giovedì 21 novembre 2013

Riduzione all'assurdo

«Una quota di controllo di Sace e Grandi Stazioni, poi quote non di maggioranza di Enav, Stm, Fincantieri, Cdp Reti, il gasdotto Tag. Sono queste le società per le quali si è previsto un pacchetto di privatizzazioni in rampa di lancio nei prossimi giorni. Letta ha anche annunciato il via libera all'operazione di cessione di un pacchetto del 3% di Eni, affiancato a un buyback del Cane a Sei zampe che non farà scendere lo Stato sotto il 30% del capitale, la famosa soglia d'Opa. In pratica, con il riacquisto di titoli azionari la partecipazione del Tesoro, a dire il vero in mano principalmente al Cdp, crescerebbe al 33%; proprio di quel 3% aggiuntivo si avvia la dismissione e Saccomanni ha spiegato che dovrebbe valere 2 miliardi. Il titolare delle Finanze ha aggiunto che sul mercato andranno una quota del 60% di Sace e Grandi Stazioni. Per Enav e Fincantieri si tratta del 40%, mentre "nel complesso delle privatizzazioni che riguarderanno le reti in mano alla Cdp saremo nell'ordine del 50%". "Da queste operazioni - ha aggiunto Letta - dovrebbero entrare tra i 10 e 12 miliardi di euro, di cui la metà vanno a riduzione del debito nel 2014 e l'altra parte a ricapitalizzazione della Cdp".» [via]
Brevissimo dizionario enciclopedico delle cose da privatizzare:

