lunedì 23 luglio 2012

Meglio Marzullo

«Sia il verso sardonico di Zeichen sia quello respirante di Anedda hanno uno statuto retorico debole: non sono insomma l'architrave del loro pensiero poetico. Da parte sua, Giampiero Neri [...] passa francamente alla prosa, seppure di rara icasticità e di chiara disposizione strofica».
Paolo Fabbroni, «Che si vede dietro lo “Specchio”», Domenica de Il Sole 24 Ore, 22 luglio 2012.

Questo estratto, che si trova nella pagina Poesia del suddetto inserto culturale, mostra bene perché i libri di poesia di autori contemporanei hanno vendite così esigue. Infatti, ce lo vedete voi qualcuno che ama leggere poesia entrare in una libreria e dirigersi verso lo scaffale apposito tenendo conto delle indicazioni del recensore? 

- Mi scusi, cercavo il verso sardonico di Zeichen.
- No, guardi, ha sbagliato. Le guide turistiche della Sardegna si trovano vicino all'ingresso.

- Mi aiuta a cercare per favore il verso respirante di Anedda?
- Non credo sia qui: la meditazione yoga è al piano superiore.

- Bisogno di aiuto?
- Sì, cercavo la rara icasticità e la chiara disposizione strofica di Neri.
- Uhm, credo che dovremo ordinarlo: di solito non teniamo libri di medicina specialistica in scaffale.

Si badi che il linguaggio del Fabbroni (che non so chi sia, forse è pure un prof. ordinario di filologia romanza o di letteratura contemporanea) è di prassi in quasi tutte le recensioni, soprattutto in quelle che parlano di due, tre, quattro (o più) libri di poesia insieme.
Tali recensioni - se non è stato capito, è bene ripeterlo - fanno bene, economicamente, solo a chi le scrive. A proposito: qualcuno sa dirmi quanto paga Il Sole per questi articoli? Quanti €? Un migliaio? Non venitemi a dire che rosico, perché io tanto non scrivo per la Domenica del Sole e loro sì, chissene, non ho certe ambizioni di scrittura obbligata. Il punto è che peggio di una recensione letteraria di questo tipo c'è solo la recensione musicale di Christian Rocca (che ha una rubrica marginale - oramai è sotto contratto dai tempi del Riotta, che vo' fa' - chiamata Gommalacca); a proposito, conoscete mica qualcuno che è entrato in un negozio di dischi è ha comprato l'ultimo cd di... (non lo so chi, mica lo leggo Rocca).

2 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Nell’ultima opera del Massaro, Meglio Marzullo, la prosa si denuda della compiacente aggettivazione lobotomica e si mostra libera di assunti humici. La lezione è quella di Bachtin o, meglio, della scuola strutturalista polacca di un Boniek o di Mazurkiewicz, cui si aggiunge la toscanità sincera e senza remore di un Malaparte, come fosse Antani.

Luca Massaro ha detto...

L'onore che mi reca la su scritta micro-recensione, farà parte dei miei onori più ambiti mai ricevuti.