giovedì 22 marzo 2012

Indietro non si torna

Riguardo alla riforma del mercato del lavoro ho poco altro da aggiungere a quanto dice Olympe.
Tuttavia, io sono ancora malato di riformismo, credo che qualcosa di buono, di liberale e socialista insieme potrebbe essere fatto (non sputatemi addosso, mi nutro di contraddizioni); penso, insomma, che le ragioni dei sindacati, in particolare della Cgil, siano fondate, e che il governo dovrebbe quindi pensarci bene prima di varare un riforma che fa sorridere solo il padronato.
Detto questo, faccio una considerazione a margine, prendendo spunto da una frase dell'amico Scorfano
«E mi sembra che in futuro, quando verremo giudicati dalle generazioni a venire, verremo giudicati proprio sulla base di questa scelta che oggi stiamo facendo o lasciando fare.»
La nostra classe politica e dirigente, governo in testa con la sua azione, ci sta dicendo che i nostri padri (ovvero, la precedente classe dirigente, i precedenti politici e governanti) hanno fottuto il nostro futuro, dacché le loro politiche sociali, ottenute a debito, ci hanno condotto sul lastrico; per uscire dalla crisi - dicono - si deve porre rimedio attuando dolorose riforme: vedi la già approvata riforma delle pensioni e la prossima riforma del mercato del lavoro. 
Benissimo. Anzi: malissimo. Il loro ragionamento è: facciamo tutto questo per salvare l'Italia e le future generazioni. Ok, ci credo, per un minuto solo, voglio provare a crederci. Ma in questo minuto mi chiedo: se tra qualche anno la situazione economica tornasse florida, ci fosse una ripresa della produzione industriale, ci fossero meno sprechi in tutti i settori, e che insomma le casse dello stato, magicamente, tornassero piene di “utili”, ecco domando velocemente (il minuto sta per scadere): tali “utili” saranno restituiti socialmente ed equamente a tutti i cittadini? Si potrà rifare una nuova riforma delle pensioni migliorativa rispetto all'attuale (non chiedo le pensioni baby, sia chiaro)? Si potrà prevedere in quel caso una riforma del lavoro che faccia questa volta sorridere i lavoratori anziché i padroni? In buona sostanza: se davvero (ancora qualche secondo) salva-Italia e cresci-Italia funzionassero e portassero copiosi frutti, si potrebbe dipoi tornare indietro e far sorridere quella classe sociale che si sente maggiormente colpita dall'azione di questo governo?
Il minuto è scaduto e mi rendo conto benissimo che le mie domande sono solo ingenue e mal poste. Non torneremo indietro, no, nemmeno se alle prossime elezioni vincesse il centrosinistra, con Vendola al 15% e una maggioranza schiacciante come quella precedentemente avuta dal Pdl e dalla Lega Nord. Basta vedere ora cosa sta accadendo con la ripugnante riforma della scuola firmata Gelmini: nonostante i disastri provocati, indietro non si torna nemmeno con quella. 
Quindi niente, inutile sperare di sacrificarsi ora per godere poi. Bisognerebbe ci insegnassero a godere di questo nostro sacrificio adesso e non poi, giacché il fatto che esso sarà gradito dal dio mercato a noi umani dei bassifondi non va bene, ci va di traverso... e forse questo è un bene, che la rabbia monti. Già, che rabbia Monti. 

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

"che la rabbia Monti" è uno slogan ok

Luca Massaro ha detto...

Dato che il linguaggio che usiamo non ci appartiene, non rivendico alcun diritto, sia usato pure - anche se era facile e, di sicuro, già detto e ridetto :-)