lunedì 18 novembre 2013

Berlusconi alla giudia

Non la faccio troppo lunga perché c'è dietro tutta la storia che riguarda il rapporto che ho con il mio fisico e della quale a poco a poco centellino pagine diaristiche per un fine terapeutico di completa accettazione e liberazione della mia quiddità. E quindi, agevolmente, posso dire come fosse una cosa normale, che io da un po' di tempo, diciamo un anno per fare conto pari, soglio senza particolari esitazioni, dopo la seduta in palestra, fare la doccia - se càpita di necessità perché il momento lo impone -, fare la doccia con altri avventori pari sesso.
Sorvolo sulle titubanze mie iniziali, sui miei tentativi di nascondimento, ma cosa cazzo vuoi nascondere mi dicevo sotto baffi, un cazzo? No, quello va tranquillo, sia come sia per ora è. E quindi via libero, uccello all'aria come abbisogna, pensare solo a lavarsi velocemente senza buttare occhiate indiscrete per non dare adito a equivoci sulla mia tranquilla eterosessualità.

E insomma oggi, lunedì, nelle due ore di buco tra le quattro ore di mattina e le due di pomeriggio di lavoro, sono andato in palestra, ho fatto la mia scheda, addominali compresi e, alla fine, tutto sudato, mi sono recato negli spogliatoi per farmi la doccia, rivestirmi e, quindi, riprendere servizio.

Il punto è che oggi, nello stesso momento in cui mi stavo spogliando, entrava in doccia un simpatico avventore che più o meno avrà una cinquantina d'anni, un costolone tatuato di un cento chili (lo ha detto lui prima il suo peso, dicendo altresì che il suo nonno, a cento chili, li sgozzava, i maiali: «Meno male l'è morto, sennò...»), un tipo simpaticamente losco che da giovane, mi pare di avergli sentito dire, faceva il buttafuori e/o la guardia del corpo. Insomma, io ero già in mutande e lui già dentro che fischietteva (tipico) sotto lo scorrere dell'acqua. Che faccio? Aspetto? Non posso, è tardi, devo rientrare al lavoro e poi mi ha visto che mi stavo spogliando, penserà che ho timore a fare la doccia con lui e già mi prende per il culo abbastanza perché son magro e che per crescere mi devo drogare - di creatina e amminoacidi in polvere (li ho presi per curiosità quest'ultimi un paio di settimane, ma mi hanno fatto venire la diarrea).

Vabbè, prendo accappatoio e sapone liquido e m'avvio baldanzoso; entro e il tipo, tutto insaponato con la saponetta classica, mentre io apro la mia doccia, dice: «Come lava il sapone degli ebrei». Lì per lì non afferro, poi, per evitare di rispondere a una battutaccia nazistoide, colgo l'occasione per chiedergli:
«L'hai visto ieri Berlusconi a cena al ristorante ebraico di Roma?».
«Non ho la televisione».
«Cioè, l'hai sentito, visto che ho appreso tal notizia dalla radio. È andato a mangiare e a chiedere scusa di quella frase del cazzo che lui e i figli vivrebbero in Italia come gli ebrei al tempo di Hitler. Che faccia di merda. Speriamo l'abbiano purgato coi carciofi alla giudia».
«Che vuoi purgare – esclama -, tanto Berlusconi oramai è un uomo finito».
«In che senso, “finito”? Dici della scissione, della decadenza? Finito in senso politico?»
«Macché politico, fisico. Berlusconi è un uomo malato. Con tutto quello che ha avuto e che forse ha, se fosse stato un operaio, o un impiegato, o mia zia, era bell'e morto. O, se gli andava bene, era in dialisi. Hai mai visto uno di quei livelli di potere in dialisi? Ma ora, dopo vent'anni di trasfusioni...»
«Trasfusioni?»
«Sì, trasfusioni. Non lo sapevi che Berlusconi è da un po' che ogni tot va in Svizzera a farsi cambiare il sangue?».
«No, non lo sapevo. Sapevo che, anni fa, ebbe un cancro alla prostata dal quale guarì».
«Ma come pensi sia guarito? Anche e soprattutto grazie alle trasfusioni».
«Ah, sì, beh, boh, se lo dici, forse, può essere, non so dirti nulla in proposito».
«E te lo dico io, appunto, è così, vai tranquillo. Solo che, dopo vent'anni, il suo fisico non ne può più. Tra poco, vedrai, una mattina non si alzerà più dal letto.»
«Chi? Lui o il cane?».
«Lui, lui. Va' tranquillo».

Fuori dalla doccia, mentre ci asciughiamo e ci rivestiamo, egli prosegue il suo discorso sui benefici e suoi costi (esorbitanti) della trasfusione totale. Il rumore del phono attutisce la sua loquacità (è un tipo che quando attacca discorso non la finisce più, e poi è un tuttologo, esperto in un sacco di cose, forse anche di Wittgenstein).

Stasera, tuttavia, non ho potuto fare a meno di googluare i termini «Berlusconi-trasfusione». Non è che sia saltato molto fuori, tranne qualche diceria non so quanto consistente.
Una volta, le dicerie, erano la pratica consueta per dare il via alla persecuzione degli ebrei (e delle streghe). Vuoi vedere che Berlusconi troverà modo di convincere Elie Wiesel di non aver detto una cazzata imperdonabile?

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