venerdì 5 luglio 2013

Lascio che parli

Alcuni giorni fa, per ragioni tediose che riproduco in nota¹, sono venuto a conoscenza che Gómez Dávila, un pensatore reazionario del Novecento, avrebbe definito la prolissità come affezione di coloro ai quali mancano le idee.
Relativamente al mio esercizio bloggheristico: può essere vero che la mia prolissità - riferita alla mia volontà quotidiana di postare - sia tesa a nascondere la mia sostanziale mancanza di idee. In altri termini, se io avessi idee non sarei prolisso, e quindi non scriverei e pubblicherei tutti i giorni qualcosa, bensì tratterrei dentro me tutte le mie idee, come gli spermatozoi dei preti (faccio per dire).
Ma cos'è un'idea? Convengo, con Gaber, ch'essa è qualcosa che dovrebb'essere mangiata per poter operare delle piccole rivoluzioni quotidiane alla propria vita offesa (cit. Adorno). Offesa da che? Dal contesto storico-sociale in cui, la vita, si trova conficcata. Allora l'io pensa, si fa delle idee e, per quanto può, ognuno secondo la propria indole, passa al contrattacco per non subire del tutto le predisposizioni della storia (sto pensando a casaccio, ho un leggero mal d'idea).
Questo post è brutto, mi ci vuole qualcosa che lo giustifichi ulteriormente. Mi era venuta un'idea stamani, appunto, poi non ho preso appunti e l'ho persa, ovvero l'ho ritrovata così, ammezzata, ma avevo un po' da fare, sai quelle cose che uno va al mercato compra un kg di pesche, mezzo di albicocche, un melone, tre cipolle, e rivede improvvisamente accanto una con la quale ci aveva provato, una volta, in discoteca, ma lei torse il viso altrove mentre stamani no, lo teneva giusto di profilo lanciando di quando in quando uno sguardo sorridente, confondendomi le intenzioni della spesa.
Dio però com'era bella, più bella ancora di una volta, con un vestito a rete che.
Vedi le idee come partono e subito si sgonfiano, dimostrando soltanto quant'io sia affetto da prolissità?
Ma la colpa non è mia, no. È di Walt Whitman

Canto me stesso, e celebro me stesso,
E ciò che assumo voi dovete assumere
Perché ogni atomo che mi appartiene appartiene
anche a voi.
Io ozio, ed esorto la mia anima,
Mi chino e indugio ad osservare un filo d'erba estivo.
La mia lingua, ogni atomo di sangue, fatti da questo
suolo, da quest'aria,
Nato qui da genitori nati qui e così i loro padri e così i
padri dei padri,
lo, ora, trentasettenne in perfetta salute, ora
incomincio,
E spero di non cessare che alla morte.
Credi e scuole in sospeso,
Un po' discosto, sazio di ciò che sono, ma mai
dimenticandoli,
Accolgo la natura nel bene e nel male, lascio che parli
a caso,
Senza controllo, con l'energia originale.²
Per capirsi: ho incominciato un po' d'anni fa a essere prolisso «e spero di non cessare che alla morte». 

Note
¹ Chiedo venia se ricordo tale squallido momento della mia trascurabile attività d'internauta, ma durante la splendida manifestazione organizzata da Il Foglio, Siamo tutti puttane, mi sono lasciato tentare nel commentare in diretta, via Twitter, alcuni momenti salienti della suddetta pagliacciata. Sapete come funziona twitter: c'è un hastag che raccoglie tweet su un determinato argomento, e io, boccaperta che non sono altro, ho scaricato un profluvio di sconcezze rivolte ai foglianti e sodali amici che si esibivano sul palcoscenico di piazza Farnese. Bene, a uno di tali miei tweet che criticava Ferrara perché citava Scruton come fosse l'oracolo di Delfi, un signore mi ha risposto con la citazione di Gómez Dávila, accusandomi, quindi, di mancanza di idee perché prolisso. A mia volta, replicai, più o meno così: «Sì, sono prolisso con le puttane, dacché con loro non riesco mai a venire».

² da Song of Myself, traduzione di Ariodante Marianni per Rizzoli, Foglie d'erba, Milano 1988

I celebrate myself, and sing myself, 
And what I assume you shall assume, 
For every atom belonging to me as good belongs to you. 

I loafe and invite my soul, 
I lean and loafe at my ease observing a spear of summer grass. 

My tongue, every atom of my blood, form'd from this soil, this air, 
Born here of parents born here from parents the same, and their 
parents the same, 
I, now thirty-seven years old in perfect health begin, 
Hoping to cease not till death. 

Creeds and schools in abeyance, 
Retiring back a while sufficed at what they are, but never forgotten, 
I harbor for good or bad, I permit to speak at every hazard, 
Nature without check with original energy. 

4 commenti:

Maucia ha detto...

Pensa che strano, mio figlio qualche tempo fa, mi ha confessato di trovarsi in difficoltà con i compiti in classe di lettere, infatti, così dice, gli capita spesso di scrivere poco perché non ha idee. Evidentemente non può essere vero.
Anche i pensatori reazionari scrivono sciocchezze, ma per fortuna, a quanto pare, ne scrivono poche...

Luca Massaro ha detto...

Innanzitutto: Benvenuta Maucia e scusami per il ritardo della risposta, accendo solo da poco il pc. Avrai notato che uso la moderazione nei commenti non perché io sia moderato, ma perché senza era sommerso dagli spam di viagra, cialis, casinò online ecc. In questo modo ho abbattuto il 95% di tale spazzatura.
Abbi pazienza per la digressione...
... nel merito del tuo commento: hai ragione, non può essere vero che tuo figlio non abbia idee, magari non ha voglia di scriverle ordinatamente secondo i criteri che il/la prof d'italiano esige ;-)
L'ultima tua frase è ipertinentissima per l'autore che ho citato in quanto, appunto, si caratterizza per la forma aforistica de' suoi scritti.

Minerva ha detto...

Ah, ecco, avevo letto questo pezzo e ora sono tornata a vedere perché tu non rispondessi al mio commento, ma nel frattempo mi sovviene che il commento l'avevo solo pensato e alla fine non l'avevo scritto - ché di fatto non avevo molto da dire e se ll'avevo ora non ricordo in che cosa consistesse. Sto bene, eh? :-P

Luca Massaro ha detto...

Stai benissimo, mia cara - e in gran forma per la tua rinnovata presenza bloggheristica ;-)