mercoledì 31 luglio 2013

Buonanotte monetina

Quanto vale commentare le impressioni politiche di uno dei più bravi e apprezzati cantautori italiani? Poco. Quanto dichiarato, indipendentemente dal fatto di condividere o meno cosa ha detto, non pregiudica assolutamente il valore della sua arte. Stupisce, tuttavia, che uno come De Gregori, non si sia accorto del disaccordo tra una risposta e l'altra a due domande di fila di Cazzullo. Leggiamo:
Cos'ha votato alle ultime elezioni? 
«Monti alla Camera e Bersani al Senato. Mi pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile. Sono contento di com'è andata? No. Oggi non so cosa farei. Probabilmente non voterei. Con questo sistema, tanto vale scegliere i parlamentari sull'elenco del telefono».

Dice questo proprio lei, considerato il cantautore politico per eccellenza? L'autore de «La storia siamo noi», per anni colonna sonora dei congressi della sinistra italiana? 
«Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos'è il Pd. Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita.
Bene, non notate anche voi che tra il «Mi pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile» e il continuare a pensarsi di sinistra perché «convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli [...] convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita» ecc. vi sia una madornale contraddizione, dato l'operato classista del governo Monti, non fosse altro per la riforma delle pensioni a firma Fornero che, oltre al dramma degli esodati, ha sacrificato le attese e le speranze di numerose generazioni di italiani?

Mettere fuori gioco le teste di cazzo


Our time gets to be veiled, compromised
By the portrait's will to endure. It hints at
Our own, which we were hoping to keep hidden.
We don't need paintings or
Doggerel written by mature poets when
The explosion is so precise, so fine.
Is there any point even in acknowledging
The existence of all that? Does it
Exist? Certainly the leisure to
Indulge stately pastimes doesn't,
Any more. Today has no margins, the event arrives
Flush with its edges, is of the same substance,
Indistinguishable. "Play" is something else;
It exists, in a society specifically
Organized as a demonstration of itself.
There is no other way, and those assholes
Who would confuse everything with their mirror games
Which seem to multiply stakes and possibilities, or
At least confuse issues by means of an investing
Aura that would corrode the architecture
Of the whole in a haze of suppressed mockery,
Are beside the point. They are out of the game,
Which doesn't exist until they are out of it


versi tratti da John Ashbery, Self-Portrait in a Convex Mirror, The Viking Press 1975

Il nostro tempo comincia a essere velato, compromesso
dalla volontà del ritratto di durare. Lascia intravedere
la nostra stessa, che speravamo di tener nascosta.
Non abbiamo bisogno di dipinti o
di tiritere scritte da maturi poeti quando
l'esplosione è così precisa, così fine.
C'è un qualche senso poi nel riconoscere
l'esistenza di tutto ciò?
Esiste? Certamente il tempo a disposizione
per compiacersi di passatempi maestosi no,
non più. L'oggi non ha margini, l'evento arriva
di botto con i suoi bordi, è della stessa sostanza,
indistinguibile. “Gioco” è qualcos'altro;
esiste, in una società specificamente
organizzata a dimostrazione di se stessa.
Non c'è altro modo, e quelle teste di cazzo
che vorrebbero confondere ogni cosa con i loro giochi di specchio
che sembrano moltiplicare poste e possibilità, o
almeno confondere le idee per mezzo di un'aura
che investe e che corroderebbe l'architettura
dell'insieme in una foschia di scherno soppresso,
sono fuori tema. Sono fuori gioco,
che non esiste sino a che non ne sono esclusi.

Traduzione di Aldo Busi, Autoritratto in uno specchio convesso, Garzanti, Milano 1983

Strappo questi versi dalla loro sede nel tentativo, abbastanza vano, di capire il nostro tempo. L'immobilità del popolo sovrano è determinata dalla volontà di tirare a campare, più o meno bene, con quello che gli è dato. Tuttavia, anche se non ce ne siamo accorti, l'esplosione è già avvenuta, c'è stata una rottura epistemologica - che qualcuno, a giusto titolo, potrebbe anche chiamare rottura di coglioni - che è coincisa, in Italia soprattutto, con la spudoratezza del potere. Perdita totale di ritegno, di freni inibitori, nessun limite alla propaganda: i testa di cazzo hanno occupato tutti i posti di comando e sono riusciti a imbrogliare le carte, a confondere le idee, a rendere impraticabile qualsiasi alternativa di sistema.

Buchidiculo (assholes) che, da più di vent'anni, defecano sulla nazione impunemente con la complicità perversa di chi si riprometteva di esserne sciacquone. 

Per la verità, non volevo limitare il discorso all'Italia. Ma mi ha sempre fatto incazzare il fatto che l'Italia non abbia mai provato a essere un paese politicamente decente per vedere l'effetto che fa.
Poi, va da sé, comprendo che il problema è più generale, non solo italiano, e riguarda il sistema economico e sociale capitalista che ha rapito il pianeta e ci rende, noi umani non capitalisti - i rapiti - come affetti da una sorta di sindrome di Stoccolma: non vediamo alternativa ai nostri padroni, che non chiamiamo più padroni, no, tutt'al più presidenti.

martedì 30 luglio 2013

Il sistema tributario è informato a criteri di progressività

[*]
- Mi sembra giusto: in fondo, chi meglio di coloro che guadagnano oltre 120mila euro possono rilanciare l'economia?
- In effetti... Mi domando solo cosa compreranno con € 629,00 di beneficio.
- Ecco qua, confezione regalo compresa nel prezzo:

lunedì 29 luglio 2013

La disfatta dei debitori.

Al Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, onorevole Enrico Letta, di ritorno da Atene 
«La lotta delle classi nel mondo antico, per esempio, si muove principalmente nella forma di una lotta fra creditore e debitore, e in Roma finisce con la disfatta del debitore plebeo, che viene sostituito dallo schiavo. Nel Medioevo la lotta finisce con la disfatta del debitore feudale, che ci rimette, con la base economica, la sua potenza politica.»*
Ai nostri giorni, nelle nazioni democratiche, una delle principali modalità di lotta delle classi, ossia la lotta che la classe dominante ha intrapreso per conservare e, vieppiù, aumentare il suo potere di controllo degli stati  - e, tramite questi, sui popoli - si compie per mezzo del debito sovrano.
Da un lato abbiamo la divinità dei mercati, creditrice degli stati, alla quale i sacerdoti delle pubbliche autorità devono sottomettersi affinché essa non rifiuti di comprare nuove emissioni di titoli - e per ottenere ciò, i politici offrono ripetuti sacrifici umani che sono chiamati, eufemisticamente, riforme (per inciso: i politici sotto ricatto del debito pubblico mi sembrano dei piccoli Montezuma che tentano di compiacere l'invasore meravigliato, Cortès); dall'altro lato abbiamo il popolo sacrificato, che, a poco a poco, perde molti dei diritti sociali conquistati nel corso di un secolo, perché sono i mercati a chiedere sacrifici, pardon, le riforme.

