sabato 30 novembre 2013

Cerco sostantivi

Talvolta, nel flusso di parole che mi attraversano, cerco sostantivi che, come proteine, informino la mia vita che passa: è per questo che sono così magro intellettualmente (e non solo)?
Talaltra, di contro, mi chiedo, delle parole che esprimo chissà quali e quante restituiscono la sostanza di quel che sono – ma questa è una preoccupazione? No.
Parlando, scrivendo, ho come l'impressione di cuocere me stesso, di girarmi arrosto, di stufarmi. E se mi stufo, parlo di me a crudo, sapendo che parlare senza la finzione della cottura offre subito se stessi ai denti altrui che croccano la mia testa di rapa.
Ho qui del sale, in caso di insipienza.
Parlare come estensione del corpo. Io amo molto le parole specchio che riflettono le mie debolezze e viceversa. Viceversa che?

Oggi pomeriggio, dopo il bagno turco, asciugandomi, osservavo il mio pene penzolante e cercavo di interpretarlo, di comprenderne le ragioni. E, al contempo, mi chiedevo: ho la stessa attenzione, la stessa cura verso altre parti del mio corpo? No. E dunque: come può un uomo essere autenticamente democratico se già in se stesso, verso le parti del proprio corpo, transige ai principi sanciti dalla Costituzione, privilegiando una parte e trascurando il resto? Poveri stinchi, poveri gomiti, poveri lobi cosa avete voi in meno del batacchio mogio mogio che invoca diuturnamente carezze, parole e immagini come un tribuno invoca il popolo? 
Ad avere un dittatore in pugno non bastano i colpi di mano. Bisogna farlo fuori o esiliarlo.
A dar retta alla Chiesa Cattolica, io avrei scelto la via di Colono.


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