lunedì 14 ottobre 2013

Fama, Shiller e Hansen vecchi stregoni

Sul bosone o sui racconti della Munro (devo leggerli) e, altresì, sui sistemi chimici complessi o sul trasporto di molecole all'interno delle cellule non oso mettere becco e accolgo con favore chi è stato insignito del premio Nobel.
Per l'economia è un altro discorso: dato lo stato comatoso in cui versa l'economia mondiale, non vedo le ragioni obiettive per l'assegnazione di tale premio, se non nella fottuta logica capital-mercantilistica. Benché io non capisca un cazzo dei meccanismi di frode finanziaria che lo buttano nel culo al popolo in favore dei quei merdaioli dei capitalisti (più o meno liberaldemocratici o dispotici che siano), basta veramente poco per accorgersi che le motivazioni addotte per l'assegnazione del premio Nobel per l'economia cozzano totalmente con l'idea nobile, che sta alla base dell'istituto, di premiare coloro che apportano «considerevoli benefici all'umanità»

Certo, il Premio Nobel per l'economia è stato ampiamente criticato e, vengo a sapere dalla voce wikipediana, ne è stata proposta anche l'abolizione. Ma perché abolirlo? La scienza economica potrebbe veramente apportare considerevoli benefici all'umanità se fosse svincolata dalle ragioni del capitale e abbracciasse le ragioni umane tout court. In altri termini, anziché premiare la scienza economica ancella dei «succhia forza-lavoro altrui» (cit. Il Capitale, Libro I, cap. 22) dovrebbe essere portata agli onori quell'economia che trovasse soluzioni scientifiche a favore degli sfruttati, dei malpagati, dei frustrati, dei sottomessi, dei derubati («E ti amo Mariù») - una scienza economica, insomma, che fosse critica dell'economia politica dominante... peccato che il premio Nobel post mortem non può essere assegnato.

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