giovedì 31 maggio 2012

Start me up

«Gli economisti hanno uno strano modo di procedere. Per essi ci sono soltanto due specie di istituzioni, quelle artificiali e quelle naturali. Le istituzioni feudali sono artificiali, quelle borghesi sono naturali. In questo assomigliano ai teologi, che anche'essi pongono due specie di religione. Tutte le religioni che non sono la loro, sono invenzioni degli uomini, mentre la propria religione emana da Dio. Così di storia ce n'è stata, ma non ce n'è più». Karl Marx, Misère del Philosophie, Réponse à la Philosophie de la Misère par M. Proudhon, 1847, p. 113 (trovato in: Id., Il Capitale, Libro primo, Einaudi, Torino 1975, pag. 99)
Questo senso che la storia sia ferma al capitalismo, che da questo sistema non se ne esca perché sarebbe l'unico a garantire pace amore e libertà mi sembra una delle più drammatiche secche della storia nella quale l'umanità si sia imbattuta. Dare per scontato che così è se vi pare, il gioco è questo, forza ragazzi, sotto a chi tocca bamboccioni, dovete sudare, il merito, lo studio, la gavetta, uno su un milione ce la fa, è un'idea da pazzi rintronati che garantiscono il potere e il bengodi a chi ce l'ha di già. 
Con tutto il rispetto, a me questa idea dello start up sembra una grandissima stronzata che serve a perpetuare lo status quo. Oh sì, baldi giovani ce la fanno e dimostrano che tutto è possibile nel migliore dei mondi possibili. Ma possibile che? Per uno che si salva, mille affogano nella miseria e nella disperazione e nessuna intelligenza, nessun genio, nessuna valentìa sono validi se viene a mancare la condivisione. Qui il pane è uno solo, la materia grezza e lavorata dagli umani che appartiene a tutti, cazzo e controcazzo. 
Sto diventando uno spettacolare utopista e non me ne frega niente, non ho altro da perdere che cinquemila lire, una tastiera, tre libri messi in fila disordinata, un cesto vuoto che ora vado a riempire di ciliegie. Se volete favorire, la porta è aperta.

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