giovedì 15 marzo 2012

L'arte e la vita

«Se potessi aver questa cosa, – dice Balzac in una delle sue novelle, – non scriverei romanzi, ne farei”. Eppure ogni volta che un artista, invece di porre la propria felicità nella sua arte, la pone nella sua vita, prova una delusione che è quasi un rimorso; e ciò l'avverte con certezza di essersi sbagliato. Onde scrivere un romanzo o viverlo non è affatto la medesima cosa, checché si dica. E tuttavia la nostra vita non è totalmente separata dalle nostre opere. Tutte le scene che vi racconto le ho vissute. Come potevano dunque valer meno in quanto scene della vita piuttosto che in quanto scene del mio libro? Lo potevano; perché nel momento in cui le vivevo era la mia volontà a conoscerle per un fine di piacere o di timore, di vanità o di cattiveria. E la loro essenza intima mi sfuggiva. Avrei potuto figgervi gli occhi con tutte le mie forze, mi sarebbe sfuggita egualmente.» Marcel Proust, Jean Santeuil, Einaudi, Torino 1976 (traduzione di Franco Fortini).
Proviamo a ripetere: ogni volta che un blogger, invece di porre la propria felicità nei suoi post, la pone nella sua vita, prova una delusione che è quasi un rimorso... Fa un effetto strano, vero?
Ma aldilà del fatto che, come blogger, non abbiamo bisogno di specificare che la nostra vita non è separata dai post che scriviamo, così come non occorre precisare che tutte le scene che raccontiamo non sono state davvero vissute, questo brano proustiano getta luce su un fatto: occorre rielaborare i propri vissuti perché, nel momento in cui li viviamo, l'esercizio della nostra volontà ci impedisce di cogliere l'«essenza intima» di quello che stiamo vivendo. I vissuti sono coperti, cioè, dal velo di Maya dei nostri turpi o nobili fini – e l'arte è un ottimo strumento per scoprilo¹.
Prendiamo un bell'abbraccio, di qualsiasi genere, tra genitore e figlio, tra fratelli, fra amici, fra amanti. Nel momento in cui lo viviamo sentiamo: a) la sua finitezza e il conseguente struggimento; b) il piacere e il timore di lasciarsi andare; c) la presunzione di sentirsi importanti per qualcuno e/o sentirsi in debito di amore o amicizia verso qualcuno.
Nell'attimo stesso in cui uno vive tale abbraccio, la mente elabora in fretta tutte queste cose che non hanno modo di uscire fuori di noi ed essere, quindi, espresse nella loro completezza. L'arte “serve” a recuperare tali attimi per ripresentarli e rappresentarli alla mente con una forma che, nel momento in cui sono vissuti, non hanno e non possono avere.
Questo vale per qualsiasi genere di vissuto, non solo “bello” purtroppo.

Mi fermo. È andata via la corrente elettrica, s'è spento il pc, ho perso qualche frase e il filo del discorso e non voglio perdere il capo per ritrovarlo. Non ho voglia d'infrenarmi.

¹Ammesso e non concesso che il blogger sia un'artista. Per brevità crediamolo. 

8 commenti:

melusina ha detto...

È, per brevità, quello che mi viene da dire quando qualcuno chiede chi sia uno scrittore, o un artista in generale: per me è uno che sa vedere sotto la superficie. Non racconterà niente di nuovo, nemmeno se scrive di fantascienza, ma racconterà cosa c'è sotto la crosta.

Luca Massaro ha detto...

Palombaro o speleologo che sia, l'importante è andare "sotto", sì.

Minerva ha detto...

Per Dewey diceva che un'esperienza non è compiuta sinchè non viene raccontata e in tal modo condivisa. Magari l'arte è un modo per raccontare esperienze che alcuni riescono a rendere in modo tale che pure gli altri in qualche modo vi si 'rcinoscano', quindi è una socializzazione/condivisione di livello più alto, che provoca una maggiore consapevolezza in tutti della situazione raccontata e la conclude. Questo a parte, io sono herzoghiana fino nel midollo quindi non riesco a disgiungere vita e arte e la 'fatica' della prima precede e si unisce indissolubilmente alla seconda.

Invece credo dovresti riflettere sul valore 'artistico' dei blog: per me i post - salvo in rarissimi casi - non hanno tale dignità e/o non ambiscano ad averla. Un post può essere anche semplicemente una conversazione, e sta dal modo in cui un contenuto viene rapportato a una forma, una tecnica e uno stile nonché infine all'esservatore esterno decretare se sia 'arte' o meno.

Pensieri buttati giù di getto perché il post è goloso, ma il discorso complessissimo e non certo trattabile adeguatamente in un post (specie da me). Baci :-)

Anonimo ha detto...

Diamine, la corrente salta sempre nei momenti meno opportuni. Hai davvero centrato il segno, comunque.

Luca Massaro ha detto...

sì, cara Minerva, sì. Diciamo che il blogger è, di norma, un dilettante, quindi quello che scappa fuori scappa fuori. Certo, c'è chi ha più o chi meno cura, arte. Un po' come chi scrive canzonette o gira film: per un De Gregori e un Herzog sai quante note e pellicole inutili sono state "sprecate".
Piglio i baci, ne rimando uno in meno per essere in debito. :-)

Luca Massaro ha detto...

oh, caro plus1gmt tu sì che cogli il segno con la tua infaticabile prosa!

Minerva ha detto...

Riletto ora il mio commento, mi sono resa conto dei tanti errori di battitura: perdonami, sono ovattata dall'influenza :-(

Luca Massaro ha detto...

baci a distanza, allora :-D