*Karl Marx, Il Capitale, Libro Primo, Capitolo 3, Il denaro ossia la circolazione delle merci 

(Paragrafo 3, Il denaro, b) Mezzo di pagamento). 
Dato il capitolo e il paragrafo da cui è estratta, sembrerebbe arbitraria la mia estrapolazione e il mio andare per la tangente. Forse è così; tuttavia, è Marx stesso che, proprio prima da quanto me estratto, “provoca” l'azzardo, giacché
«gli stessi caratteri [del creditore e del debitore] possono presentarsi anche in maniera indipendente dalla circolazione delle merci».

domenica 28 luglio 2013

Scambismo commerciale

Giorgio Barba Navaretti, professore ordinario di Economia Politica all'Università degli Studi di Milano, si felicita, oggi, sulle pagine de Il Sole 24 ore, che «la guerra commerciale tra Europa e Cina non ci sarà». 
Il casus belli sarebbe stato provocato dall'Unione Europea che voleva imporre severi dazi all'importazione di pannelli solari made in Cina, in quanto i produttori cinesi erano (sono) accusati di dumping (ossia di vendere in Europa i pannelli a un costo inferiore a quello praticato in casa propria).
Lascio da parte la considerazione che a far la voce grossa contro la Cina sia stata in primis la Germania, perché (presumo) primo produttore europeo di pannelli e che, allo stesso tempo, contro tale voce grossa tedesca, vi siano lamentazioni da parte di alcuni operatori del settore (rivenditori, installatori) i quali, grazie a pannelli cinesi, sono riusciti a guadagnare dei bei soldini. L'accordo comunque è stato trovato su questo principio: «i pannelli esportati da Pechino avranno un prezzo minimo e uno massimo».
I viticoltori francesi, italiani e spagnoli esultano (la Cina minacciava ritorsioni all'importazione di vini europei se i dazi contro il pannelli solari fossero stati approvati). I mastribirrai tedeschi meno, tranne quelli della Volkswagen, Mercedes e Bmw.
Ciò detto (ciao Di Pietro, hai mietuto il grano?), ritorno all'articolo del summenzionato professore, per estrarre quanto segue:
«Sia in Cina che in Europa, le esportazioni sono un motore essenziale per la crescita e le importazioni permettono ai consumatori di accedere ad un'ampia varietà di prodotti meno costosi».
Aldilà della questione specifica pannelli solari cinesi-vs-vino europeo, e aldiqua della pacifica evidenza che «le esportazioni sono un motore essenziale per la crescita», confrontando un consumatore medio europeo e uno cinese, mi domando: se è vero, com'è vero, che un consumatore europeo ha accesso a «un'ampia varietà di prodotti meno costosi» made in Cina (lasciamo perdere se di buona o cattiva qualità),  è altrettanto vero che un consumatore cinese ha accesso alla stessa «ampia varità di prodotto di meno costosi» prodotti in Europa? Dubito, fortemente dubito.
Per capirsi: voglio vedere quanti calzini-pedalini da 2€/3paia fatti in Italia sono venduti ai mercati di Canton. Presumo, insomma, che i consumatori medi cinesi comprino quasi esclusivamente prodotti made in Cina. I soli consumatori cinesi che cercano, comprano e consumano prodotti europei di fascia alta sono la classe dei più abbienti (e in Cina, è appurato, c'è una quantità di miliardari pari a tutto il popolo italiano messo insieme).
E dunque, quasi giustamente: il Tavernello (o il merlot o barbera Zonin), in Cina col cazzo che te lo comprano: vogliono il Brunello, l'Amarone, il Barolo, eccetera. Manco la soddisfazione di rovinargli il fegato a ’sti fetenti cogli occhi a mandorla.

sabato 27 luglio 2013

La sera della ragione

La sera è sempre tardi per stare a riflettere sul proprio destino, pensò un signore vestito di tutto punto e di poca virgola. È già molto se mi concentro sull'intestino e il suo transito, continuò il signore premendo otto polpastrelli sulla sua pancia indurita. 
Ma la sera era tiepida e un fresco vento leggero si era alzato dal corridoio di nord-ovest. Il signore avrebbe voluto continuare a parlare ai commensali, i quali, però, avevano ceduto l'attenzione ciascuno al proprio vicino, per conversazioni più riservate e meno ultimative. Il signore ha notato, infatti, che quando si parla a una platea più ampia l'obiettivo è essere persuasivi almeno quanto basta per farsi dare ragione. È bello avere ragione quando si parla, pensa il signore, anche se, a pensarci bene, il risultato ottenuto lascia sempre un velo d'amarezza, ti mette spalle al muro faccia agli astanti che la ragione sì te l'hanno data, ma per isolarti, per farti uscire dal contesto, per buttarti fuori dal gruppo che continua a parlare tra di sé escludendoti.
Avere ragione è una rappresentazione teatrale in cui tu sei protagonista e ti prendi tutti gli applausi del pubblico; ma dopo, a sipario abbassato, non è al camerino della ragione che verranno regalati fiori.
Il signore si ripromise per l'ennesima volta che, la prossima, sarebbe stato zitto o avrebbe sostenuto una posizione indifendibile così, molto probabilmente, sarebbe riuscito a parlare veramente con qualcuno; e ad ascoltarlo, altresì. Non aveva più voglia di tornare a casa, solo, con la ragione accanto, fredda, insensibile, persino respingente. 
Finalmente, per una volta, non avrebbe dormito con il sonno della ragione e, al risveglio, guardandosi allo specchio, non si sarebbe sentito un mostro.

venerdì 26 luglio 2013

Fiacchetta nera

Sera in cui i pensieri sono fermi, attaccati all'osso, hanno voglia di riposare.
Periodo in cui il blog batte la fiacca. Sto invagabondendo più del necessario. In estate la realtà non si amplifica e quindi tutto passa sottovoce. In attesa dell'autunno caldo, tocca alla fine di luglio esserlo. E ci mancherebbe non lo fosse. 
Io, intanto, sul monitor, monitoro: sto guardando su Rai tre La Grande Storia, Hitler e Mussolini, a colori.




