martedì 6 novembre 2012

La vocazione di un pornografo


Mi sembrava fosse tempo di anniversari ma, sbadato come sono, me ne sono dimenticato. Due giorni fa, il 4 novembre, il blog di quel tal Lucas ha compiuto cinque anni. Un lustro.
Devo dire qualcosa? No, non ho niente da dire, se non dire che sono contento di me stesso per essere ancora qui, voglioso, desideroso, quasi eccitato, potrei dire in fregola, davanti a questo schermo pronto, in tiro come sempre a scrivere qualcosa e poi buttarlo là, nell'indeterminato.

Piccoli post che, come farfalle che nascono da me bruco, svolazzano in cerca di qualcuno nella rete che le catturi, non oso dire le infilzi e ne faccia collezione, no, le osservi, come io stamani ho osservato una falena marrone scuro rintontita svolazzare intorno alla lampada e alla cappa di cucina, per poi posarsi sul piano cottura e lasciarsi prendere da me con un piccolo fazzoletto di carta e farsi gettare fuori in cerca di una faticosa e fredda libertà.

Non mi piace essere troppo autoreferenziale e rimandare ad un altrove che mi sembra lontano anni luce, ma poi no, mi ci sento ancora dentro certe parole, certe coscienze.
Una meditata finzione.

Cosa è cambiato in me? Non mi sento più solo pur essendolo forse anche di più. Mi sento gettato, pubblicato, apputtanato (ma non ho mai chiesto marchette, mi do via a gratis).

Quel che mi ha ricordato che c'era una specie di anniversario da ricordare è stato questo pensiero: non scriverò mai un romanzo, un libro come un tempo sognavo o m'illudevo che forse avrei potuto scrivere e veder pubblicato da qualche editore in una bella collana. E liberata la mente da questa fola, sono stato capace (ahi, presunzione) di buttare fuori tutti gli scarti del mio presunto essere, quasi tutti, ovvio, mentire è naturale, a volte è d'obbligo trattenere la vocazione allo sputtanamento.

Sono contento, insomma, di aver trovato un pertugio in cui mostrare la manina e dire: ehi, ehi ci sono anch'io qui in questo mondo, così tanto perché non mi camminiate sopra i piedi e io non possa neanche bestemmiare o fare sì tutto contento che in fondo il male è poco.
Ma soprattutto, tramite questo ferrovivo del blog ho avuto modo di conoscere persone che sicuramente non avrei mai conosciuto – blogger e non. 

Qui parla una mente all'opera, un cervello in una vasca che mentre si lava si masturba, perché solo attraverso il godimento e il patimento si spreme l'essere. L'indifferenza conduce alla stasi e, quest'ultima, è il primo segno certo della morte.
Io scrivo perché è il mio corpo che lo dice, ormoni ed elucubrazioni, tutto compreso.
Sotto sotto questo è un blog da pornografi, lo sento, la mia è un'indubbia vocazione.
Witold Gombrowicz, Pornografia, Feltrinelli
Ecco svelato il mio altarino: arriva un tipo di mezz'età, magro, abbronzato col sole di ottobre che gli  si spegne addosso, il naso a piffo. Si presenta a tutti voi, uno per uno, rispettando a puntino le formalità del caso, dopodiché continua (e continuerà) a dire qualcosa, piuttosto che nulla.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

il pornografo scriva, allora, prego, e dia alle cose il loro giusto nome

non vedo l'ora: dalla politica alla filosofia, le donne, e la vita di un ordinario, magnifico pornografo

adoro la tua mente

N.

Alberto ha detto...

Intanto auguri per il lustro, e poi per il libro non è ancor detta l'ultima parola e dentro di te lo sai. Ciao.

Luca Massaro ha detto...

@ N.
Cercherò di nominare giustamente cominciando col ringraziarti della tua stima.

Luca Massaro ha detto...

@ Alberto.
Grazie mille - e terrò in serbo il tuo monito. Ciao e buon olio di taggiasca :-)