sabato 31 agosto 2013

O sovrani, sovrani

PLUTO (all'araldo) Bisogna farsi coraggio, star calmi e lasciar accadere ciò che è destino che accada. Tu, per solito sei pieno di ardire. Orbene fra pochi istanti accadrà una cosa spaventevole: i contemporanei e i posteri lo negheranno caparbiamente; ma tu lo registrerai fedelmente nei tuoi protocolli.
ARALDO (afferrando la bacchetta che Pluto tiene in mano) Passo a passo i nanerottoli guidano il grande Pan verso la sorgente del fuoco; questo ribollendo sale dal profondo abisso, poi nell'abisso torna a ripiombare: oscura resta la gran bocca spalancata; ma ecco che la fiamma risale e ribollendo trabocca. Il gran Pan sta lì animoso; egli si diverte al magico gioco, mentre a destra e a sinistra si alza in spruzzi di perle la schiuma. Come mai tanta fiducia nel misterioso elemento? Si piega in giù per spiare nel fondo... Ma ecco la barba gli cade nel calderone! Di chi mai sarà quel mento glabro; lo cela la mano al nostro sguardo. Ma oh, sventura! La barba s'infiamma e vola in su, e gl'incendia la corona, il capo, il petto: in lutto ecco trasformata la festa. I suoi coribanti corrono per tentar di spegnere l'incendio, ma nessuno si salva dalle fiamme; più la gente si dimena più il fuoco si allarga; lambito dal feroce elemento già tutto un mucchio di maschere arde.
Ma quale notizia ci giunge, passando di bocca in bocca, da orecchio a orecchio? O notte eternamente funesta, quale sventura ci recasti mai! L'alba prossima annunzierà al mondo ciò che tutti qui rifuggiamo dall'udire. Sento gridare da ogni parte: «Chi soffre questo supplizio è l'IMPERATORE». Qualunque altra notizia deh! fosse vera! Arde l'imperatore con le sue squadre. Maledetto chi lo indusse a venir qui tutto impiastricciato di resina a impazzar tra canti frenetici per la comune rovina! O giovinezza, giovinezza, non apprenderai dunque mai a limitare ragionevolmente la tua gioia? O sovrani, sovrani, non apprenderete mai a unire all'onnipotenza la ragionevolezza?
Già il bosco è tutto in fiamme, lingueggiando esse salgono e lambiscono il soffitto dalle traversine di legno: un universale incendio tutti ne minaccia. Colma è la misura del dolore, né so chi ci possa salvare. E domattina un mucchio di cenere sarà ciò che rimane della reggia sontuosa.

Wolfgang Goethe, Faust, Parte seconda, Atto primo, Einaudi, Torino 1965 (traduzione di Barbara Allason).

La possibilità, il potere di dire di no, di ritornare indietro, di non lasciarsi travolgere dalle promesse, dall'inquietudine di venire meno alla parola data, accorgendosi che ogni parola data è una parola una parola una parola. Ma non può, Obama, non può perché non riesce a non essere il degno presidente della “gentaglia” che rappresenta:
«Sono questi banditi i padroni del mondo che fanno e disfano regimi e nazioni a tutela esclusiva dei loro interessi. È questa gentaglia che nel corso di decenni ha messo al bando il nazionalismo arabo favorendo l’islamismo, l’ala più fanatica e radicale, il pericolo, dopo gli Usa, che l’umanità deve temere di più.» Olympe de Gouges
Assad è un pezzo di merda di dittatore, ok. Ma quanto sono meglio i suoi oppositori, soprattutto i fondamentalisti islamici finanziati dagli sceicchi arabi sunniti? E quanto saranno meglio gli americani quando avranno seppellito sotto le macerie altre migliaia di morti?
«There’s no question that the Assad regime is nightmarish. The atrocities that we’ve seen the results of should sicken everyone. They certainly sicken me – and I would love to be able to find a way to stop them. That, however, does not mean that I would do ‘anything’ that is suggested – however bad things are, they can get worse, and they very often do when a seemingly simple solution is suggested.» Paul Bernal
Damasco è una città strana. Ricordarsi cosa successe a Saul e la conseguente nascita del cristianesimo (giacché Gesù detto il Cristo non ha fondato il cristianesimo, converrete).
Cosa cazzo verrà fondato dalla fulminazione della città bombardata da missili intelligenti?
Aver bisogno di sparare per affermare il proprio dominio – analogo al bisogno di pisciare lungo i bordi della strada per marcare il proprio territorio.
Obama, Obama non riuscirai a unire onnipotenza alla ragionevolezza?
«'We have to do something'. This argument isn't an argument. It's just one step up from 'think about the children'.  If you're thinking 'we have to do something', just do yourself a favour and fill your mouth with cake or something.  And anyway, as I was saying, who is this 'we', mammal?» Richard Seymour

venerdì 30 agosto 2013

Immagina, puoi

"Voglio dare anche - aggiunge Berlusconi - un avviso molto preciso che non è mio ma è dei tanti che in questi giorni manifestano vicinanza stima e affetto: immaginiamoci cosa sarebbe successo nel '48 se la democrazia cristiana avesse tolto Togliatti al Partito Comunista italiano o se il partito comunista italiano avesse tolto la possibilità di fare politica alla democrazia cristiana a De Gasperi, credo che sarebbe scoppiata una guerra civile".

Ma no: immaginiamoci cosa sarebbe successo nel 1994 se la Magistratura avesse ritirato il passaporto a Craxi. Ancora l'ex segretario del Psi, già presidente del consiglio, non era stato condannato in via definitiva: era un “presunto colpevole”, eppure non scoppiò alcuna guerra civile.
Con Berlusconi, se decadrà da senatore e sconterà, com'è giusto che sia, la condanna (ai domiciliari o al servizio civile), l'unica guerra che scoppierà sarà il rintronamento mediatico (già in corso) che le sue televisioni e i suoi giornali scateneranno per celebrarlo, ininterrottamente, in tutte le salse, dai tg ai talk show, come eroe perseguitato dalla malagiustizia e vittima dell'odio dei suoi nemici politici di sinistra.
Se invece mi sbaglio e sarà guerra civile vera di schiaffi e sputi, io ho già pronto treppiedi e madonnina in peltro, uniche mie armi convenzionali.

Spendi spandi, italiano

*
L'articolo, vera e propria lamentazione (come se non ci fossero anche risvolti positivi derivanti dal suddetto calo), lascia trapelare, senza dirlo, che il «crollo nelle vendite» è dovuto alla crisi economica che ha colpito gli italiani, i quali - avendo meno soldi da spendere - limitano i consumi, compreso quello dei carburanti (tranne il gpl, in aumento nelle vendite e, immagino, l'articolo non ne parla, il metano).
Da tale diminuzione - è pacifico - deriva anche un “danno” per l'erario statale.
Che stronzi, noi italiani: consumiamo meno carburante apposta per far dispetto allo Stato. Lo Stato che, poverino, rischia bancarotta per colpa della nostra avarizia. Non sappiamo forse che per ogni litro di carburante si pagano 16 accise?
0,000981 per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936

  • 0,00723 per il finanziamento della crisi di Suez del 1956
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  • 0,00516 per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963
  •  
  • 0,00516 euro per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966
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  • 0,00516 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968
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  • 0,0511 euro per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976
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  • 0,0387 euro per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980
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  • 0,106 euro per il finanziamento della guerra del Libano del 1983
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  • 0,0114 euro per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996
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  • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004
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  • 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005
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  • 0,0071 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011
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  • 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011
  •  
  • 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011
  • 0,082 euro per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011
  •  
  • 0,02 euro per far fronte al terremoto dell’Emilia del 2012
  • Senza contare l'imposta sulla fabbricazione dei carburanti e, infine, l'Iva al 21%.
    Consumare petrolio, in Italia, è un dovere civico, molto più che rispettare l'ambiente non gettando rifiuti o mozziconi accesi lungo il bordo della strada. Per fortuna il governo in carica se n'è accorto. Credo, infatti, che aver tolto l'Imu sia, in realtà, una mossa strategica per spingere noi italiani a consumare più carburante: ora non abbiamo più scuse per permetterci un pieno di gasolina.

    Infine, riporto una tabella, tratta dall'automobil club svizzero, che confronta i costi di benzina (95 e 98 ottani) e gasolio di tutta Europa.


    Giusto per controllare gli antipatrioti che vanno a fare il pieno in Lussemburgo.

    giovedì 29 agosto 2013

    Allucinanti ritornelli

    E scende in campo anche Mediaset, sostenendo di aver «sempre operato in totale legalità e trasparenza», ricordando la rinuncia dei suoi vertici a un condono fiscale `tombale´ e che la presunta evasione, oggetto della condanna di Berlusconi, sarebbe solo lo 0,1% dei circa 6,5 miliardi versati da Mediaset negli ultimi dieci anni allo Stato. [La Stampa]
    E dài con questo riflesso condizionato che incanta i gonzi incollati alle reti berlusconiane. 
    La presunta evasione non è presunta: è accertata tale da tre gradi di giudizio. È l'0,1% di 6,5 miliardi? È poco? È tanto quanto basta per aver commesso un reato. È come se, per esempio, sputassi in un occhio a Berlusconi e lo centrassi soltanto con l'0,1% di saliva: cosa direbbe un giudice se dichiarassi che il restante 99,9% di sputo era destinato allo Stato?
    Inoltre, a fronte dei 6,5 miliardi di euro di tasse versate allo Stato negli ultimi dieci anni, quanti miliardi sono stati legalmente, sì, ma nondimeno monopolisticamente incassati da Mediaset, grazie a una legislazione radiotelevisiva che ha favorito e continua a favorire un'unica impresa privata? Com'è facile guadagnare senza la concorrenza e, inoltre - e non solo nei suoi anni di governo, di aver “controllato e diretto”, mediante suoi uomini di fiducia, la Radio Televisione italiana? Per citare solo un esempio abbastanza recente: ricordate l'ex Direttore Generale Rai, Mauro Masi, il quale, tra le tante malefatte, ha impedito che la Rai accettasse i 300 milioni di euro in 5 anni che Sky tv di Murdoch offriva per trasmettere via satellite i canali della rete pubblica, provocando così un cospicuo danno finanziario e condannando la Rai solo al Digitale terrestre? Beh, io lo ricordo, e gli sputerei in un occhio.