P.S.
Mick Jagger compie settant'anni.

giovedì 25 luglio 2013

Prove tecniche in attesa della Cassazione

Oggi pomeriggio, al sole leggendo, mi si è presentato alla mente Ligresti padre, figli e capitali santi, e mi sono domandato se stesse meglio lui agli arresti domiciliari o io a piede libero. 
«Dipende da cosa intendi con “meglio”» s'è affacciata la vocina della coscienza a tentare di rincuorarmi.
Certo, sta meglio lui ai domiciliari, che un cassa integrato in deroga che abita, magari sotto sfratto, alle Case Minime.
«Non fare del populismo d'accatto», m'avverte la vocina - ancora un suo richiamo e la mando a fare in culo.
Perché viviamo in uno stato di diritto e uno è colpevole solo se viene accertato dopo i tre gradi di giudizio. Sì, vero, ma io mi sotto le palle di aspettare la cassazione per stabilire se uno è un pezzodimerdatestadicazzofottutoparassitaladro oppure no. Ecco.
La vocina tace, l'avevo avvertita. Eppure non posso non controllare il mio perimetro di vita, le mie condizioni qui e là sotto tutti gli aspetti per evincere che no, porca puttana, il mio non è risentimento o populismo, giacobinismo o giustizialismo, è il cielo azzurro intravisto tra le foglie di un nocciolo che mi intima: «Prendi coraggio, spara il tuo giudizio, e di’: “Speriamo che gli sparino nel culo al padre (cit.), ai figli e ai capitali santi, affinché tutto l'accumulo si disperda come coriandoli e sia, finalmente, carnevale pour tout le monde”».

mercoledì 24 luglio 2013

La voce che chiama me

Non sono mai riuscito a scrivere qualcosa per informare qualcuno di essere assolutamente certo di alcunché. Presuppongo e basta. Intuisco e non dimostro. Presagisco e non agisco. 
A me il blog serve essenzialmente per sgombrare la mente da pensieri che non fanno in tempo ad arrivarmi addosso che subito vogliono essere traslocati, impacchettati alla bell'e meglio e spediti, poco adorni e mal confezionati, come se a conservarli avessero fastidi, non sia mai, e volessero trovare un'allocazione diversa per sentirsi probabilmente a miglior agio. In altri termini, se io penso una cosa non la penso a lungo: soffro di pensamenti precoci, li eiaculo velocemente come se avessi fretta di arrivare a quella sorta di orgasmo intellettuale che è vederli pubblicati, ossia mandati in giro a civettare complimenti e/o critiche e/o inscalfibile silenzio. C'è un perché in tutto questo? È una smania, un vizio, una ricerca vana di un sovrappiù di esistenza che altrimenti non sembrerebbe garantito?
No, è una specie di dialogo con me stesso, una “scissione dell'io”, di Paura seconda:

Niente ha di spavento
la voce che chiama me
proprio me
dalla strada sotto casa
in un'ora di notte:
è un breve risveglio di vento,
una pioggia fuggiasca.
Nel dire il mio nome non enumera
i miei torti, non mi rinfaccia il passato.
Con dolcezza (Vittorio,
Vittorio) mi disarma, arma
contro me stesso me.

Vittorio Sereni, Stella variabile, 1981.

Colgo l'occasione di segnalare la puntata di Wikiradio, trasmessa oggi da Radio Tre, ascoltabile anche adesso in podcast, Vittorio Sereni raccontato da Franco Buffoni, nella quale ho ritrovato tal poesia di Sereni (letta in modo straordinario da Buffoni) che non ricordavo così importante e bella. Ah, domani Emilio Gentile, sempre a Wikiradio, dalle 14 alle 14:30 (ma tanto è riascoltabile) racconta la caduta del fascismo.

Dribbling



E al tal Lucas dribblano i coglioni, finanziaramente parlando, ma sono sottigliezze rispetto ai veri dribblatori. Cioè, un tal Lucas va al bancopaz e gli viene da piangere, anche se nota con favore che lo sportello elettronico, ove egli si reca per ritirare la vil pecunia, gli propone tagli bassi, come la vita bassa, e gli si vede il pelo, quello attaccato ai coglioni intendo, ché Lucas mica si depila.
Si depilò il torace, una volta, era inverno, per prova, col rasoio monolama, e gli è dipoi ricresciuto più folto che pria, coi ricciolini, fanno tanto figo i ricciolini al petto.
Ma dicevo che anche Lucas dribbla. Per esempio, egli dribbla sia la sua banca che, ogni volta, allo sportello, gli sponsorizza il prestito per realizzare i suoi progetti, oppure, quando dribbla gli istituti finanziari tipo Agos o Santander Consumer Bank, che gli propongono il prestito dei suoi sogni con un taeg che sfiora il 12%, sticazzi. Ma se Lucas, in un primo momento, pensa a cosa potrebbe farci con ottomila euro sull'unghia, quando legge - in un secondo momento - che, tale cifra, è restituibile in 60 comode rate mensili, e vede altresì che, in cinque anni, anziché ottomila, dovrebbe renderne quasi dodicimila, beh, dribbla tale pubblicità facendola a pezzettini fini fini, come macinato per gatti, che getta allegramente nella spazzatura. Si fottano.

P.S.
Ho messo di mezzo Lucas in terza persona perché in prima mi venivano solo parolacce e oscenità contro quei cialtroni lessicali dei titolisti dei giornali, gli metterei tutte quelle b in bocca come calzini e gli farei ripetere cento volte

Sui i baobab fuori Bombay
sbava al vento e assai si bea
il bel boa che fa il nabab.

cit. da Toti Scialoja.

martedì 23 luglio 2013

Farsi tagliare le orecchie per non sentirsi urlare

*
Appena ho visto il signore con le orecchie a sventola che va dal barbiere a farsele tagliare, ho avuto, per un attimo, l'impressione che costui potesse essere Enrico Letta, ma non ho saputo spiegarmi il perché.
Poi ho letto l'editoriale di Massimo Recalcati su Repubblica di oggi (ancora a pagamento la versione online***), in cui lo psicoterapeuta accusa di «rimozione della realtà» l'illusione di Enrico Letta (o meglio: del Presidente della Repubblica) di dar vita a un governo di unità e di pacificazione nazionali e l'accostamento tra Letta e il signore con le orecchie tagliate ha trovato una qualche pertinenza.

Scrive Recalcati che, in psicoanalisi, la rimozione della realtà «accade esemplarmente nella psicosi» e, come esempio, riporta una storia narrata dallo stesso Freud, storia che vede una madre «colpita dalla tragedia della perdita prematura di una figlia»; madre che sostituisce la figlia perduta «con un pezzo di legno che avvolge con una coperta che tiene amorevolmente in braccio sussurrandogli tutte quelle parole dolci e affettuose che la figlia morta non potrà più sentire».
Secondo Recalcati: «l'idea della pacificazione [...] assomiglia forse a questa sostituzione delirante soprattutto se tale idea “coincide” «con la riabilitazione di Berlusconi come statista ponderato». 
Questo perché, «come accade alla povera madre delirante raccontata da Freud si vorrebbe trasformare la bimba morta e perduta per sempre in una bimba viva e sorridente. Ma un pezzo di legno non fa una bambina, così come Berlusconi non fa uno statista. La pacificazione rischia allora di essere una pura falsificazione».

