mercoledì 24 ottobre 2012

Diciotto anni fa mi feci una sega e stasera pure

Stasera, alle 19,54, Silvio mi ha scritto quanto segue:

Luca,
per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività 


Quando mi chiamano per nome è sempre emozionante, quindi è con massimo afflato che ho letto questo passaggio iniziale. Mi sono rincuorato subito che Silvio abbia detto di rimanere a fianco e non dietro le terga dei più giovani (per farli giocare e far gol), anche perché per uno che ha ancora buoni muscoli e un pò (con l'accento sulla “o” come il toupet che ha sul cranio) di testa (non di cazzo), è meno intrusivo offrir loro consigli, che muscoli (di vario ordine e tipo).

Più avanti Silvio, nel ripercorrere, con brevi accenni, la storia della sua avventura politica, scrive:

Abbiamo costruito un’Italia in cui non si regna per virtù lobbistica e mediatica o per aver vinto un concorso in magistratura o nella pubblica amministrazione.

Infatti, difficilmente, nei prossimi decenni avremo come presidente del consiglio un lobbista e un monopolista mediatico come Silvio stesso. Almeno si spera.

La lettera poi prosegue con molti bla bla tutti riassunti dalle agenzie. C'è anche l'elogio del governo Monti che ha ben operato nel quadro europeo 
per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea. Il nostro futuro è in una Unione più solida e interdipendente, in un libero mercato e in un libero commercio illuminato da regole comuni che vanno al di là dei confini nazionali, in una riaffermazione di sovranità che è tutt’uno con la sua ordinata condivisione secondo regole di parità e di equità fra nazioni e popoli. Tutto questo non può essere disperso.

E con questo spassionato europeismo di facciata, Silvio nasconde a fatica la vera ragione che lo spinge a non ricandidarsi premier, la medesima che lo portò nel 1994 a candidarsi: gli interessi di bottega.

Infine, non poteva mancare un affondo contro non più i nipotini di Stalin, ma contro
una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, [una coalizione che] chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento.

Magari Silvio, magari la coalizione di sinistra fosse così come tu la descrivi: correrei a votarli subito.
Pensa un po' a Finmeccanica: nonostante tutto il malaffare e i soldi fuori busta che circolano, ma che bella azienda centralizzata e pianificata è ancora, Silvio, non trovi? E se anche la Rai decidesse a farti una concorrenza seria, in modo centralizzato e pianificato, cosa credi, avresti ancora una siffatta posizione dominante nel campo pubblicitario?

In tutto questo, comunque, una sola certezza: per un personaggio da farsa di tale calibro, trovare un epilogo che lo riscatti non è facile: nemmeno ad avere una casa editrice ottenuta corrompendo un giudice si trova un autore capace di tanto.

2 commenti:

melusina ha detto...

Titolo memorabile!

Luca Massaro ha detto...

Grazie Mel, troppo buona :-)