martedì 17 gennaio 2012

«Cazzo», disse il capitano al comandante

«Salga sulla prua della nave tramite la biscaccina e mi dica cosa si può fare, quante persone ci sono e che bisogno hanno. Ora!».
È facile immedesimarsi nella voce perentoria del Capitano De Falco. È facile, col senno di poi, coi piedi al caldo dentro le pantofole, prendere il tono della sua voce e ripetere tali ordini. È facile altresì immaginare che noi, al posto del comandante Schettino, avremmo fatto diversamente e non saremmo stati così pusillanimi.
Il problema, però, non è prendere le parti ora dell'uno o dell'altro dei protagonisti della vicenda, ma vedere poi, alla bisogna, se saremo capitani o comandanti nei piccoli naufragi delle nostre vite.

5 commenti:

bag ha detto...

prima vittima? quello seduto proprio dove si apre lo squarcio

sirio59.mm ha detto...

Questione socratica. Ritengo che ciascuno di noi lo sappia bene, in profondità. Poi l' ignavo finge di non saperlo affatto.

Bart ha detto...

per queste ragioni provo un acuto senso di fastidio per la gogna dentro la quale Repubblica ha messo questo comandante.
Sarà stato sicuramente un pallone gonfiato che al momento della verità si è rivelato tale; ma non sarà che tanto 'nostro' accanimento sarà dovuto principalmente al sospetto o timore o certezza che, in circostanze analoghe, potremmo comportarci esattamente come lui, se non peggio?

Gians ha detto...

Considerazione onorevole, ma a seguito di una cazzatta finita male, come minimo ci si aspetta uno scatto d'orgoglio per salvare il s...

ps. detesto commentare fatti di cronaca come questi, ma sono umano.

Luca Massaro ha detto...

@ Gians
Sono curioso di sapere quali lettere si nascondono dopo tale "s"