mercoledì 15 agosto 2012

Bozze di ferragosto


Succede spesso a noi umani
di guardarci le mani
di abbassarle poi lungo
certi fianchi
quando abbiamo certi fianchi
a disposizione
della nostra stanchezza
della nostra disperazione.

Siamo esseri ormai stanchi
del nostro stanco guardare.
A mani che non sanno parlare
corrispondono mani che
non sanno toccare.

***

Allora, alcuni giorni fa, camminando in una vecchia strada boschiva, ho incontrato un formidabile abbraccio di querce (vedi foto). La sera stessa, rivedendolo, ho scritto i versi sopra riportati. Li ho lasciati lì sospesi, in bozza, alcuni giorni. Non sono riuscito a proseguirli. Forse perché le due strofe parlano al noi e, nei versi soprattutto, parlare al noi è sconveniente.
Il punto è che non riesco precipitarci l'io là dentro; forse perché sarebbe senza paracadute?

***

Seduto mi guardo tra petto ed ascella
al caldo aspettando un refolo dalla finestra
e scendo e controllo se nella cella
dell'ombelico ci possa stare un'esca.

Dalla vita dei pantaloni esce un'etichetta:
è doppia, coi consigli su come lavare stirare;
c'è la taglia e la marca e la cosiddetta
provenienza: made in Tagikistan, un affare.

Ho i pantaloni tagiki e volentieri penso
alla bella tagika che me li ha cuciti
cosa faccia ora che per lei è notte tarda.

E chissà se lei si chieda dove sia finito
il frutto del suo lavoro: cercare un senso
dentro la globalizzazione bastarda.


***

Madre de dios che brutto sonetto. Lo presento lo stesso per premiare lo sforzo meditativo di un ferragosto sicuramente più faticoso di quello del ministro dell'interno, anche se io non ero in servizio di stato. Madonna Manganelli come è abbronzato, come si vede nella foto in cui egli è accanto al ministro Cancellieri. Ché sia stato in servizio a Lampedusa? 
A proposito di Lampedusa... recupero altra bozza, un dialogo con Dio.


***

- Buonasera Dio
- Buonasera.
- Come stai?
- Come Baglioni a Lampedusa: palle all'aria.
- Ma Dio, hai le palle?
- Sotto sotto sei tu che lo credi, dato che ti rivolgi a me come fossi un essere di sesso maschile.
- In un certo senso è connaturata in me l'idea che tu sia un Padre.
- Prova a pensare il contrario, pensa se al posto delle palle avessi le tette.
- Sarebbe bello. Ma, dopo, come ti dovrei chiamare Dia?
- Macché Dia e Dia, mica ho intenzione di fare tante indagini sul narcotraffico.
- E come allora? Signora Dea? Signora Lea? O Signora Lia?
- Non inflazionare Baglioni. Signora, basta e avanza.

[Segue, forse.]

2 commenti:

giovanni ha detto...

Eccoti servita Dia.

melusina ha detto...

Guarda che la prima poesia è molto bella, e non disdegnare quel 'noi' perché è tutto lì che si regge.
Quanto a Baglioni, alla fin fine mi ha deluso, come Dio del resto. Forse perché col tempo c'è chi diventa più accomodante, e chi invece, come me, più intransigente.