mercoledì 2 gennaio 2013

Dal simbolismo al realismo.

Saint-John Perse, Vents, in Opere poetiche, Lerici, Milano 1965 (traduzione di Romeo Lucchese)
Che cos'è che dobbiamo rivedere? Quello che abbiamo vissuto in una vita precedente, come se una vita precedente ci fosse stata e una futura ci sarà? O, forse, dobbiamo rivedere quello che abbiamo vissuto nel lasso di tempo che separa la nostra nascita dalla nostra coscienza, vale a dire tutta quella serie di immagini, impressioni, suoni, sapori, odori che hanno investito la nostra mente senza che essa avesse ancora la percezione del sé? Oppure, più semplicemente, dobbiamo rivedere ciò che abbiamo sognato (e sogneremo) ma che fatichiamo a ricordare nei momenti di veglia? O ancora: quello che noi riconosceremo, vedendolo, sarà soltanto il risultato del nostro fare, della nostra più o meno limitata volontà, dei nostri desideri esauditi o repressi? 

Non lo so.

Che post moscio sta venendo fuori. Peggio di una conferenza stampa di o intervista a Mario Monti.
Stasera, in auto, ritornando a casa dall'ospedale dove siamo stati a trovare mia zia, ho intervistato mia mamma.
Le ho chiesto cosa pensasse della vecchiaia. Le mi ha risposto:
«Vaffanculo».
In che senso?
«Vedi bambino [mi fa incazzare e mi diverte essere chiamato “bambino” da mia madre] quando avevo la tua età non ci volevo credere che la vecchiaia fosse così brutta, eppure la vedevo intorno a me, anche in persone più giovani di me ora, persone sfinite dalla macchia [lavoro nei boschi], dalla fabbrica, dalla guerra, dai figlioli che certi porci di mariti imponevano alle loro mogli manco fossero coniglie. Ebbene, non ci credevo, ché io ero giovane e io, ora, eccola qui, che si è presentata ed ecco, appunto: ma vaffanculo».
Mamma, stasera scrivo a Napolitano, per vedere se ti fa senatrice a vita.
«Sarebbe bastevole mi aumentasse la pensione, altroché».

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