lunedì 8 luglio 2013

A ogni vivente il suo testo

Sera di poesia: ho preso Zanzotto e l'ho strattonato, tirato per la giacchetta, previo averlo fatto uscire dal cofanetto meridianeo e averlo agitato, sfogliato, previsto, imprecisato punto dove ho scelto un qualcosa che fosse trattenimento/godimento di La Beltà.

XV
Dietro barriere di luci protente spinose
è in allarme la base. Alzo zero.
Da qui attrezzate zone.
No miseria inedia frustrazione;
allevamenti immediatamente,
batterie di vitelli, polli, carname antifame.
Formiche mosche vespe
bruchi cantaridi d'allevamento,
umori del verde essiccati e macinati, mandragole,
noi disposti all'imprinting di più savie regole,
e poi per tutti i cosmi il sostegno commestibile
e il dolcissimo struggimento.
Formiche studiano Pavan
api Von Frisch, vespe Leo Pardi,
ogni vivente il suo testo, per meglio farsi cibarie
stimolo corpo desiderabile
mangianza e godenza e anche più in là.
[...]


Qual è il mio testo per farmi meglio cibaria stimolo corpo desiderabile mangianza godenza e anche più in là? Il mio testo. Vale a dire: io scrivo per rendermi commestibile perché, mangiando le mie parole, si possa assumermi, come una vitamina, una proteina, un sale minerale. Faccio bene? Dipende dalla posologia. Ci sono dottori che mi prescrivono in dosi omeopatiche, altri invece in dosi da ciclista che aspira a vincere il Tour. Per questo, attenzione all'antidoping, oppure all'effetto placebo. Io, fosse per me, mi basterebbe di funzionare, di essere un farmaco intelligente che colpisce i punti giusti senza causare troppi effetti collaterali. Come adesso, appunto, che mi è venuto sonno e non riesco più neanche a riporre Zanzotto (e me) dentro la custodia.

P.S.
Oltre alla testa, a definire la nostra identità c'è anche il testo.

Nessun commento: