sabato 2 novembre 2013

Le colpe del telefono


«Le lendemain, un avocat est venu me voir à la prison. Il était petit e rond, assez jeune, les cheveux soigneusement collés. Malgré la chaleur (j'étais en manche de chemise), il avait un costume sombre, un col cassé et un cravate bizzarre à grosses raies noires et blanches. Il a posé sur mon lit la serviette qu'il portait sous le bras, s'est présenté et m'a dit qu'il avait étudié mon dossier. Mon affaire était délicate, mais il ne doutait pas du succès, si je lui faisais confiance. Je l'ai remercie et il m'a dit: “Entrons dans le vif du sujet
Albert Camus, L'étranger, Gallimard, Paris 1942
Bene, entriamoci nel vivo della questione: nel giustificare il suo «intervento umanitario» la ministra della Giustizia ha dichiarato:
"Lo rifarei, certo che lo rifarei. Io ho la responsabilità delle carceri e sono intervenuta con il Dap dicendo attenzione che Giulia Ligresti potrebbe compiere gesti inconsulti. State attenti". [...] "Se Giulia Ligresti si fosse uccisa io non sarei stata responsabile? Io ho la responsabilità dei detenuti - ha ricordato il ministro - ho fatto oltre cento interventi per persone che ho incontrato nel corso delle mie visite in carcere o i cui i familiari si sono rivolti a me anche solo tramite una e-mail".
Ammirevole comportamento, dunque. Dalla primavera scorsa, da quando il ministro Cancellieri ha preso servizio, ella ha fatto «oltre cento interventi», alcuni dei quali, sicuramente, per impedire suicidi in carcere. La situazione al riguardo è migliorata? Ad oggi, 2 novembre, giorno dei defunti, “soltanto” 42 persone si sono ammazzate in carcere, come rileva l'osservatorio di ricerca Ristretti:

Per correttezza, occorrerebbe contare i suicidi avvenuti dal 28 aprile 2013 a oggi (dal primo gennaio a quella data, responsabile del dicastero era il ministro Severino). Comunque, per avere un'idea della validità e dell'efficacia dell'attivismo umanitario della Cancellieri, non avendo ancora disponibile il dato dell'intero anno, bisogna guardare a quello precedente, in cui fonti della Polizia Penitenziaria hanno rilevato:
''Nel 2012, nelle sovraffollate carceri italiane, i detenuti hanno posto in essere 7.317 atti di autolesionismo e 1.308 tentativi di suicidio. Le morti per cause naturali in carcere sono state 97 e 56 i suicidi (36 di italiani e 20 di stranieri). 4.651 sono stati le colluttazioni e 1.023 i ferimenti.
Ora, premesso che ogni suicidio in carcere è una sconfitta dello stato di diritto, va riconosciuto che a fronte dei 56 (o dei 60 come riporta la tabella) suicidi, ci sono stati 1308 tentativi di suicidio e 7317 atti di autolesionismo. Per leggere correttamente i dati, tuttavia, bisognerebbe sapere se e quanti dei 60 suicidi avevano “anche” tentato prima di riuscirci. Comunque, va da sé, perlomeno dovrebbe andare da sé, che di fronte a tale situazione, se il ministro dichiara ad alta voce al telegiornale che egli ha «la responsabilità dei detenuti», siccome ci saranno sicuramente stati degli aspiranti suicidi che sono riusciti a diventare tali, soltanto per questo ella dovrebbe rassegnare seduta stante le dimissioni, perché non è intervenuta per impedire i “gesti inconsulti” dei carcerati che non si chiamano Ligresti. In fondo, mediamente vista la tabella, basterebbero una sessantina di telefonate all'anno per impedire tale epidemia.

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