mercoledì 23 maggio 2012

Messico e nuvole (una storia proprio così)

*

Mi ricordo una volta, quella volta che ero innamorato, che eravamo innamorati. Era bello, eravamo pazzi l'uno dell'altra, ci cercavamo, ci scrivevamo, ci facevamo delle fotografie in bianco e nero che poi facevamo sviluppare in un negozio di città perché erano un po' spinte, soprattutto quelle in cui facevi la pipì con quel vestito bianco tipo sposa hippy che ti stava tanto bene. Chissà dove sono finite quelle foto, se le avrai conservate, visto che le tenevi tu.

Mi ricordo che ci bastavamo, che non chiedevamo altro che vederci, che telefonarci al tempo in cui i telefonini non c'erano era una meraviglia, dato che non ci irradiavamo il cervello con le onde elettromagnetiche. Sarà per questo che siamo ancora così intelligenti?

Mah. Comunque ci amavamo, inutile negarlo. Eravamo in simbiosi, ritmi condivisi, anche nel sesso. Cioè io lo avrei fatto anche qualche volta in più, però non è che al tempo avevamo una casa, avevamo una macchina e pure abbastanza scomoda e d'inverno faceva freddo e i vetri si appannavano, anche se poi era divertente disegnarci cuoricini e qualcos'altro.

Eravamo così contenti di stare insieme, tanto che salutavamo sempre prima la brigata degli amici coi quali andavamo a bere birre. E se allo stronzo che ci aveva provato mentre andavi in bagno prima di partire tu avevi tirato un calcio in uno stinco, io invece non avevo risposto ai piedini della tua amica un po' puttana, ché si vede gli piacevo perché io piacevo a te e lei s'immaginava chissà quali doti avessi mai oltre a quelle del vaneggiamento.

E poi arrivò l'autunno, il tuo compleanno, una telefonata di un tuo vecchio amico che chissà perché si rifece vivo e io, per poco, mi ritrovai morto, perché dal tutto, in pochi mesi, passai al niente. Era primavera, era maggio e mi giravano le palle come un'elica perché tu, con l'onestà che sempre ti contraddistinse, mi dicesti che no, non mi potevi più vedere, che era inutile insistere, vai pure a camminare con Daniela che ha le poppe grosse più di me.

Me ne frego delle poppe, dei piedi, e di quella puttana di tua amica che adesso sta' tranquilla non me la darebbe nemmeno se gliela pagassi. L'amore è una brutta bestia, ma dimmi una cosa: io ti amo ancora e niente è cambiato per me e vorrei capire il perché per te lo è anche se tu non me lo dirai mai per non ferirmi, ma dimmi: se tu tornassi indietro e mi rivedessi con quel cappello e quel libro in mano cosa faresti, ti volteresti da un'altra parte?

No, non mi volterei da un'altra parte e ti ribacerei perdutamente, così come ti baciai, sotto le note magiche di Messico e Nuvole, la faccia triste dell'America. Ma non ora no, non posso più: amo un altro e io non voglio più vederti, altrimenti staremo male io e te, e nonostante tutto a quel noi io, in parte, ci tengo ancora, seppure nello spazio del ricordo.

Ok, va bene, ma addio non ce lo diciamo, mi sembra di morire. Il mondo è questo, non ha importanza. La vita è lunga e io sarò triste, un'esperienza che un giorno forse troverò persino necessaria. Stare male fortifica l'animo. Con la disillusione si cresce. Si diventa grandi sulla propria pelle, sulle proprie palle e su poche stelle come cantava Vecchioni in una canzone ai tempi in cui le sapeva scrivere. Ma le palle mie non sono diventate così forti come pensavo. Anzi. No, non perché ti pensi o rimpianga i tuoi baci dappertutto.

È che vent'anni fa mi lasciasti proprio nel momento in cui l'Italia era nella merda, presa tra la mafia e Berlusconi e io non ero pronto come ora a fare la rivoluzione. Ora sì che sarei pronto, magari anche a mandarti a fare in culo.


N.B.
Paula della foto non c'entra nulla. Mi piaceva il maglione.

8 commenti:

guardaitreni ha detto...

Anche la rabbia ha una sua forma di tenerezza.

Luca Massaro ha detto...

Può darsi, sì. Una rabbia tenera senza artigli :-)

Anonimo ha detto...

Mannaggia! Mi dispiace, dai non ci pensare almeno per i prossimi 20 anni.
Bello questo blog.
Francesca

Luca Massaro ha detto...

Davvero bello? Guarda che ci credo...
;-)
Comunque, benvenuta Francesca.

È solo un racconto, parzialmente veritiero

iCalamari ha detto...

Davvero

Anonimo ha detto...

Ho appena scoperto di avere una doppia identità!

Luca Massaro ha detto...

Infatti, mi sembrava che di "Francesche" ce ne fossero troppe...
Grazie comunque, ciao.

P.S.
Ho aggiunto icalamari al reader. Leggerò.

Anonimo ha detto...

Ne sono felice, ho aggiunto alterlucas al mio. F