domenica 11 novembre 2012

Le certezze di un politologo insigne

Il professor Angelo Panebianco, dall'alto della sua cattedra, non promuove la politica estera mediorientale del presidente Obama e, per questo, lo respinge all'esame dicendogli di ripresentarsi tra quattro anni. Non è tenero, il professore - e lo si sapeva. A Panebianco, politologo di indubbia fame (non è un refuso), piaceva di più la politica estera dei presidenti Bush, padre e figlio, e questo editoriale piccato lo dimostra, dacché egli critica aspramente «l'approccio insicuro e incoerente» e «l'agnosticismo dell'Amministrazione [Obama] in materia di politiche di sostegno alla democrazia». Bum! (si emoziona, Panebianco, rimembrando con nostalgia i bei tempi andati della democrazia da esportazione: il suo cuore fa “bum!” ripensando alle bombe su Bagdad).
In chiusura, il professore ammonisce dunque il presidente Obama con questo monito: «È giusto tentare di dialogare con chiunque, fosse pure il Diavolo. Ma senza perdere di vista che il dialogo [nel caso della politica mediorientale] ha di rado esiti fruttuosi».
Fatto questo, la reprimenda si sposta verso gli europei e li taccia, come fossero sue matricole al primo corso, di infantilismo.
Mah, mi chiedo cosa covi tale aria risentita: prostatismo? O forse al professore è giunta voce che il ministro Profumo, rinunciando ad aumentare le ore di insegnamento dei professori delle scuole superiori, voglia aumentare quelle di lezione dei professori universitari?

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