E perché dunque identifico Letta col signore con le orecchie a sventola? Perché anch'egli, come una brava madre, tiene amorevolmente in braccio il proprio pargolo sussurrandogli paroline dolci e affettuose, ma chi tiene in collo non è un pezzo di legno, ma un Berlusconi intero che, anche se per il momento sta buono perché si sente rassicurato, fa strepitare in sua vece mille scagnozzi e tre arpie. 
Per questo, l'aver creduto che l'unità e la pacificazione nazionali passassero attraverso il riconoscimento e/o riabilitazione di Berlusconi, lo porterà un giorno - non tanto Letta (nipote di suo zio), ma il Pd - a urlare munchianamente per l'ennesima, forse ultima, cazzata politica.

***Oggi non più: ecco qua.

lunedì 22 luglio 2013

Gianroberto l'aruspice

Ho appena finito di vedere, e ascoltare, l'intervista di Nuzzi a Casaleggio e m'è venuto un sonno apocalittico.
Tuttavia, prima di coricarmi, desidero riportare alcuni passaggi trascritti (presi dal blog di Grillo) perché qualcosa non mi torna.

N: In Italia un terzo dei cittadini non è collegato a internet. Lei più volte ha sostenuto che questa arretratezza sia voluta. Perché siamo indietro?
C: Questo è un dato di fatto. Rispetto a Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Giappone, Cina noi abbiamo una diffusione parziale di internet e anche dei servizi che porta.[...]

Lo riscrivo anch'io, per tenerlo meglio a mente: in Italia v'è una diffusione parziale di internet.

N: Caso datagate. Al mondo ci sono giganti, colossi della rete, come Google, Facebook. Ma non c’è una regolamentazione. E alcuni diritti democratici vengono violati, come quello alla privacy. Non crede che possano esserci delle nuove forme di accentramento del potere grazie alla rete? Il m5s come si pone rispetto a queste questioni?
C: Il m5s si è sempre posto per la protezione della persona e per la libertà dell’individuo. Questo in termini generali. Poi se parliamo in termini specifici, quindi parliamo dei cosiddetti giganti della rete, o del datagate, la mia posizione è quella che ci vuole un controllo sovranazionale su questi giganti, che non può essere delegato semplicemente ai consigli di amministrazione di Google o di Facebook per quanto riguarda la privacy, perché altrimenti si rischia una deriva in cui questi gruppi assumono un potere politico superiore a quello degli stati.
N: Non hanno già questo potere?
C: È probabile che ce l’abbiano. È probabile anche che ci siano delle contiguità con alcuni Stati… che possano essere i dati acquisiti da questi gruppi utilizzati per fini politici.
N: Fa riferimento allo scandalo negli Usa?
C: Non solo. Penso che questo sia solamente la punta dell’iceberg.
N: Anche in Italia?
C: Può essere. Ma non ne ho alcuna prova. Diciamo che siamo protetti dal fatto di essere arretrati!

Dunque, grazie alla “diffusione parziale di internet”,  ovverosia grazie al fatto di essere arretrati, gli italiani subiranno meno danni dallo scandalo Datagate. Teniamo anche questo a mente.

N: Nelle ultime settimane secondo i sondaggi il m5s ha subito una flessione. Lei come la giustifica?
C: Non credo ai sondaggi. Quindi non mi do nessuna spiegazione. Ho visto sulla mia pelle che i sondaggi hanno dato valutazioni che poi non si sono dimostrate vere. A partire dalle elezioni politiche. Noi avevamo tutt’altra previsione che poi è stata quella che si è manifestata.
N: Quindi avevate dei sondaggi?
C: No. Abbiamo una valutazione di quello che la rete dà come indicazione generale del trend di un certo tipo di informazione. In questo caso l’informazione politica legata alle elezioni.

Casaleggio non crede ai sondaggi: ne ha ben donde. D'altronde, alla luce dei risultati ufficiali delle ultime elezioni politiche, sono in molti gli italiani che non ci credono. Ok, ma se è giusto non fidarsi dei sondaggi, data la loro scarsa attendibilità, come si può, obiettivamente, dare credito alle indicazioni generali della rete se in Italia essa, la rete, è diffusa parzialmente? E, ancor più, se - in fatto di rete - gli italiani sono arretrati?

Eureka!

Ora so come Casaleggio può avere «una valutazione di quello che la rete dà come indicazione generale dei trend di un certo tipo di informazione»: oltre a essere un guru è anche un indovino, come il famoso Frate - stesso marketing.

domenica 21 luglio 2013

Peti reazionari

Ho dato uno sguardo solo ora ai giornali (online) e, degli editoriali, ho letto quello del professor Angelo Panebianco, che mi segno appositamente qui, come memento, perché nel caso volessi un giorno tentare un'avventura politica lo prenderei come base programmatica per fare tutto il contrario, con fierezza, con fermezza, con l'orgoglio di chi sa che la sterilità del conservatorismo più bieco e putrescente è quanto di più necessario combattere per restituire un minimo d'indipendenza e libertà alla nostra nazione. Infatti, tutta la prammatica che il professore propone è di resa totale alla volontà di potenza di Stati esteri (lo Stato estero, ovverosia gli USA) che trattano l'Italia come una serva (di dolore ostello) che deve sottostare ai loro ordini. Per esempio: gli americani hanno tutto il diritto di prendere per il culo la giustizia italiana in merito al caso dell'agente Cia fermato a Panama e noi dobbiamo comunque sottostare agli impegni presi, come comprare gli F35, appunto. Bene, sia detto con molta serenità: se li ficchi trentacinque volte su per via rettale, professor Panebianco, così sarà contento lei, il Consiglio di Difesa e, soprattutto, gli americani della Lockheed-Martin: vedrà, di poi, come si potenzierà il suo pensiero reazionario. 

sabato 20 luglio 2013

Di noi, i più effimeri

Perché, se si può dunque trascorrere questo po'
d'esistenza come lauro, più scuro un poco
di tutto l'altro verde, con onde piccole ad ogni
margine di foglia (come di un vento il sorriso) –: perché
questa necessità di farci umani –, perché, quando scansiamo destino,
abbiamo nostalgia di destino?...

                                                                                         Oh, non perché ci sia la felicità,
questo vantaggio precoce di una prossima perdita.
Non per curiosità, o per esercizio del cuore
che anche nel lauro sarebbe...

Ma perché essere qui è molto, perché sembra abbia bisogno
di noi tutto quello che è qui, l'effimero che
stranamente ci riguarda. Di noi, i più effimeri. Una volta
ogni cosa, soltanto una volta. Una volta e non più. E anche noi
una volta. Mai più. Ma questo
essere stati una volta, seppure solo una volta:
essere stati terreni, non pare sia revocabile.

