domenica 18 marzo 2012

Il destino dei cortigiani

Ogni tanto, tanto per non dimenticarsi che esiste ancora, e parla e scrive e beve e mangia e veste panni, mi càpita di cercare i luoghi dove Giuliano Ferrara spetazza i suoi pensieri colmi di amore (verso il suo massimo benefattore) e di livore (verso i detrattori di quest'ultimo, come osano i tapini).
Nonostante egli abbia ancora un palcoscenico televisivo e varie piattaforme editoriali, la sua opinione ha perso peso - strano a dirsi. In breve, Ferrara non se lo fila più nessuno, nessuno più si irrita o cerca di replicare, perché ormai il copione è il solito, consumato, liso, stancante. Scrive oggi nel suo consueto editoriale su Il Giornale.
«Ma non si vergognano? [Quelli di Repubblica, Michele Serra e Piero Colaprico in testa]. Quello che accadde quella notte lo sanno tutti. Berlusconi fu avvertito che una signorina sua amica di bisbocce private, simpatica e un po’ matta (ora madre e sposa come succede in tutte le favole), preda molto appariscente per l’Italia guardona che voleva far fuori il premier per via delle feste che teneva in casa sua, era nei guai in Questura a Milano. Le diede una mano come farebbe chiunque non abbia gli occhi foderati di loscaggini legalitarie. Chiunque inteso come privato. Lo avrei fatto anch’io. Chiamò, rassicurò con estrema gentilezza il funzionario, sollecitò una soluzione che evitasse guai alla ragazza che si era messa nei guai, raccontò anche qualche balla su Mubarak perché è persona fantasiosa e verbalmente incontinente, insomma mise la sua voce delicata e suadente un passettino oltre le regole, e incaricò una sua amica, amica delle sue amiche, di andare a prendere la giovinetta. Tutto qui. E Berlusconi, che è un tipo leale, lo dichiarò urbi et orbi , dicendo poi a favore di telecamere che nella vita aveva sempre cercato di aiutare le persone in difficoltà. A qualcuno questo succede, qualcuno talvolta mette un comportamento garbato e possibilmente efficace allo scopo prima delle astratte leggi etiche di comportamento, e per questo gli si vuole bene.»
Cosa vuoi dire, in fondo, a uno che ancora osa scrivere queste cose in questi termini? Qui ci vorrebbe un buon analista, magari anche pratico dell'ipnosi, così per farsi spiegare le ragioni che spingono un uomo di cotanto ingegno a insistere con simili puttanate. Di sicuro l'analista aiuterebbe il paziente a capire che il transfert ch'egli compie nei confronti del suo amore è quanto mai inopportuno, giacché dire: «Lo avrei fatto anch'io», lo porta a credere che anche Berlusconi, con la “nipote di Mubarak”, avrebbe fatto quello che lui, Ferrara, avrebbe potuto fare, vale dire bisbocce, ossia abbondanti mangiate e bevute collettive, anziché orge, ossia atti sessuali di vario genere e tipo, dalla fellatio al coitus (si spera interruptus). E questo, va da sé, non è certo il caso, perché di tutto si può accusare Berlusconi ma non di essere tipo da Grande bouffe. Piuttosto da Storie di ordinaria follia, tanto per rimanere nel filone cinematografico ferreriano. E poi, dire che Berlusconi «è persona fantasiosa e verbalmente incontinente», fa pensare a ben altre fantasie, a ben altre incontinenze. 
Ferrara è, al momento, spaesato. Con Craxi non ebbe nemmeno il tempo di elaborare il lutto che trovò subito un nuovo padre. Invece questa volta, con un Berlusconi morto a metà, non sa ancora a quale nuovo santo votarsi, a quale nuovo principe. È il destino tragicomico dei cortigiani. A vita.

Nessun commento: