lunedì 5 marzo 2012

Trattenere il giorno

Kickin it – lounging for reals. Photo by Man Ray.
Bisognerebbe mi facessi un'autopsia in vita per sapere cosa c'è che non va in questo mio corpo.
Che qualcosa non vada nel mio corpo questo mi sembra chiaro.
Non saprei dire però che cosa o forse lo saprei ma non è questo il punto.
A mio avviso si tratta di ricezione. Di disposizione corporale:aprire tutti i pori della pelle per ricevere tutti gli istanti di vita possibile. Non solo piaceri, beninteso, ne sono consapevole, altrimenti il giochino sarebbe troppo facile.
Mi viene in mente l'agopuntura, anzi, gli aghi che vengono usati per fare i tatuaggi, avete presente.
Solo che io, invece che dei tatuaggi, vorrei mi fossero iniettati a inchiostro sulla pelle tutti gli attimi percepiti di un'intera giornata, tutti, nessuno escluso. E una giornata vale l'altra, anzi: voglio proprio una giornata ordinaria, dacché ogni giornata contiene in sé tutta una riserva di vita che il corpo potrebbe immagazzinare, selezionare, e poi, assimilare ed espellere, un po' come si fa tutti i giorni in fondo col cibo, ma qui coi pensieri minuti, spiccioli, centesimi di percezione.
Vorrei per esempio poter trattenere a lungo l'esatta sensazione di parlare con un'amica pensando che ella ha un seno bellissimo e facendo tutti gli sforzi possibile per non farmi accorgere che io penso parlandoci che ella ha un seno bellissimo che insomma non dico che vorrei toccare ma che penso in quel momento a come sarebbe bello poter toccare e che invece io devo ragionare e cercare soluzioni argomentative per dimostrare all'amica che io non penso al suo seno ma sto seriamente discutendo del più e del meno delle nostre vite parlando di cose serie sì ma in fondo superficiali quelle cose che uno si dice soltanto pour parler e senza mai veramente andare direttamente al punto della questione: cosa desidereresti ora in questo preciso momento? Se fossi per primo a rispondere nemmeno sotto tortura direi: toccarti il seno, ma anche se fossi secondo non potrei dirlo almeno che ella non dica apertamente qualcosa che mi darebbe l'autorizzazione a dirlo.
E insomma ci salutiamo e questa sensazione tattile inappagata mescolata alla gratificante conversazione sarebbe andata persa se ora non avessi costretto il corpo (la mente) a pensare a quello che la giornata ha passato in quanto a vissuti.

Ma questo è solo un esempio, forse abbastanza palese, delle mille contorte possibilità di pensiero che si manifestano in un giorno qualsiasi senza che poi uno l'indomani se le ricordi (almeno che i ricordi siano legati al seno). Per questo io vorrei tatuarmi tutto, anche il pensiero superfluo, quello che ci tiene compagnia nei momenti di transizione, il balenìo d'immagini e costruzioni mentali che, se non gli diamo forma, sarà perduto per sempre.

Domanda: quanti chilometri fa il cervello con un litro?

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