mercoledì 18 luglio 2012

Nei miei limiti di carne

«Stamattina mia madre ha tentato di uccidermi: stavo chiuso nel suo ventre, e leggevo i classici. Una ustione mi ha cancellato una pagina, ha turbato i miei sogni. E poiché ciò mi era lecito, ho consentito che l'ustione uccidesse mia madre. Essa è ora la mia tomba. Sto chiuso nei limiti di carne di questo animale fatiscente, e solo la mia estrema esiguità mi consente di sentirmi a mio agio». Giorgio Manganelli, Agli dèi ulteriori, Adelphi, Milano 1989.

Nonostante accumuli sempre più pagine da leggere, non vedendo mai la fine di tutto quello che mi sento in dovere di leggere e non ho ancora letto e che – temo, purtroppo – non arriverò mai a leggere per intero, mi accorgo che l'impedimento principale a ciò non è la mancanza di tempo, ma la disposizione d'animo: per leggere (bene) occorre essere tranquilli; è per scrivere (male) che bisogna essere agitati, inquieti, smaniosi di cacciare fuori agitazione, inquietudine, smania.
Questo almeno per me che, di certo, tra gli scriventi, non appartengo alla schiera degli autori imperdonabili: scrittori che, dall'alto di una torre d'avorio, padroneggiano e gestiscono le vite dei loro personaggi dentro la trama delle loro narrazioni oppure argomentano le loro tesi necessarie nella logica dei loro discorsi, similmente agli dèi ulteriori.
Io scrivo e mi calmo, tipo quando da ragazzi (ma anche da adulti) ci si masturba e ci si acquieta, almeno un per un po'. Certo che avere l'impudenza di paragonare un post a un orgasmo è veramente imperdonabile.
Ma è l'estate, il caldo, il sole sulla pelle, e mi fermo qui con le assonanze.
Poi verrà la politica e la rabbia – altro tipo di titillamenti.


P.S.
Volevo dedicare questo post a un post di Daniela Ranieri, questo.

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