1) SACE (Sezione speciale per l'Assicurazione del Credito all'Esportazione: che cazzovordì? Wikiwiki quarcosa fa capì. Certo, che soddisfazione far il consigliere di tal società, tipo Leone Pattofatto, tutta gente che porcampestaladra sì che l'ha capito come si fa a vivere).
2) Grandi Stazioni (questa è roba che si capisce meglio).
3) Enav (società che controlla i servizi del traffico aereo).
4) Stm. Oh, eccoci a qualcosa di sostanzioso: «È uno dei più grandi produttori mondiali di componenti elettronici, usati soprattutto nell'elettronica di consumo, nell'auto, nelle periferiche per computer, nella telefonia cellulare e nel settore cosiddetto "industriale". Il transponder del Telepass, da tenere sul cruscotto dell'auto, è prodotto dalla ST, così come i sensori di movimento presenti in Wii, iPad e iPhone. È presente principalmente in Italia (tramite la consociata STMicroelectronics srl) ad Agrate Brianza, Cornaredo (Castelletto), Marcianise Caserta, Catania e Arzano, e all'estero in Francia, Malta, Stati Uniti, Cina, Marocco, Singapore e Malesia. È oggi guidata da Carlo Bozotti, Presidente e Chief Executive Officer, dopo che Pasquale Pistorio, a cui tanto si deve per lo sviluppo dell'azienda, e il cui mandato è terminato il 18 marzo 2005, ha assunto la carica di Presidente Onorario. Alain Dutheil ne è invece il chief operating officer e Vice Presidente del Corporate Executive Committee. Gli importanti impianti manifatturieri e laboratori di ricerca e sviluppo che la ST ha a Catania sono il nucleo principale della cosiddetta Etna Valley.»). Una delle poche industrie “quasi” italiane (metà è dei francesi) che produce componenti fondamentali per prodotti d'avanguardia. Bene, se vendono qualcosa del loro 50% magari a società estere, col cazzo che verrà mantenuta la produzione in Italia, lo capisce anche una testadicazzo questa cosa, vero Saccomavvattenealetta?
5) Fincantieri, uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa e del mondo.
6) Cdp Reti. Credo sia qualcosa legato alla Rete di Trasmissione Nazionale (trasmissione di che? trasmissione elettrica? e cioè: vendere la quota che Cassa Depositi e Prestiti ha di Terna? Terna, ricordiamolo, è il primo operatore indipendente (?) in Europa e sesto al mondo per chilometri di linee elettriche - d'alta tensione - gestite).
7) il gasdotto Tag: «Il 10 giugno 2011 ENI cede l'89% delle azioni detenute in Trans Austria Gasleitung GmbH a Cassa Depositi e Prestiti per un totale di prezzo pari a 483 milioni di euro, oltre al rimborso di un finanziamento soci erogato da Eni alla società pari a circa 192 milioni di euro. La partecipazione è detenuta attraverso il veicolo CDP Gas S.r.l. (100% CDP)». Cioè: l'Eni, società controllata dal governo italiano, aveva l'89% di Tag e l'ha venduto a Cdp: che cazzo d'intrecci che fanno e chissà quanto prendono quei porconi sudici rottinculo che fanno da intermediari di queste operazioni, vagonate di milioni di euro, no?
8) Il 3% di Eni: anche qui occorre leggere attentamente, perché i cazzi volano talmente ad altezza del buco del culo degli italiani, che c'è più soddisfazione sapere perché e come si prendono, per vedere se canoscenza implicasse godimento:
ROMA/MILANO (Reuters) - «Eni dovrà ricomprare azioni proprie sul mercato a ridosso del massimo consentito del 10% per consentire al Tesoro di cedere il 3% annunciato oggi dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, senza che lo Stato scenda sotto la soglia strategica del 30%.
L'operazione, spiegata a Reuters da due fonti vicine al dossier, comporta che Eni spenda circa 6 miliardi.
"Eni deve fare un buyback e poi annullare le azioni. A quel punto Tesoro e Cdp si troveranno con quote gonfiate [in termini percentuali]. Questo permetterà al Tesoro di cedere sul mercato una parte della sua quota gonfiata incassando 2 miliardi", spiega una delle fonti.
La seconda fonte conferma che "il buyback sarà del 10%".
Oggi il ministero dell'Economia possiede direttamente il 4,34% di Eni. La Cassa depositi e prestiti, partecipata all'80% dal Tesoro e al 18% dalle Fondazioni di origine bancaria, ha il 25,76%. La quota pubblica ammonta quindi al 30,1%.
Eni quota in Borsa 17,9 euro ad azione. Ai valori correnti è sufficiente un buyback di poco inferiore al 9% per garantire il successo dell'operazione.
Il cane a sei zampe ha già lo 0,31% di azioni proprie. Per soddisfare il Tesoro deve comprare sul mercato un altro 8,85% del capitale (323 milioni di azioni circa) per poi annullare l'intero pacchetto del 9,2%.
A quel punto la quota diretta del Tesoro salirebbe al 4,77%, la quota della Cdp al 28,37%, per un totale in mano pubblica pari al 33,14%.
Il Tesoro potrebbe quindi vendere l'annunciato 3% di Eni restando comunque con una quota diretta dell'1,77%. Considerando la quota della Cdp, alla fine lo Stato avrebbe comunque il 30,1% della società.  Eni può operare da subito. Il cda ha già la delega dell'assemblea per comprare fino a 363 milioni di azioni, il 10% dell'intero capitale.»
Il buyback dev'essere più eccitante di una pratica sessuale.
Italia: «Sì, caro Enrico, buybackami tutta, prima di dismettermi»

Il governo insomma intende privare gli italiani di roba che appartiene loro. Se ne priva - ne ha facoltà per quella triste storia che la nostra è una democrazia rappresentativa e i governanti sono legittimati democraticamente dai parlamentari eletti da noialtri cittadini - per raccogliere, Letta-Saccomanni sperano, 12 miliardi di euro che saranno utilizzati, metà per fare cassa, e metà per ridurre il debito pubblico


Il debito pubblico, nel 2012, è stato pari a 1.989.432 milioni di euro, cioè:
1.989,432 miliardi di euro.
Dunque, sottraendo 6 miliardi a tale cifra, si otterrà:
1.989,426 miliardi di euro.

Una bella riduzione. Una bella riduzione. Una bella riduzione.
L'ho scritto tre volte, ché ci faccio il brodo.

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