domenica 13 maggio 2012

A margine di una citazione

Caro Giovanni,

non nascondo di aver usato fuor di contesto, e arbitrariamente, tale citazione.
Infatti, Dawkins la usa come sostegno alla sua tesi secondo la quale è "stupido" domandare oggi, allo stadio attuale della conoscenza evoluzionistica, dove sia il cosiddetto «anello mancante» di congiunzione tra varie specie, frutto dell'idea presuntuosa (e religiosa) che tutta l'evoluzione della vita sia mirata all'uomo (inteso come "fine" della Grande Catena dell'Essere). Scrive Dawkins:
«È incredibile vedere fin dove si spinga questo assunto vanaglorioso. Al livello più rozzo esso trapela dalla querula domanda che si sente fare tante volte: “Se lo scimpanzé si è evoluto in uomo, come mai ci sono ancora in giro scimpanzé?” [...] Mi sento rivolgere questa domanda infinite volte, in certe occasioni perfino da persone che sembrano colte».
E questo accade nonostante sia appurato scientificamente che noi umani non deriviamo dagli scimpanzé ma che, con essi, condividiamo un antenato comune.

E ora vengo al tuo rilievo.

Ti chiedo di considerare soltanto il problema (economico e politico) della crescita.
Che cosa fa crescere economicamente un Paese? Converrai: il lavoro, in tutte le sue forme, intellettuali, industriali, artigianali, agricole, eccetera
Adesso ti chiedo la cortesia di leggere questo post.
Fatto? Avrai constato che l'autore non è certo un comunista. Né tantomeno un grillino o pentastellato che dir si voglia. Ora dimmi: cosa fanno i politici italiani ed europei contemporanei per contrastare questa deriva? Niente. Restano prigionieri dell'idea che il solo regime possibile è quello capitalista in senso stretto e non considerano alcuna alternativa di sistema. Eppure, l'Europa - vorrei dire l'umanità - ha bisogno di una prospettiva diversa, non può rimanere fossilizzata nell'idea che il capitalismo sia qualcosa che si emenda da solo. Non è così. Il capitalismo è un sistema che toglie gradualmente la libertà alle moltitudini per concentrarla in dei piccoli Re Soli che giganteggiano nei loro panfili nelle lagune del mondo (oggi spero in un tifone a Venezia). 
Intanto, solo in Italia, da gennaio ad aprile cinquecentomila nuovi cassintegrati.

A mio avviso, come l'idea pericolosa di Darwin ha trovato conferma alla luce della sintesi moderna, e procede per prove ed errori rafforzando la sua tesi di fondo che la vita sul pianeta è qualcosa che si evolve secondo i soli pilastri di caso e necessità -, così anche l'idea pericolosa di Marx deve trovare una sua nuova sintesi. Non sono in grado di dirti come, la mia è solo un'impressione: Marx ha ancora molto da dire in questo stadio della nostra storia evolutiva.

4 commenti:

Luca Sognatore ha detto...

E' la seconda volta che citi quell'articolo da finanza.com con particolare riferimento ai "conti della serva"... prima che ti ci affezioni tanto, forse è il caso di darne una lettura critica...

Elenco solo i punti principali che mi sono saltati all'occhio ad una prima lettura.

1. Immagino che i conti siano formalmente giusti ma sono relativi solo ad aziende a bassissimo valore aggiunto.

2. Il prezzo lo fa il mercato solo per prodotti di fascia bassa.

3. Se il mercato principale di un'azienda è l'Italia, lasciare a casa operai è il modo migliore di precluderselo (sia per motivi di immagini, sia perché quelle persone rimaste senza stipendio sono comunque potenziali clienti in meno).

4. Ci sono aziende che senza delocalizzare non chiudono e non falliscono.

Per il momento direi che basta.
L.

Luca Massaro ha detto...

Grazie Luca. No, non mi ci sono affezionato, è che mi sembrano rilievi lapalissiani quelli offerti da tale articolo (la mia è solo "pigrizia").

Giovanni Fontana ha detto...

In realtà, Luca, io non contestavo l'argomento del post, ma l'uso a sostegno di una citazione che puntava, sostanzialmente, verso il contrario di ciò che argomentavi. Perché, sicuramente, io e te siamo quelli dai gusti letterarî ed accademici sviluppati, e Monti & co. quelli più abituati al pensiero analitico, quantomeno in economia.

Detto questo, visto che mi tiri dentro al dibattito, ti dico che sono un po' confuso. Citi un articolo che – come ti premuri di specificarmi – non è certamente comunista (anche perché il comunismo internazionalista non risolverebbe i problemi che pone quell'articolo), e poi mi proponi di riscoprire Marx. Non Keynes, Marx. Non quello che chiedono le sinistre del mondo latino, ovvero una maggiore socialdemocrazia, ma il socialismo reale. Non la rinuncia al "liberismo", ma la rinuncia al capitalismo. Non la conversione di un capitalismo liberale in un capitalismo coordinato, ma la conversione del capitalismo in comunismo, o in qualcosa di ancora mai provato.

Però, sono certo, ora che ti pongo la questione in questi termini, tu propenderai molto più per il "qualcosa di mai provato" che non per il "comunismo"; ma se le cose stanno così, ho paura, che siamo ancora fermi al celebre slogan "Replace capitalism with something nicer".

E finché quel qualcosa di "nicer" non sarà più concreto – analitico! – ho paura che dovremo convivere con il capitalismo, che è un pessimo sistema economico, forse il peggiore, ma sempre a eccezione di tutti gli altri

Luca Massaro ha detto...

Grazie della risposta Giovanni.
Propongo Marx al posto di Keynes, perché Keynes non mi sembra più possibile, visto che non si può più (pare) vivere "a debito" e "a scapito" del terzo mondo. E propongo Marx perché menti raffinate, analitiche, possano - per quanto possibile - trarre, dal suo pensiero rivoluzionario, il meglio, il fattibile, il realizzabile.
Insomma: come Darwin è stato corroborato non da Spencer e dai pazzi genetisti del Reich, così vorrei si tentasse che Marx trovasse una via non leninista-stalinista-maoista-castrista.
Qualcosa di nuovo, sì; forse: qualcosa di bello.