lunedì 14 maggio 2012

Un carro funebre davanti

Poco fa, rientrando in auto a casa, mi sono trovato davanti un carro funebre, non so se vuoto o se pieno. Procedeva più lento di me, ma io non l'ho sorpassato. Sono stato a debita distanza di sicurezza, una mano trattenuta sovente a stretto le gambe, a ricercare chissà quale conforto. Era un carro funebre Mercedes grigio scuro, credo della serie Classe E (ma non ne sono sicuro). Al novanta per cento oramai i carro funebri circolanti in Italia sono della Mercedes. Anche la Papamobile è un Mercedes abbastanza funebre, anche se bianco vaticano. Chissà se era turbodiesel o benzina: sono dilemmi interessanti, vero?
Eppure procedeva lento sì, ma sicuro, faceva le curve a pennello e, nonostante i papaveri, pensavo: è maggio, e sono in preda a un turbinio esistenziale come da tempo non mi capitava. La mente è inquieta, eppure naviga lo stesso grazie a una stella polare che mi guida. Ogni tanto, nubi sparse all'orizzonte la velano e io resto lì, sbattutto di qua e di là, in una tempesta di pensieri che non saprei esattamente definire. Esisto, sento tutta la vita in circolo e i desideri si chiarificano, si semplificano, saprei disegnarli con un bulino sulla mie pelle, melanconici, in perfetto stile düreriano. Aspettare di morire non è mai stato così bello, potrebbe essere ora o fra cento anni, non importa. 
Il carro funebre procede il suo percorso lungo la statale. Stringo ancora di più la mano sulle palle, il centro. Sono stato felice, so cosa vuol dire essere felici. No, non è necessario urlarlo al mondo come uno Zarathustra poco credibile come sarei io. Basta sentirla fino in fondo questa fedeltà alla terra, che non è altro che fedeltà alla vita. Tutta la letteratura minima conosciuta è qui e ora. Via il rimorso, El remordimiento di borgesiana memoria. Non ho commesso il peggiore dei peccati che un uomo può commettere. Sono stato felice. 
Pensavo queste cose, prima, un carro funebre davanti che scorreva lento lungo la statale. Ecco il bivio, chissà cosa farà, mi sono detto. Ha tirato dritto, io ho svoltato a sinistra. Ho lasciato le palle, la vita è mia.

2 commenti:

melusina ha detto...

Cosa vuoi che ti dica? Non ho parole. Sono senza fiato. E mi sento benissimo, come sempre quando incontro la bellezza, la poesia, un lampo di luce. Grazie.

Luca Massaro ha detto...

E io che ti devo dire? Che queste tue parole mi danno così tanta gioia che quasi mi vergogno?
:-)