giovedì 29 marzo 2012

Sono io quella ragazza

via
Sarò monotono, ma a me convincono molto i post di Olympe. Mi provocano, mi mettono in subbuglio, agitano il mio quieto vivere in attesa della catastrofe, mi caricano di responsabilità, mi stimolano perché offrono una rivisitazione delle mie deboli idee politiche di sinistra. Soprattutto: offrono nuova luce al pensiero di Marx, operando, sullo stesso, quello che provocò la sintesi moderna sulla teoria darwiniana dell'evoluzione (se l'ho sparata grossa ditemelo).
Marx era (è) stato espulso dalla politica, gettato in un angolo del pensiero, citato solo a mezzavoce, relegato nella prassi comunista datasi nella storia, fallendo. Avevano (hanno) vinto le società capitaliste, America in testa, e la storia sembrava finita - come disse quel pensatore finito di cui non ricordo il nome - e che tutti saremmo diventati, presto o tardi, dei benestanti borghesi tipo famiglia americana. Purtroppo questa storia non è andata a buon fine, soprattutto in Europa e in tante altre parti del mondo. Noi benestanti piccolo borghesi cominciamo a sentire il peso della recessione, e cresce la paura di diventare poveri*.
Quindi, non essendo uno, come molti spero in fondo, facile preda dei movimenti crudeli e imbecilli della storia (pensando all'Italia**: da Mussolini a Berlusconi e Lega Nord, con tutte le differenze del caso), e non confidando molto nella bontà del partito democratico o di altri movimenti riformisti che, riforma riforma, alla fine, non riformano mai un cazzo, leggendo passi come questo
Oggi, diversamente che un secolo fa, ci troviamo concretamente nella possibilità di agire su tutto il globo in tempo reale, di poter far convergere l’imponente sviluppo delle forze produttive, della scienza e della tecnica in un progetto sociale alternativo alla prigione dell’economia capitalistica che ha come unico scopo la valorizzazione del capitale e la mera e tribolata riproduzione di masse enormi di salariati ridotti in schiavitù. È oggi nella realtà delle cose la possibilità di una società e un’economia di tipo completamente nuovi, dove l’essere umano e la natura non siano solo materiale da sfruttare, soggiogare e violentare.
mi sento, appunto, provocato, chiamato in causa, e mi chiedo cosa posso fare io, a cominciare da ora, per favorire «la possibilità di una società e un'economia di tipo completamente nuovi».
E mi sento fermo, bloccato, mi vedo solo a camminare tra i boschi senza una meta precisa, solo, pensando che questa idea, questa possibilità, potrebbe realizzarsi nel modo migliore soltanto a patto che nessuno gli dia il patrocinio, nessuno se ne impossessi, e non ci siano i padri della rivoluzione. 
Non so come spiegare, ma nutro, nonostante le speranze, forti sospetti sulla natura umana.
Voglio dire, per esempio, ed è vero che le circostanze storiche hanno determinato un socialismo reale soltanto attraverso la dittatura, ma per esempio Fidel Castro, ora, che senso ha che tenga in prigione chi non la pensa come lui? In buona sostanza, spero in una nuova società e una nuova economia ma non a fronte di campi di rieducazione. Certo, chi ha il potere ora non lo cederà a gratis e troppi soldi e bombe e pallottole ha di riserva prima di cedere il passo.
E quindi? Quindi cammino, la sola che so fare, tra i boschi soprattutto.

*Non amo fare discorsi populisti: ma io, dieci anni fa, mai avrei pensato che, con un lavoro a tempo indeterminato, avrei avuto un potere d'acquisto e di consumo inferiore a quello che avevo da lavoratore a tempo determinato.
**Quello che dispiace, in Italia soprattutto, è di non averci provato a essere un paese normale, ad avere insomma uno stato che funziona sul modello di qualsiasi nazione europea dove la criminalità organizzata e la corruzione non dilagano, la Chiesa non esercita un potere enorme d'influenza e la legge sembra essere più uguale per tutti. Cioè a dire: se l'Italia intera fosse un Trentino Alto Adige staremmo tutti meglio senza pensare troppo alla rivoluzione?

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