borghese né buono, ci faccio la figura dell'estremista, tra l'altro senza mai avere spaccato una vetrina. Altro spauracchio: la sinistra estrema manderà indietro l'orologio del progresso economico, è noto che cosa queste componenti politiche propongano in economia, più rigidità ancora, nel mercato del lavoro. Più spesa pubblica e più tasse. Meno concorrenza, in nome del dirigismo pubblico, questo Oscar Giannino. E allora io dico: avesse Berlusconi tagliato le tasse, avesse affossato il dirigismo pubblico, avesse agevolato la concorrenza, ma di che ci stiamo preoccupando?»
Ha ragione Formamentis: questo continuo tentativo da parte di Berlusconi, della destra e anche del centro di accusare la sinistra di essere "sinistra", perché (in parte) vorrebbe fare cose di sinistra, è una cosa talmente ridicola e stomachevole che, se esiste un elettore medio "moderato" come Berlusconi e il resto immaginano, di fronte a questo accalorato appello a non votare la sinistra perché farebbe cose di sinistra, tale elettore dovrebbe semplicemente ricordare il valore del centro, della moderazione, del medio, il dito medio, soprattutto:



P.S.
A proposito della Biancofiore: chissà se, in cuor suo, ella leggerà i risultati elettorali di domenica scorsa «come un nuovo enorme miracolo regalato da Giovanni Paolo II al mondo».

Minziolini


Intermezzo

 Bartok: Romanian Folk Dances No.4., 6. by Duende Duo

La (graduale) riconquista della Penisola.


A Piazzale Loreto, Benito Mussolini non ebbe 27972 presenze.

Dunque, ammesso e non concesso che la maggioranza degli elettori italiani abbia iniziato a scendere dal transatlantico berlusconiano, vorrei ricordare che, abbandonare Berlusconi, non votarlo più, significa essenzialmente questo: responsabilità. Riconquista graduale della propria dignità di cittadino che ha ben presente, sì, i propri diritti, ma anche - e soprattutto - i propri doveri. 
Abbandonare Berlusconi, quindi, equivale ad abbandonare la casa del padre e a camminare con le proprie gambe.


Il serpente incantatore berlusconiano garantiva (e garantisce ancora) irresponsabilità, menefreghismo, mancanza assoluta di senso delle istituzioni, interesse particulare a scapito del generale, inaffidabilità, impunità, in breve: tutto quanto la sarcastica parodia di Cetto la Qualunque mette in mostra.

Il teatro (già teatrino) della politica mette in scena, da anni ormai, la vera natura del potere berlusconiano. Ciò nonostante, sono occorse numerose repliche e occorreranno ulteriori rappresentazioni per accorgersi che l’opera che si recita non è una commedia, bensì un dramma, meglio: una tragedia che riguarda un’intera nazione. Speriamo che quelli che restano siano gli ultimi atti. Speriamo soprattutto che sapremo svegliarci da questo sogno bastardo, da questa messa in scena

[La Penisola] è piena di questi sussurri, 
di dolci suoni, rumori, armonie, 
che non fanno alcun male, anzi dilettano. 
A volte son migliaia di strumenti 
che vibrando mi ronzan negli orecchi; 
altre volte son voci sì soavi, 
che se ascoltate dopo un lungo sonno, 
m’inducono di nuovo ad assopirmi; 
e allora, in sogno, sembra che le nubi 
si spalanchino e scoprano tesori 
pronti a piovermi addosso; ed io mi sveglio 
col desiderio di sognare ancora.
La tempesta, Atto 3, Scena 2.
E invece dobbiamo desiderare il contrario: svegliarci, "awake, awake" e soprattutto acquisire, ognuno di noi, per quel che può, la consapevolezza che non esiste al mondo alcun re taumaturgo e che Prospero, se esiste, esiste solo per farci prendere coscienza di quel che siamo.

DSK & BHL

Andrew Sullivan fa un buon ragionamento intorno alla vicenda DSK, soprattutto criticando la difesa che Bernard-Henri Lévy fa del suo amico direttore del FMI.
Certo, BHL dice bene quando sostiene che non si tratta così una persona "accusata", non la si espone al pubblico ludibrio con tanta ferocia, tale che, se anche DSK dovesse risultare estraneo alla vicenda, l'onta subita sarebbe indelebile.
Ma, allo stesso tempo, nemmeno la sua parola di insigne intellettuale può bastare a scagionare l'amico.
La faccenda è complicata. Sospettare un complotto serve a poco. Io, se fossi davvero amico di DSK, andrei in carcere a trovarlo, a chiedergli di raccontarmi la sua verità.

martedì 17 maggio 2011

Penelope, le rose

(foto di Mario Testino)

Penelope, le rose
(se rose sono) non ho mai capito
se servano a dipingere il tuo profilo
o ad esaltare il tuo biancore -
o a dirigere me stesso verso un altrove
dove il sogno si frantuma 
nel colore della tua pelle assente.

