martedì 2 aprile 2013

Il mondo non merita più poesia

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«Un poète mort n’écrit plus. D’où l’importance de rester vivant», prévenait Michel Houellebecq dans son premier livre, simplement titré Rester vivant, publié en 1991. Plus de vingt ans et cinq romans plus tard, tous traduits dans le monde entier, où il est d’assez loin l’écrivain français - vivant donc - le plus connu, Michel Houellebecq sort du silence et de l’exil volontaire quelques jours avant la parution de son nouveau recueil de poésie,...
Pensavo. Sono morti negli ultimi anni (rammento in ordine sparso) Zanzotto, Raboni, Giudici, Pagliarani, Sanguineti, Roversi - e tutti insieme costoro non sono valsi, nel momento della loro morte, un 5% dello spazio dedicato a (per es.) Franco Califano.

Houellebecq ha, dunque, perfettamente ragione.  «Un poeta morto non scrive più. Donde l'importanza di restare vivi». Di più: i poeti, oramai da decenni, non richiamano l'attenzione neanche quando muoiono, se quella non dei familiari, amici e conoscenti - uno sparuto milieu insomma.
Se non sbaglio, l'ultimo poeta italiano ad avere un qualche spessore politico-sociale, per il fatto esclusivo di essere un poeta, è stato Eugenio Montale (che fu persino senatore).
Oggi, a parte Licio Gelli, conoscete qualche poeta che potrebbe aspirare a tale carica?
Visto che usufruisce della legge Bacchelli, perché non fare senatore a vita Guido Ceronetti? Così, per fargli un dispetto (anche perché la sua poesia è ostica, per non dire bruttina).

Peccato che ancora non si possa leggere (gratis) l'intervista a Houellebecq, del quale tra poco apparirà, per i tipi di Flammarion, la sua ultima raccolta poetica, Configuration du dernier rivage.
Comunque, la dichiarazione dello scrittore francese («Il mondo non è più degno della poesia»), mi trova molto d'accordo. Per parte mia, credo che la principale ragione dell'indegnità mondana sia dovuta al fatto che la poesia, per sua stessa natura, abbia una modalità espressiva che poco si confà al mercantilismo; da un lato perché i memi di tale arte non sono addomesticabili dai moderni media (anche da un punto di vista pubblicitario, è rarissimo che la poesia venga usata al posto di un jingle); dall'altro, perché i memi poetici mal sopportano la ripetizione estenuante e invasiva, la diffusione in ogni luogo e in ogni lago* che bombarda la mente umana a tappeto.

La poesia non è mai stata così marginale nella storia dell'uomo come nella nostra epoca.

*Ecco come funzionano le canzonette: mi è venuto prima in mente un passaggio di una canzone di un giovane che ha fatto Amici (non mi ricordo il nome, già qualcosa), che un verso di uno dei poeti sopracitati. 

6 commenti:

siu ha detto...

Sì sì, si può leggere :-)

http://www.liberation.fr/culture/2013/04/01/mieux-vaut-s-ecouter-parler-on-est-plus-heureux_892904

Luca Massaro ha detto...

«Mais c’est vrai que si je n’avais écrit que de la poésie, je n’aurais aucune chance pour les funérailles nationales, alors que même si Hugo n’avait pas écrit de romans… (rires)»

Grazie mille.

Lorella ha detto...

È necessario e doveroso che i Poeti resistano sulle barricate della barbarie incombente. Come Ungaretti, in trincea dobbiamo restare. E se un Poeta morto non può più scrivere, la sua Poesia sopravvive e continua a parlare.

Luca Massaro ha detto...

Benvenuta Lorella.
Resistere, sì. Speriamo di averne di forza.

Anonimo ha detto...

E invece abbiamo poesia ovunque, basta saperla guardare...

Luca Massaro ha detto...

E anche gli occhi per vederla.
Tu di notte e di giorno, Pellona, la trovi.