Rainer Maria Rilke, Elegie Duinesi, La nona elegia, vv. 1-16

Per la critica testuale delle Elegie duinesi di Rilke, rimando senza esitazione, alle lezioni di Peter Szondi, raccolte nell'omonimo libro tradotto in Italia da Elena Agazzi per le Edizioni SE, Milano 1997.
È da qui che prendo il testo tradotto della nona, i primi sedici versi, sui quali parto perché la sera lo impone.

Io improvviso, anche se c'è poco da improvvisare. Basta leggere piano e fissare subito nella mente le foglie del lauro, anzi no, non importa, peschiamo un'immagine al volo dalla rete, così per fare meno fatica:

Vedete le piccole onde a ogni margine di foglia (come di un vento il sorriso)? Ecco, noi umani potremmo essere così, tranquilli, sempreverdi, resistenti, profumati e invece no, vogliamo farci umani cercando di andare incontro al proprio destino, quale esso sia.
Ma questo non perché ci sia la felicità nel nostro destino e neanche per conoscere quello che presumevamo fosse il contenuto del nostro destino - cosa che anche il lauro - e ogni altro essere vivente - in qualche mondo presente (terza persona singolare - indicativo presente - del verbo presentire). No.
Noi vogliamo farci umani perché - dice Rilke - tutto quello che ci circonda sembra che, per un attimo o per una vita - abbia bisogno di noi, tutto l'effimero (dei rapporti con gli altri e col mondo), «che stranamente ci riguarda». Ci riguarda, l'effimero, perché esso è il nostro specchio; e la cura che ne prendiamo è cura e attenzione per tutte le cose che una volta, anche soltanto una volta entrano in contatto, in relazione con noi. Ed è proprio «questo essere stati una volta, seppure una sola volta: essere stati terreni», ovvero prodighi di riguardo verso l'effimero, che ci rende, irrevocabilmente, umani.

[continua, forse]

Valori d'uso

«L'utilità di una cosa ne fa un valore d'uso. Ma questa utilità non aleggia nell'aria [infatti]. È un portato delle qualità del corpo della merce e non esiste senza di esiste senza di esso. Il corpo della merce stesso, come il ferro, il grano, il diamante, [il legno], ecc., è quindi un valore d'uso, ossia un bene. Questo suo carattere non dipende dal fatto che l'appropriazione delle sue qualità utili costi all'uomo molto o poco lavoro. Quando si considerano i valori d'uso si presuppone che siano determinati quantitativamente [come x quintali di legna] [...] Il valore d'uso si realizza soltanto nell'uso, ossia nel consumo. I valori d'uso costituiscono il contenuto materiale della ricchezza, qualunque sia la forma sociale di questa». Karl Marx, Il Capitale, Libro Primo, Capitolo Primo, “La merce”.
Oggi ho fatto un po' la formica, mezza giornata di lavoro in vista dei freddi autunnali, invernali e primaverili. Giacché, visto l'andazzo, con stocazzo di effetto serra che ha rivoltato il clima come un calzino, la scorsa stagione ho acceso le stufe da settembre ai primi di giugno, e quindi. 
Sì, un po' di fatica, ma certo non come la popolazione di Kuwait City, sceicchi compresi.

venerdì 19 luglio 2013

Cura del Sé

[*]
1.
Ieri pomeriggio, mentre l'igienista dentale mi teneva, con delicata mano, tutta la parte del viso che percorre la mandibola, dal mento fino a sfiorarmi il lobo sinistro, ho pensato per un attimo - un attimo soltanto - a Nicole Minetti, non perché, da vecchio porco, l'avrei voluta lì al posto della mia igienista, no, l'ho pensata solo per confrontare il benessere che mi dava quella carezza di prassi - benessere sul quale mi concentravo per respingere il fastidio della detartarizzazione -, con il benessere che, probabilmente, ricevevano i clienti della Minetti ai tempi in cui svolgeva il mestiere d'igienista dentale.

2.
Stamani visita dal dermatologo della asl per controllo annuale nevi. Tutto bene, c'era sempre la “mia” dermatologa bionda con gli occhi azzurri. Prima di entrare, ho fatto una breve fila allo sportello per pagare il ticket (15€, pensavo di più, anno scorso mi sembra di aver pagato 22, boh, non ricordo). Mentre aspettavo il mio turno, entra una mia diciamo ex quasi fidanzata di quando avevo vent'anni, mi alzo per salutarla sorridendo e lei: «Guarda chi si vede» e mi dà un paio di schiaffi piuttosto forti, aggiungendo «ma te hai fatto un patto con il diavolo che sei sempre uguale?» E io: «E dunque mi rilasceresti ugualmente. Meno male». Se ne va con un sorriso un po' contrariato. E pensare che ne ero, forse, innamorato. Mi ricordo persino che le scrissi un acrostico utilizzando il suo nome e cognome, seguendo il calco montaliano del madrigale privato Da un lago svizzeroMa lei non capì. Da quel giorno non ho più scritto acrostici, ché i miei, le volpi, le fanno fuggire.

Dati causa e pretesto

[*]
Sarà che io sono un massimalista, un populista, un rivoluzionario in pectore, un frocio, un negro, un ebreo, un comunista, però io andrei volentieri davanti alle vetrine dei negozi di Dorce&Giubbata a fargli vedere, con una mazza edile, cosa sia veramente l'indignazione ai due evasori più fashion del globo.

