sabato 5 gennaio 2013

Animal capax gaudium

Geoffroy de Boismenu, A short history of sex
I blog hanno perso consistenza e due blogger (un giornalista professionista, Vittorio Zucconi, e uno no, anche se scrive editoriali per testate online, ma bravo, molto bravo, Leonardo Tondelli) scrivono che i blog sono destinati a morire, dato il loro declino in termini di chiusure o inattività (del blog).
Sarà vero? Sarà vero.
Twitter adesso la fa da padrone nello spazio memetico del dire.
Twitter è più immediato, veloce e dà l'illusione, mediante la brevità del dire, che una sentenza, aforisma, massima, battuta (tweet) riesca a definire, a catturare, a sputtanare il mondo là fuori, che si subisce o si osserva. Ogni tweet è un giudizio sommario, a volte anche geniale, sulla realtà.
Anch'io uso twitter, con parsimonia, soprattutto per rimandare ai miei post, compiendo così atti di autocompiacimento (uso meno facebook, se non per rimandare automaticamente quanto condivido su twitter).
Non mi piace la costrizione delle battute, non mi piace la rincorsa alle battute.
Il mezzo non è il messaggio.
I blog destinati a scomparire sono quelli che si prefiggono uno scopo che vada aldilà del mero principio di piacere  (piacere inteso come godimento personalissimo).
I blog servono a dare voce a una concatenazione di pensieri che sarebbero destinati o a non essere espressi, o a esserlo, però sotto forma di quaderni o moleskine o documenti di testo elettronici.
Ma se sono e rimangono luogo di letture piacevoli, di argomentazioni che vanno di palo in frasca, di opinioni che cercano volutamente di sfuggire al canone degli editoriali giornalistici, i blog conservano il loro fascino, la loro attrattiva.
I blog come luogo di pensiero che si fa corpo, di pensiero che si vuole cosa, oggetto, «sostanza godente» (J. Lacan, Le Sèminaire, Livre XVIII).
«Il desiderio, afferma Lacan, “viene dall'Altro nel senso che la sua è una dialettica che per quanto “infinita” implica l'Altro come destinatario fondamentale. Diversamente, afferma sempre Lacan, il godimento “viene dalla Cosa”. Siamo dunque messi di fronte a una opposizione binaria netta: desiderio/Altro, godimento/Cosa. Il godimento, infatti, in contrasto con il desiderio, non manca di nulla. La sua esperienza è piuttosto quella di una abolizione della mancanza». Massimo Recalcati, “Il fondo oscuro del desiderio. Note su Sartre e Lacan”, Aut Aut, n. 315, anno 2003, pag. 113
Capisci a me, direbbe Di Pietro. Io continuo a scrivere perché, me tapino, scrivendo godo. Seghe mentali, ordunque. Ma scrivendo do corpo al godimento e tengo a bada il desiderio (che non è definibile se non al prezzo di una seria auto-analisi che non è il caso di fare ora), quindi faccio finta di non avere l'Altro che mi scandalizza e mi rompe le balle con la sua bella vita realizzata, mentre la mia, la mia, piena di contraddizioni e compromessi, di uggie e ubbie, di vuoti e di pieni, Parmenide aiuto, fammi diventare un eleatico.

4 commenti:

melusina ha detto...

Ti invidio e vorrei prenderti come esempio. Purtroppo non ci riesco. Da qualche mese ho di nuovo quella cosa che mi blocco nello scrivere perché sento che mi spoglierei troppo. E allora vado di twitter perché lì è tutto più effimero e scanzonato. Ma quando - raramente - mi nasce dentro una storia e mi dimostra di aver diritto di uscire, è sul blog che la libero.

Luca Massaro ha detto...

Ed è lì che la leggeremo :-)

Leonardo T ha detto...

Credo di essermi spiegato male, non credo che i blog moriranno. Penso che sia morto (quasi) il mio, perché ormai è solo un posto dove raccolgo cose perlopiù scritte in altri contesti. Il titolo del mio pezzo ("A proposito il blog è morto" era ironico, vista la frequenza con la quale è stato usato fino a qualche anno fa.

Luca Massaro ha detto...

Grazie della precisazione, Leonardo.
Forse è un bene che lo usi poco, perché, come tu stesso scrivi « non ha senso leggere tutto quello che scrivo io». Ma quelle infrequenti volte che lo usi fuori dai tuoi meritevoli contesti (L'Unità, Il Post), è (quasi) sempre un piacere leggerti, perché contribuisci alla sanità mentale dei tuoi lettori, altroché.