sabato 14 dicembre 2013

Il Ceronetti che è in me

Stasera, mentre mangiavo spaghetti aglioglioeppeperoncino, mi è tornato in mente l'editoriale di Guido Ceronetti, I fantasmi dell'aglio free, pubblicato stamani su Repubblica (lo potete leggere tutto qui, che è ancora a pagamento).

Solo lui poteva farlo, Ceronetti, parlare di una cazzata del genere facendone una questione prima linguistica, poi dietologica e infine pseudo-medicamentosa.

E pensare che una volta, tra i venti e i trenta, tutto quello che scriveva lo tenevo in così alta considerazione che, se avessi letto allora un passo come questo,


avrei preso a strofinarmi spicchi d'aglio dappertutto, non solo sulla lingua.

A proposito: Ceronetti narra di Enrico IV di Navarra ma tace su Silvio I di Arcore, il quale - è notorio - l'aglio lo detesta e lo evita accuratamente. Ché per caso lo prende in forma di compresse dell'Arkopharma?

Nondimeno, la pedagogia ceronettiana agisce in me a livello subliminale. Me ne sono reso conto leggendo quanto segue.

Mi spiego. Nonostante non sia superstizioso e non creda a vampiri, spiriti o demoni, io a casa senza aglio non ci posso stare. Controllo sempre che nel piccolo barattolo di cucina ove lo conservo ve ne sia qualche spicchio. E se non c'è vado subito a comprarlo perché non si sa mai.

A proposito di aglio: quand'ero piccolo, ogni tanto, quando mangiavo schifezze o abbondavo in cibi un po' calorosi, mi pigliava sovente un forte, fastidiosissimo prurito all'ano. Quando accadeva, andavo da mia madre a chiedere soccorso. E lei prendeva uno spicchio d'aglio, lo spelava e gli praticava un piccolo foro dal quale faceva passare un filo di spago per farne una collana che mi metteva al collo dicendomi: «Annusa». Io per un po' di ore, o se a sera, tutta notte, portavo questa collanina con lo spicchio - e il prurito spariva.
E il ricordo si accompagna al fatto che il prurito all'ano era diagnosticato con l'avere i bachi al culo. Ecco.
Io li ho avuti, i bachi, ma bastava annusare l'aglio che sparivano.

Ora che ci penso, da adulto non ho più avuto questo problema. Temo che, se si ripresentasse, non esiterei ad prendere uno spicchio d'aglio, eccetera.

Ceronetti si nasce.

4 commenti:

astime ha detto...

Bellissimo pezzo.
A irrilevante supporto della tesi: ho istintiva avversione per chi non mangia aglio.
Come te, non ne sono mai sguarnita. Negli anni ho messo a punto due metodi di conservazione: sgranato e con la sola prima camicia in freezer, solo sgranato in frigorifero. Detesto l'aglio rinsecchito. :)
In queste lande, ai tempi che furono, l'aglio veniva messo al collo quale rimedio ai vermi intestinali.

Tuttavia, devo ammettere, non favorisce le relazioni: basta organizzarsi. :)
Buona domenica

cooksappe ha detto...

ceronetti non è in me

Luca Massaro ha detto...

@ Astime.
Grazie, ma il merito è di quel bischersaggio di Ceronetti.
Ottimi suggerimenti mi offri per conservarlo, anche se la pigrizia m'induce a risolvermi sovente ai supermercati. E per i primi mesi dell'anno a comprarlo di origine chessò argentina o egiziana o marocchina e quindi spagnola e infine italica.
E poi, ecco: i vermi intestinali, giusto! erano quelli che si soleva combattere con la collana d'aglio.

@ cooksappe
Non mi ricordo se già sei passata di qua, comunque, nel caso, ri-benvenuta.
Nel merito: agliofoba?

astime ha detto...

Se ti capita, prova questo: http://www.ailrosedelautrec.com/it_index.php