giovedì 18 luglio 2013

Realizzare a pieno il proprio potenziale

Alcuni giorni fa, tramite Lffl, vengo a sapere che
Dal 17 giugno al 31 agosto 2013 Microsoft offre a scuole e università il nuovo Surface RT ad un prezzo speciale. La priorità di Microsoft nel campo dell’istruzione è di aiutare scuole e università, studenti e insegnanti a realizzare a pieno il proprio potenziale avendo accesso a software, hardware e servizi a prezzi convenienti. 
Come ho detto più volte, è dal 2008 che ho abbandonato Windows e che uso Linux. Ciò nonostante, tale prodotto in “offerta” che, di norma, ha un prezzo di listino superiore al doppio¹ proposto a scuole e università, mi farebbe “gola” (164€ +IVA), perché è una macchina di alto livello con un'ottima dotazione software (anche se, accanto a Windows, installerei subito in partizione una distro Linux).
Dunque, ho aperto il file pdf e, dal modulo, ho capito che l'offerta di vendita è riservata alle scuole e alle università. Tuttavia, considerato che Microsoft vuole aiutarmi (nel mio caso come insegnante) «a realizzare a pieno il [mio] potenziale avendo accesso a software, hardware e servizi a prezzi convenienti», ho fatto due cose: ho scritto a Microsoft e ho telefonato al collega responsabile dell'informatica dell'Istituto scolastico dove lavoro per chiedere, a entrambi, lumi.
Mentre Microsoft, per rispondermi², ha impiegato una settimana, il collega è stato encomiabile: è andato dal dirigente e, insieme, hanno convocato un appuntamento col responsabile Microsoft di zona. Il risultato è il seguente: tale Surface RT può essere acquistato esclusivamente dalle scuole (o dalle università) e può successivamente essere dato in comodato d'uso gratuito ai docenti e agli studenti.
Nella mia ingenua ignoranza presumevo di potermi comprare il nuovo pc-tablet della Microsoft tramite l'intermediazione della scuola, ma così non si può fare, perché la scuola non è un mediatore commerciale. Mi dispiace, poiché così non potrò realizzare a pieno il mio potenziale. Nondimeno, mi domando - e domando alla Microsoft Italia - chi saranno gli insegnanti e gli studenti che potranno soddisfarlo, il potenziale, grazie al Surface acquistato ai prezzi proposti per le scuole e le università italiane. Forse quelle che hanno tanti soldi in bilancio da poter comprare copiosi quantitativi del Surface RT da distribuire in comodato gratuito al proprio personale e ai propri iscritti. Sono proprio curioso di vedere al 31 agosto quanti saranno e, di poi, stabilire la percentuale di quanti docenti e studenti italiani saranno potenziati. Se sarà sopra l'1% sul totale me ne comprerò due a prezzo intero, uno per potenziarmi la mente e uno per potenziarmi i genitali, facendo con essi touch touch sullo schermo.

¹È da pochi giorni che Surface RT viene venduto in Italia a 337€, prima costava 487€, e chissà il motivo di tale sostanzioso ribasso.
² Ho scritto a Microsoft da due indirizzi di posta diversi e per inviare la stessa risposta automatica ci ha messo 8 giorni. La allego per far notare due cose: a) la scelta del periodo temporale di tale offerta cade, per quasi tutti i paesi dell'emisfero boreale, nel periodo delle vacanze estive; b) forse le scuole e le università delle altre nazioni sono più ricche, chissà; stupisce, dei paesi della zona Euro, l'assenza della Grecia: che pezzenti (non i greci).

Hi,
Thanks for your interest in Microsoft Surface RT. Please excuse our delayed response as we are experiencing a very high volume of customer orders and inquiries regarding the Surface RT for education limited time offer.
 Order Process:
We are processing orders and responding to inquiries as quickly as possible and we appreciate your patience. As your order enters the first stage of the fulfillment process, you will receive a confirmation email which may include questions and order clarifications. We will then work to process your order as quickly as possible.
Answering Questions:
If you are emailing with a question about the offer, please take a look at the program overview and frequently asked questions below. For questions not covered below, a representative will contact you soon with a specific response.
Program Overview:
Microsoft is pleased to offer special pricing on Surface RT directly to schools and universities for a limited time between June 17, 2013 and August 31, 2013.
Our mission in education is to help schools and universities, students and educators realize their full potential. One way we do this is by offering software, hardware and services at affordable prices to education institutions. Surface RT is a terrific tool for teaching and learning and we want students and educators to have the best technology on the market today.

Frequently asked questions (FAQ):
Q)     Is the offer open directly to individuals? (students, teachers & employees of an institution)
A)      This offer is open for purchase by educational institutions only. This offer is not open to individuals (students, teachers or employees of an institution) for purchase through personal funds. If you are a student or teacher, please take the offer to your educational institution to make sure they know the offer is available for only a short time.
Q)     Is there a minimum quantity requirement for the order?
A)      No, there is no minimum quantity requirement
Q)   How long will it take to get my order?
A)   Order to Shipment timelines are between 7-17 days. Factors that increase time-to-ship include incomplete order form submissions, credit health/history, order size and supply availability.   All shipments will be via standard freight, unless the customer chooses to pay for expedited options.
Q)     What payment methods are accepted?
A)   US/Canada: Payments can be made via an institution (school) Purchase Order or an institution (school) credit card.
Outside US/Canada: Payments can only be made via an institution (school) Purchase Order
 Q)     Which countries is the offer valid in?
A)      Australia, Austria, Belgium, Canada, China (via Digital China), Denmark, Finland, France, Germany, Ireland, Italy, Japan, Korea, Mexico, Luxembourg, the Netherlands, Norway, Portugal, Russia, Singapore, Spain, Sweden, Switzerland, United Kingdom, and the United States (includes Puerto Rico).
Q)   Is there a different order form for each country?
A)      Yes, orders must be submitted using country specific order forms with country specific SKUs and pricing.
Q)     When does the offer end?
A)      The Surface for education limited time offer is open through August 31st, 2013.
Q)     Is the offer extended to Home schools?
A)      We are unable to extend the Surface for education limited time offer to home schools at this time.
Q)  Is there a similar or planned discount on the Surface Pro?
A) This special educational pricing is for Surface RT only. There is currently no special educational price for Surface Pro.

Thanks

Abbi pazienza Urbano, non potevo resistere


Scusate, ma a Cairo chi glieli dà tutti questi soldi, l'Egitto?

mercoledì 17 luglio 2013

Non avete il dovere di leggermi

«Capisco che un'oculista non deve leggere (semmai deve mettere i suoi pazienti in condizioni di leggere). Ma cosa c'entra l'immigrazione e l'eventuale integrazione con le competenze di un'oculista? Ovviamente niente. È chiaro che la nostra brava ministra non ha il dovere di leggermi.»
Capisco che un professore autorevole, politologo d'indubbia fama, che scrive editoriali per il Corriere della Sera (non so se oggi pubblicato sulla colonna di destra o di sinistra, l'ho letto online), non deve leggere gli articoli di uno dei blogger più famosi d'Italia (articoli che, tra l'altro, sono pubblicati su L'Unità online); certo è che, se l'avesse fatto, forse, non avrebbe nuovamente commiserato l'attenzione per la lettura di un suo saggio che egli stesso giudica - al pari di un Alfonso Luigi Marra quando giudica i suoi libri* - il libro definitivo, il manuale di riferimento sull'argomento immigrazione e integrazione.

