domenica 30 giugno 2013

Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo

La domenica è l'unico giorno in cui, se mi sveglio all'alba perché mi scappa da orinare, tendo a ritornare sotto coperta dopo aver espletato l'esigenza fisiologica. E se mi riaddormento, i sogni si fanno più partecipati, precipitandomi dentro delle situazioni buñueliane che non riesco bene a decifrare. Comunque pazienza, più che a interpretarli, mi piace raccontarli, soprattutto quando - appunto - il regista dei sogni mi fa giocare un ruolo divertente.

Sto camminando nel largo e lungo corridoio di un plesso scolastico dove ho lavorato e mi avvicino alla porta del bagno per gli insegnanti. Entro e alzo il coperchio e la seggetta del wc per orinare, quando scopro una frenata di feci non ripulite a dovere da chi mi ha preceduto. Che schifo. Mi viene la nausea, sono digiuno. Non ce la faccio a rimediare prendendo lo spazzolone, mi limito a orinare cercando di centrare la striscia marrone sì da smuoverla un po'. Niente. Anche dopo due tiri di sciacquone il grosso rimane. Puliranno. Mi scosto e vado al lavandino ove mi lavo accuratamente le mani; dipoi, con la carta con cui mi sono asciugato, apro la porta che dà sul corridoio. Per l'appunto, vedo arrivare delle colleghe e non so cosa dire al riguardo del cesso sporco, vorrei mettere le mani avanti e dir loro che non sono stato io prima che mi accusino ingiustamente. Ma le colleghe deviano in un'aula e non si accorgono di me, quindi io faccio finta di niente e vado sul terrazzo a prendere un po' d'aria, ché quella situazione di merda mi ha schifato.
Dalla terrazza, sul palazzo di fronte, vedo appesi alle finestre dei manifesti che mi ritraggono in una foto a mezzo busto. Stranezza: sui manifesti io indosso un paio di occhiali cafonal, tipo quelli che porta il ballerino giallo di Gangnam Style. Non faccio in tempo a pensare a chi mi abbia conciato così e al motivo per cui io sia pubblicizzato, che mi ritrovo nel terrazzo di casa di mia madre. 
Da casa di mia madre si può ammirare un erto colle, che anche Dante conobbe, in cima al quale si trova un castello (oramai diroccato). Le pendici del colle sono costeggiate da boschi cedui di castagni, cerri, ontani, acacie che, data la stagione, con le loro chiome, rendono morbido il ripido declivio. Improvvisamente, proprio sotto le mura del Castello, vedo alzarsi un fumo denso provocato da un inizio d'incendio. Subito compare un canadair che prontamente interviene lanciando sulle lingue di fuoco il suo carico d'acqua. Bravo, dico dentro me al pilota, e non faccio in tempo a dirlo che l'aereo, ritrovatosi leggero del carico, compie una strana e non voluta giravolta e subito perde quota. Vedo il pilota espulso dal seggiolino che apre il paracadute e il canadair precipitare lasciato al suo destino. Prendo lo smartphone e filmo tutto pensando che forse ci farò qualche soldino rivendendolo alla Rai o a chi vorrà. Intanto l'aereo velocemente precipita e si schianta al suolo proprio sotto casa di mia madre. Interrompo la ripresa e chiamo il 113 e, mentre parlo con un operatore, ecco che il braccio di una gru deposita, accanto ai resti dell'aereo, una Citroën XM rosso bordeaux e una Lancia Thema Ferrari più o meno dello stesso colore, due berline molto apprezzate all'inizio degli anni '90. Dalla finestra sento urlare i vicini contro un rivenditore di auto usate il quale, approfittando del disastro, pare abbia voluto sbarazzarsi di due auto che non riusciva a vendere. Io scendo giù a pianterreno per domandare al rivenditore quanti euro vorrebbe per le due auto. Apro la porta e mi sveglio.

Nota sulle auto.
Durante il primo anno di università facevo - meglio: cercavo di fare anche venditore, porta a porta o su appuntamento, di libri della Rizzoli. Avevo una Fiat 127 verde e, nonostante fosse un'auto eccezionale, io mi ci sentivo a disagio perché era totalmente fuori moda per imbroccare colleghe universitarie, sia fuori luogo per presentarsi come rivenditore di libri in giacca e cravatta. Per questo, avrei desiderato tanto un'altra auto, soprattutto quella di un prof. ordinario (la suddetta Citroën XM) o quella del responsabile capo zona della Rizzoli (la Lancia Thema Ferrari). Vederle rottamate nel sogno a quella maniera mi dimostra quanto fossi (temo quanto sia ancora) coglione.

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