venerdì 20 gennaio 2012

A far che tu chiami Dio?

Finardi, il Finardi di Sugo, era (è) un signor cantautore. 
Poi venne Dolce Italia e qualcosa cambiò.
Al prossimo Festival di Sanremo Finardi canterà una canzone intitolata E tu lo chiami Dio. Non escludo sia una bella canzone. Sono molto curioso di sentirla. Le presentazione, però, affidata - non so quanto informalmente - ad un'intervista per Avvenire, mi fa presagire il peggio (teologicamente parlando, s'intende).
Infatti, dopo aver ascoltato il brano in sala prove, Gigio Rancilio (!), l'intervistatore chiede.

È un bel paradosso dei nostri tempi che a cantare a Sanremo il valore delle fedi sia un’artista non credente.  
«No, perché tanti non credenti come me, si interrogano molto spesso su Dio. Noi musicisti abbiamo da sempre un rapporto speciale con la trascendenza. Io, poi, è da quando sono bambino che frequento il repertorio sacro».

Fin qui nulla di strano. Anch'io - che non oso definirmi non credente perché in fondo credo a tante cose, anche che domani mattina, all'alba, spunti il sole (nuvole permettendo) - m'interrogo spesso su Dio. Anzi: interrogo spesso Dio direttamente che si fa prima. Infatti, non ho mai capito questo parlare su: molto meglio parlare con, immaginazione per immaginazione. Quello che non capisco è come faccia un non credente ad avere «rapporti speciali con la trascendenza». Per un non credente, di solito, l'unico rapporto da avere con la trascendenza è quello di non dare ad essa alcuno statuto speciale. Ma vabbè, sono cose che si dicono. Non sia mai che quelli di Avvenire boicottino il brano suggerendo che non gli venga dato il televoto.
L'intervista continua.


Vuoi dire che non è nato come una «furbata» Sanremese?
«Io furbate non ne faccio. Da anni vado avanti per la mia strada. Da indipendente. Faccio dischi dedicati al fado, concerti con brani sacri, album di blues, uno spettacolo su Vysotsky, la voce narrante in un opera per la Scala, concerti per non udenti. Faccio solo cose di valore e che mi piacciono. Non inseguo più il successo. Uso l’arte per stare bene e far star bene. Ci hai fatto caso a quali sono le parole più importanti della musica?»
No, quali sono?
«Accordo, armonia, concerto. Tutti termini che indicano l’unione, la concordia, lo stare insieme. Tutti termini che sono legati profondamente anche alle fedi. Perché Dio, il vero Dio, è come l’amore. E senza l’amore si vive male. E si vive soli. Ma la fede, come l’amore, è un dono. Per questo anche se non credi non puoi non provare un senso di afflato con l’assoluto. Pensa che prima di accettare la proposta di Morandi di portare questo brano a Sanremo mi sono chiesto: non è che sto nominando il nome di Dio invano?».
E cosa ti sei risposto?
«Che questo brano è esattamente contro chi nomina invano Dio e chi usa la fede, qualunque fede, come un arma».


Non voglio sembrare uggioso, ma a me disturba molto che chiunque si dichiari non credente si affanni a trovare una definizione di Dio. Se non credi, infatti, cosa t'importa se Dio, il vero Dio, è amore oppure no? Non ti dovrebbe tangere. E poi, perché continuamente mescolare fede e amore come se fossero sinonimi? Ok, «senza l'amore si vive male». E cosa ti fa credere questo se non il fatto, concreto fatto, che - almeno una volta nella vita - hai sperimentato il dono dell'amore in una delle sue molteplici espressioni? Forse che la fede in Dio, apparizioni di madonne a parte, è qualcosa che si esperimenta nel concreto, come un abbraccio, un amplesso, l'affinità elettiva con un amico, il bacio della buonanotte che un figlio dà al genitore? No, e chi dice il contrario mente, forse non sapendo nemmeno di mentire. Per questo Dio è sempre nominato invano, non solo nelle occasioni che paiono tali, altresì nell'amore, giacché Dio non c'entra nulla con l'amore. È solo la fede che cerca di far credere questo, ovvero un'illusione. Inoltre, se Dio fosse solo amore, allora l'odio, il male da chi sarebbero interpretati? Sempre da quel povero diavolo di Satana che gioca il ruolo del cattivo nella perenne battaglia oltremondana tra dèi che si svolge, ma tu guarda un po', sempre nel campo-mondo? L'amore è una cosa terrestre; e anche la fede. Ma solo il primo è tangibile; la seconda no.
Lo so, sono ingeneroso. In un'intervista al volo è difficile meditare sulle cose da dire, uno parla così come gli viene. In fondo Finardi, come quasi tutti noi, vuole cose mondane mica discorsi.

Cosa ti aspetti da Sanremo: non vorrai vincere come Vecchioni l’anno scorso?
Non ci penso nemmeno a vincere. E non era nei miei programmi andare a Sanremo. È successo per caso. Dal Festival mi aspetto una cosa molto semplice. Forse, piccola. Ma non banale. Oggi mi sono fermato in un bar e la barista dopo avermi riconosciuto mi ha chiesto se mi ero ritirato. Sai, a furia di album di fado, concerti sacri e album blues, il grande pubblico ha perso i contatti con me. Ecco: vorrei che Sanremo dicesse al grande pubblico che Finardi è vivo, fa ancora musica e sta molto bene.

Ecco: essere riconosciuto, probabilmente la cosa più vera, da non credente, che poteva dire.

5 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Ho amato Finardi. Faceva il furbetto con la musica ribelle e ora lo fa con dio o micaddio. Peccato, perché in fondo è meglio di tanti altri. Dispiace mandare affanculo uno che stimi.

Anonimo ha detto...

La canzone non l'ha scritta Finardi, ma una tale Roberta Di Lorenzo...lui fà l'interprete..si vede che il brano è bello, a gusto Finardi non si sbaglia...in fondo sono cantanti/autori e fanno il loro mestiere...sentiamola e vediamo

Luca Massaro ha detto...

Sì, anonimo in "fà" bemolle maggiore [è una svista, ok, fo solo una battuta, càpita pure a me di sbagliare], e infatti ho detto che sono curioso di sentirla. Non avevo segnalato che l'autore che non è Finardi perché non parlo della canzone in sé, ma delle cose che egli dichiara nell'intervista a proposito di Dio e della fede.

Luca Massaro ha detto...

Vedi? Volevo fare lo spiritoso e poi ho scritto "che l'autore che non è Finardi"... un "che" di troppo.

@Popinga Pop
Sai che d'acchito avevo letto: «Ho chi-amato Finardi...» pensando che poi lo avessi mandato affanculo direttamente per telefono?

sirio59.mm ha detto...

A me pare che filosofare sulle canzonette trascini comunque in un piccolo gorgo fangoso.
Quelli cantano perché rende molto ed è meno faticoso del lavoro in miniera.
Ho maggiore stima di chi strimpella e vocalizza i tormentoni estivi che di questi interpreti od autori che pensano di fare rivoluzioni a suon di note.
Quanto a Dio, sta diventando il cliché del momento, causa rovinoso crollo epocale del Pensiero.
La cosa preoccupante è che se lo stanno sponsorizzando soprattutto atei ed agnostici.
Questo sì, che mi sconforta.