Ma lasciamo perdere, già Leonardo ha detto tutto al riguardo.
Vorrei soffermarmi sull'incipit
«Quando cadde il Muro di Berlino tutto il mondo libero esultò. L'inconveniente fu che il marxismo-leninismo-stalinismo - in breve, il comunismo - rimase orfano, rimase senza ideologia. In Germania, nel 1959 a Bad Godesberg, la sinistra tedesca ripudiò quel passato e divenne una autentica socialdemocrazia con tanto di Mitbestimmung (cogestione) tra sindacati e padronato (altro che il sindacato di lotta e di conquista come a tutt'oggi la Fiom italiana).
Tutto a giro anche nell'Occidente restano, è vero, schegge di comunisti duri e puri (come Vendola in Italia). Ma il fatto resta che il marxismo-leninismo è morto. Come sostituirlo? In Italia la trovata è stata il «terzomondismo», abbracciare la causa del Terzo mondo.»
Avete capito qualcosa di ciò che ha scritto Sartori? Io questo: che la caduta del muro di Berlino (1989) privò il comunismo dell'ideologia di riferimento (il marxismo-leninismo-stalinismo), mentre la sinistra tedesca abbandonò il marxismo-leninismo-stalinismo nel 1959 abbracciando un'altra ideologia (socialdemocrazia). E con ciò? Aspettate.
«Tutto a giro anche nell'Occidente...[che espressione è “Tutto a giro”, mah!] ... restano, è vero, schegge di comunisti duri e puri (come Vendola in Italia)».
Vendola comunista duro e puro? Sarà, ma a me sembra tanto tenero e tanto impuro (il mio non è un giudizio morale, ma politico, sia chiaro).
«Ma resta il fatto che il marxismo-leninismo è morto». È vero: da un punto di vista biologico Marx e Lenin sono morti. Ora, io Lenin non lo so perché non l'ho (ancora) letto, ma sto leggendo Marx, piano piano, a poco a poco, e - per quel che vale il mio giudizio da studente - mi sembra molto più vivo il defunto Marx che il vivo Sartori. Di più: sono arciconvinto che, tra qualche decennio, sarà molto più probabile che gli umani leggeranno Marx anziché Sartori. Almeno lo spero da un punto di vista evolutivo.
A tal proposito, ributto là questa idea che da un po' mi balena, che è poco più di una intuizione, voglio tuonarla: sostenere che il marxismo è un'ideologia è un abbaglio, tanto quanto sarebbe considerare il darwinismo un'ideologia. Fare a meno di Marx perché il comunismo reale ha fallito è uno dei più grandi errori della scienza politica ed economica contemporanea; sarebbe come se la scienza biologica facesse a meno di Darwin soltanto perché la selezione della razza hitleriana è stata sconfitta dalla storia e il darwinismo sociale confutato (anche se è ancora in atto, drammaticamente, visto il predominio di una determinata classe sociale di parassiti). In breve: l'opera di Karl Marx è una delle più grandi conquiste intellettuali che l'umanità abbia in dote, un capolavoro teorico fonte d'inesauribile ispirazione per comprendere come funzionano le dinamiche che regolano i rapporti economici. E qui mi fermo, vado a leggere Il processo di scambio.

- Sì, ma prima dicci qualcosa sul terzomondismo?
- No, non ho il dovere di scriverne.

*Almeno Marra lo fa a pagamento, mentre Sartori viene sicuramente pagato per i suoi editoriali rincoglioniti.

Il coraggio della servitù...


...all'America.

Sia detto di passata: gli Stati membri dell'Unione Europea dovrebbero porre agli inglesi un aut aut: o entrano nella zona Euro o andassero a fuckoff out of the European Union.

martedì 16 luglio 2013

Il sole ad Astana

Il sole ad Astana
non basta a scaldare
una casta signora
chiamata puttana
dall'autorità italiana

È un sole opaco
quello kazako:
era meglio quello
farlocco
di Casal Palocco.

Ma purtroppo
chissà per quale ragione
prima un giudice
poi un poliziotto
la misero in prigione

Poi tutto si svolse all'insegna
della più assoluta eleganza:
madre e figlia consegnate
agli agenti kazaki,
a passo di danza.

Il ministro cazzaro
non era stato informato:
come fosse un Massaro
seppe tutto dalla stampa
e disse: «Dove sarebbe il reato?»

«Tutto avvenne
secondo procedura.
E se la procedura era sbagliata
la correggeremo
non abbiate paura».

Il sole ad Astana non brilla
per una donna e la figlia.
Certo, non solo per loro
ma per tutti gli schiavi
kazaki costretti al lavoro.

Ci vuole calma:
io, per non bacarmi
troppo i coglioni,
a riprendere Alma
ci manderei Scaroni.

Procaccini d'affari

via Balqis
Chi ha sbagliato deve pagare. 
Chi ha fatto bene deve riscuotere. 
Chi non ha fatto un cazzo deve rimanere al suo posto. 
Alfano: non mi viene in mente niente.
Bonino. Pensavo: se Emma Bonino non fosse stata ministro, ma quello che era prima, e cioè un'esponente del Partito Radicale, si sarebbe imbarcata, via Vienna, per Astana e si sarebbe incatenata davanti al palazzo presidenziale kazako? Magari con Pannella vicino in sciopero del respiro? Fame e sete non sono sufficienti in Kazakistan. 
Bonino. Pensavo: perché il ministro degli esteri, per rimediare allo sbaglio fatto da altri, da Procaccini (e vai!), non s'imbarca con un volo diretto per Astana, con l'obiettivo di riportare in Italia la signora Alma? Sarebbe bello, sarebbe sorprendente. Non riescono più a stupirci positivamente i politici.
Letta. Pensavo: quali sono i rapporti commerciali con il Kazakistan? Cioè, loro ci vendono il gas e il petrolio e noi gli vendiamo, cosa gli vendiamo? Fare lista. Vedere quali aziende italiane hanno interessi cospicui da quelle parti. Fare pressioni su tali aziende. O sennò chiudere i rapporti commerciali se non ci ridanno Alma. Fare i duri duri eccheccazzo. Ci farà paura il kazako. Non verranno mica coi cavalli ad abbeverarsi alla fontana di Trevi. 

Pensierino finale per il sudicio che ha scelto la linea soft del superavvocato Coppi: speriamo vinca Bartali.
«Farà piacere un bel mazzo di rose 
e anche il rumore che fa il cellophane, 
ma una birra fa gola di più 
in questo giorno appiccicoso di caucciù.»

lunedì 15 luglio 2013

Dominare la realtà quotidiana

Un amico mi raccontò la storia di un suo amico che soffriva la realtà e decise di volarci sopra di persona. L'aeroplano era scomodo e costoso, quindi optò per il parapendio. Al primo volo in solitaria, sorvolò una vallata ricca di vegetazione che declinava dolcemente verso la pianura sottostante - geometricamente coltivata da varie colture - che circondava il capoluogo della zona. L'amico del mio amico atterrò secondo la procedura dentro il campo sportivo della cittadina. Dismise l'attrezzatura e si recò nel vicino bar per un caffè. Si sedette a un tavolo sul quale erano depositati alcuni giornali. Prima che la cameriera arrivasse con il caffè, sentì un irresistibile prurito all'ano. Se lo grattò, con perizia. Di poi sfogliò i giornali, a completamento del volo.
Il caffè non era male - disse al mio amico - e la cameriera era meglio. La realtà: non importa volarci sopra, basta frugarla tra le mutande.
Jean-Marc Caracci

