mercoledì 8 agosto 2012

Un Dio fochista

«Ecco, allora, il vero significato del fuoco  dell’inferno: è un modo espressivo e incisivo per mettere in scena il giudizio divino sul male. Il Signore non è il "buon Dio" di una certa morale accomodante; egli è il fuoco e, perciò, non può essere manipolato come a noi più piace, non è riconducibile alle nostre manovre e ai nostri diversivi. Egli è, certo, fuoco di amore e di passione profonda, egli riscalda i cuori e scioglie il gelo delle anime infelici. Ma è anche il fuoco che scotta chi tenta di afferrarlo o spegnerlo. La Geenna con il suo ardente focolare è, quindi, il simbolo dell’agire giusto di un Dio libero e ben deciso a ingaggiare con il male la sua lotta vittoriosa».
Ci si potrebbe stare un giorno, un mese o un anno a riflettere intorno a questo passaggio teologico che Ravasi ha scritto, una settimana fa, per Avvenire.
Io ci ho pensato, appunto una settimana, ma senza risultato. Certo, non ci ho studiato sopra, non ho preso trattati di altri pensatori sull'argomento, sono andato a braccio, ingenuamente, anche perché sono temi, questi, che se uno li prende di punta o diventa prete o diventa l'anticristo. Beh, a me piace restare nel mezzo, non perdere il controllo e dire: come diamine fa Ravasi a essere certo che «un Dio libero e ben deciso» vincerà la lotta contro il male? Ché siamo alle Olimpiadi ultraterrene dove lui è arbitro di parte? Oppure Dio vincerà perché il diavolo sarà trovato positivo all'antidoping?
E poi tutta questa storia del Dio infiammato, che è insieme fuoco d'amore e fuoco che scotta, più che da un teologo, mi sembra scritta da un fornaio o da un rosticcere.
Ma dove lo trova Dio tutto il combustibile necessario per bruciare? Cosa è, una specie di sole inesauribile? Mah.

Ultima notazione veloce.
Quasi ad inizio articolo, per dare sfoggio come al solito della sua cultura, Ravasi sciorina tutta una serie di citazioni di autori famosi sull'argomento inferno.
Chiaramente anche Sartre col suo famoso «l'enfer c'est les autres», che Ravasi liquida con un laconico «ossia il prossimo crudele e noioso». Beh, no, Monsignore, no. Con tutto il rispetto, ma gli altri di cui parla Sartre non sono il prossimo che dice lei, ma qualcos'altro, come testimonia lo stesso Sartre in questa registrazione.
« “l'enfer c'est les autres” a été toujours mal compris. On a cru que je voulais dire par là que nos rapports avec les autres étaient toujours empoisonnés, que c'était toujours des rapports infernaux. Or, c'est tout autre chose que je veux dire. Je veux dire que si les rapports avec autrui sont tordus, viciés, alors l'autre ne peut être que l'enfer. Pourquoi ? Parce que les autres sont, au fond, ce qu'il y a de plus important en nous-mêmes, pour notre propre connaissance de nous-mêmes. Quand nous pensons sur nous, quand nous essayons de nous connaître, au fond nous usons des connaissances que les autres ont déjà sur nous, nous nous jugeons avec les moyens que les autres ont, nous ont donné, de nous juger. Quoi que je dise sur moi, toujours le jugement d'autrui entre dedans. Quoi que je sente de moi, le jugement d'autrui entre dedans. Ce qui veut dire que, si mes rapports sont mauvais, je me mets dans la totale dépendance d'autrui et alors, en effet, je suis en enfer. Et il existe une quantité de gens dans le monde qui sont en enfer parce qu'ils dépendent trop du jugement d'autrui. Mais cela ne veut nullement dire qu'on ne puisse avoir d'autres rapports avec les autres, ça marque simplement l'importance capitale de tous les autres pour chacun de nous.»

2 commenti:

Luisa ha detto...

come la mette lui, con tutti quei giri di parole, allora Dio e' giusto
Invece il Dio Islamico sarebbe cattivo
Bah

Massimo Villivà ha detto...

Ravasi sta dicendo: guardate che papà se ne sta sempre zitto, ma se si incazza, so' fatti vostri.
I preti, per giustificare le allucinazioni dalle quali traggono i loro stipendi, sono capaci di inventarsi qualunque cosa.