Sono alle tue spalle, in basso.
Aspetto che tu lanci il tuo sorriso
come un sasso. Scrivici qualcosa
con la matita per le labbra;
qualcosa che ti faccia a me presente.
¿La experiencia No-dual? ¿Qué quiere decir?
Non ti preoccupare: non voglio dire niente.

lunedì 16 maggio 2011

Il morale di Strauss Kahn (e forse di Berlusconi)


Update 9 settembre 2020
L'immagine è sparita dal link e l'url non esiste più

Allora un cazzo

Considerazioni a margine di un post di Olympe de Gouges.

Sì, il triste spettacolo dell'ammanettamento di Dominique Strauss Kahn poteva e doveva essere evitato. Nondimeno credo, come anche diceva prima Vittorio Zucconi a 8½, che se ti piace il sadomaso e, allo stesso tempo, temi un complotto, non ti metti ad assalire la prima donna che ti entra in camera, se non prima avere con lei concordato il prezzo, ovvero non prima di averla pagata per fare i giochini che ti piacciono tanto. Ah, sei abituato a pagare dopo? Magari con carta di credito?
Quello che tuttavia mi rende poco solidale con DSK è il fatto che egli abbia dichiarato:
«Sì, mi piacciono le donne, e allora?» sottintendendo chiaramente le donne come oggetto.
«Sì, mi piacciono le canne, e allora?»
«Sì, mi piacciono le auto, e allora?»
«Sì, mi piacciono le cavalle, e allora?»
«Sì, mi piacciono le vongole, e allora?»
Io credo che quando gli esseri umani supereranno l'oggettificazione della sfera sessuale, sarà compiuto uno dei più grandi progressi evolutivi della nostra specie. 

Ah letizia...

Ah letizia del mattino!
Sopra l'erba del giardino
la favilla della bava,
della bava del ragnetto
che s'affida al ventolino.


Lontanissime sirene
d'autostrada, il sole viene!
Che domenica, che pace!
È la pace del vecchietto,
l'ora linda che gli piace.


Le formiche in fila vanno.
Vanno a fare, ehi! qualche danno
alle pere già mature...
Quanto sole è sul muretto!
Le lucertole lo sanno.

Franco Fortini, Composita solvantur, Einaudi, Torino 1994

P.S.
Son tutto un fremito.

domenica 15 maggio 2011

Vorrei segnalare

È da stamani che aspetto venga messo online, per linkarlo, un editoriale di Tullio Gregory pubblicato dal Corriere della sera di oggi, dal titolo «Perché è difficile discutere di laicità».

Con semplicità disarmante, Gregory dimostra perché l'attuale classe politica italiana non sarà mai in grado di affrontare, in modo serio e autonomo, il tema della laicità.

È un tema troppo difficile, troppo rivoluzionario, troppo decisivo le sorti dell'individuo, della sua libertà e  della sua responsabilità.

I Questionari della Questura Scolastica

Venerdì scorso una collega mi ha dato in visione un Questionario Studente per la Scuola Primaria somministrato nelle classi quinte del plesso ove lavoro, che gli alunni hanno compilato dopo le prove Invalsi di italiano e matematica.
Ero indeciso se parlarne. Parlo quasi niente del mio mestiere (un giorno, se avrò voglia, spiegherò le ragioni). Ma dato che tale Questionario è online, a disposizione di tutti, ecco che lo segnalo per farvi capire lo stato dell'arte della direzione politica del Ministero dell'Istruzione (fu Pubblica) e dell'Università e della Ricerca.
Sorvoliamo sui punti 1, 2 e 3. Andiamo di volata al 4.

Ora, sia detto di passata (e sottolineando bene il fatto che non lo dico per rivalsa): è vero che nella scuola primaria italiana il corpo docente è composto al 90% da donne, e che la lingua italiana non contempla il genere neutro: ma non si decide mica a maggioranza il genere da usare: esistono anche i maestri! Se per esempio, in una classe di venti alunni, 18 sono femmine e due soltanto i maschi, l'insegnante non dirà mai: «Bambine sedute che l'intervallo è finito»...


Ma quello che più mi ha colpito è il punto 6.
Lo so che il fenomeno del bullismo è bene da controllare sin dalla più tenera età, ma le quattro domande con risposta secca (sì/no) sono un vero e proprio interrogatorio fatto ad un essere umano di (più o meno) dieci anni. Ammettiamo ora, per assurdo, che la maggioranza degli interrogati abbia risposto  a tutti e quattro i quesiti. Cosa ne conseguirà? Verrà istituito il poliziotto di scuola

Signor poliziotto, Pier Silvio mi ha rubato la figurina di Pato e quando gli ho detto di rendermela lui mi ha picchiato e quindi ferito. Veda, mi ha fatto male a un dito, il terzo, me lo ha preso e mi ha detto di infilartelo in un occhio. Tutta la classe ha riso, e io sono rimasto solo. La maestra gli ha messo una nota, ma tanto a casa non gli dicono niente, suo padre è sempre fuori in giro con l'elicottero.