domenica 14 luglio 2013

Usurpatori del nome

La chiusa de L'Amaca odierna, se non fosse scaturita dalla penna di un opinionista di professione, parrebbe architettata da un catechista ingenuo e poco avvezzo al linguaggio teologale, giacché Dio, se esistesse e fosse buono, necessariamente sarebbe impotente, altrimenti sarebbe negligente, per non dire accidioso perché per una Malala che è riuscito fortunosamente a salvare - grazie al caso e grazie alla scienza medica umana -, cento (e forse più) non riescono a salvarsi dal fondamentalismo religioso che giustifica la sottomissione della donna e le conseguenti punizioni per coloro le quali si ribellano ai dogmi della fede.
E poi, su che basi Serra sentenzia che i Talebani sono dei blasfemi che usurpano il nome di Dio («buono e potente»)? Chi è, in fede, che può testimoniare di essere il vero e il solo interprete delle “ragioni” e della “volontà” divina? Dio - nelle varie accezioni religiose - non è mai sceso in piazza a dire, «hai ragione tu e tu no, si fa così e cosà», ha sempre parlato per bocca dei profeti - e dei ministri che, seguendo gli insegnamenti dei Libri Sacri, cercano d'interpretare la parola Dio deliberando successivamente dei precetti della fede. Detto altrimenti: qual è l'autorità suprema della religione islamica che può scomunicare e dichiarare blasfemi i Talebani? Mikhail Al Serram?

Premio Calderoli


Calderoli dovrebb'essere ringraziato perché offre a tutti l'occasione di esprimere la propria indignazione politicamente corretta. Anche a me.
Nondimeno, Calderoli va ringraziato perché le sue dichiarazioni qualificano ulteriormente lo stato miserabile dei precedenti governi a guida berlusconiana, con lui ministro, tra l'altro, e tra i più influenti. Sinceramente, fossi il ministro Kyenge mi sentirei più offeso se Calderoli mi avesse riconosciuto come son semblable, son frère (o sa sœur, meglio). Tale offesa (Calderoli la chiama “battuta”: di caccia? «Amo gli animali, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango»), infatti, dovrebbe essere considerata una sorta di premio, di attestazione razzista alla rovescia, giacché chi pronuncia una frase del genere, retrocede necessariamente l'emittente a uno stadio pre-umano, precedente cioè alla comparsa dei primi ominidi che tentavano la stazione eretta. In altri termini, quanto detto da Calderoli fa risalire l'uomo sugli alberi, ma non per essere un Barone rampante, no, bensì per diventare un imbecille gracchiante che se la prende, risentito, con chi ha più intelligenza e abilità di lui.

sabato 13 luglio 2013

Royal fava

«Queste determinazioni della riflessione sono in genere una cosa strana. Per es. un dato uomo è re soltanto perché altri uomini si comportano come sudditi nei suoi confronti. Viceversa, essi credono di essere sudditi perché egli è re». Karl Marx, Il Capitale* 

Questa determinazione della riflessione mi fa venire in mente Berlusconi ma subito mi fermo, con lui basta la parola per capire l'esempio.
Devio l'attenzione sulle monarchie europee - escluso il Vaticano - con una domanda oziosa (nel senso che è l'ozio** estivo che mi fa pensare alle monarchie): tali forme di governo sono cristallizzate a un punto tale che non vedranno mai la fine? In altri termini, i sudditi d'Inghilterra, Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Belgio, Lussembergo, Spagna si comporteranno sempre da sudditi nei confronti dei loro monarchi?
In buona sostanza, quanti royal baby dovranno ancora nascere affinché i sudditi ne abbiano pieni i coglioni?

*Libro Primo, Prima Sezione, Cap I, nota 21 (pag. 70 edizione Einaudi, Torino 1975)
** Una volta, per darmi un tono da intellettuale di provincia, solevo girovagare per le vie della città, del paese o della campagna con un libro in mano che leggevo camminando. Un giorno d'estate mi capitò di passare, leggendo, davanti a un palazzo dove due miei amici stavano traslocando da non so quale appartamento. Uno di loro, con un materasso in spalla, mi fa: «Massaro, posa quel libro vieni a darci una mano, vagabondo».«Non posso», risposi, mostrando loro la copertina del seguente libro
*
Mai vaffanculo ricevuto fu più dolce.

Lo specchio delle sue brame

Fatico, anzi: rinuncio a trovare parole per descrivere lo sfacelo dell'Italia faccia al faccia ammerda: è un esercizio vano, l'ho fatto troppe volte, più o meno da un ventennio, da quando - mi ricordo - egli uscì con l'endorsement per Fini candidato sindaco a Roma, tacciando quelli che votavano a sinistra come “nipotini di Stalin”. A un comizio, l'unico in vita mia che feci per delle municipali, dal palco gli risposi inutilmente che io, porco del suo dio, in camera avevo attaccato due poster, uno di Marilyn Monroe con le calze a rete e l'altro di Paolo Conte, venisse a vedere il culo flaccido, ma niente, non convinsi nessuno; lui, invece, di lì a poco ne convinse milioni. 
Non serve a un cazzo dire “ma come si fa?”, “ma non è possibile”, “ma non esiste”, “nessun paese al mondo” eccetera. Basta. Il paese al mondo esiste e ci è toccato in sorte nascerci, viverci, parlare la stessa lingua che dice babbo, mamma e testadicazzo.
Vada affanculo lui e tutta la sua famiglia, le sue televisioni, tutti i suoi amici, tutti i suoi sodali, i suoi alleati, tutti quelli che gli vogliono bene e si beano della sua faccia, del suo essere, della sua presenza, del suo stile, dei suoi soldi, della sua giustizia, del suo credo, della sua squadra, della sua assoluta eleganza, del suo prognatismo mascherato che rivela la sua insaziabilità. Basta. 
Non esistono soluzioni perché rimanga solo, isolato, un appestato Edipo pronto per l'esilio. Gli resteranno attaccati ai coglioni rendendo più miserabile ancora il suo destino. Non diventerà mai un eroe né tragico né comico perché la zavorra di leccapiedi, che lo circonda in adorazione inqualificabile, lo definisce e inchioda alla croce dell'ignominia. E questo perché, da tanto tempo ormai, non ha più una guida o un modello da seguire, ma si è ridotto ad adorare sé, a glorificarsi, a guardarsi continuamente allo specchio, ma lo specchio delle sue brame gli nasconde da tempo la verità.
« Elige itaque Catonem; si hic tibi videtur nimis rigidus, elige remissioris animi virum Laelium. Elige eum cuius tibi placuit et vita et oratio et ipse animum ante se ferens vultus; illum tibi semper ostende vel custodem vel exemplum. Opus est, inquam, aliquo ad quem mores nostri se ipsi exigant: nisi ad regulam prava non corriges» Seneca, Lettere a Lucilio, 11, 10.