    Valore d'uso 3.0

    Respirare lavanda.

    mercoledì 28 agosto 2013

    Una certa assemblea di vermi politici si sta occupando di Lui

    RE – Ebbene, Amleto, dov'è Polonio?
    AMLETO – A cena.
    RE – A cena? Dove?
    AMLETO – Non dove mangia, ma dove vien mangiato. Una certa assemblea di vermi politici si sta occupando di lui. Il Verme è il solo Imperatore, per quanto riguarda la dieta! Noi ingrassiamo tutti gli altri animali per ingrassar noi, e quindi ci ingrassiamo a nostra volta per ingrassare i vermi. Un re bello grasso e uno smunto pezzente non son che due piatti diversi a una stessa tavola. E questa è la conclusione.
    RE – Ahimè, ahimè!
    AMLETO – Un uomo può ben pescare con quello stesso verme che s'è pasciuto del re, e mangiar poi quel pesce che s'è cibato di quel verme.
    RE – E che vuoi dir con tutto questo?
    AMLETO – Volevo soltanto mostrarvi come un re possa permettersi un viaggio ufficiale attraverso le budella d'un mendicante.

    William Shakespeare, Amleto, (traduzione di Gabriele Baldini per Rizzoli, Milano).

    È impressionante come «una certa assemblea di vermi politici» (1, 2) non sia capace di sbarazzarsi del Verme (politico) più grosso e famelico, nonostante costui sia stato passato in giudicato e dichiarato dalla Legge italiana (uguale per tutti?) un delinquente.

    A mio avviso, gli elettori del Pd ,avviliti dalla presente situazione, diventeranno dei potenziali Amleto capaci di scambiare il partito per un topo da seppellire con il non voto.

    martedì 27 agosto 2013

    Sparare idee

    In Siria da tempo si fanno la guerra, una guerra civile tra siriani. Ora è partita la bambola dell'intervento perché l'esercito lealista di Assad - dicono gli americani e gli inglesi, ma non hanno ancora le prove - avrebbe usato armi chimiche. 
    A cosa mira l'intervento? A fiaccare l'esercito di Assad e a favorire gli eserciti ribelli, di modo che il dittatore venga finalmente detronizzato. 
    E poi? Ora, lasciando da parte il fatto che tra queste ultime fazioni vi sono anche i fondamentalisti islamici di Al Qaeda, non è evidente che le bombe non pacificheranno un cazzo e che, anzi, alimenteranno ancor più la guerra e lo scontro? Gli esempi dell'Afghanistan, dell'Iraq, della Libia non dimostrano questo? Ok, se lo scopo principale è l'instabilità perenne delle nazioni del vicino e medio Oriente, allora una logica (di merda imperialista) s'intravede.

    In Siria da tempo si fanno la guerra. I morti ammazzati sono quasi centinaia di migliaia. I profughi milioni. I disperati che subiscono senza combattere altrettanti tanti.
    Io non sono un pacifista tout court. Se ci sono due contendenti (oppure, come nel caso siriano, Assad e il partito Bath contro tanti, anche se più deboli), se non trovano ragioni per un accordo “pacifico” e vogliono farsi la guerra, che se le diano pure di santa ragione ma senza coinvolgere la popolazione civile.
    Sparo allora la mia idea (meno pericolosa e, forse, più intelligente di un Tomahawk): anziché sparare supposte esplosive da milioni di dollari l'una, offrire soggiorno gratuito, a tempo determinato (il tempo di far cessare il conflitto), a tutti i profughi siriani nelle pressoché deserte località egiziane sul mar Rosso (pagherà zio Frank). Tra poco l'estate finirà, più che pensare a seppellire i morti occorre confortare i vivi. Dopo questo mini esodo, operarsi per creare una sorta di cordone umanitario per far uscire tutti i siriani non combattenti, che subiscono la guerra. Una volta svuotata la Siria di civili, lasciare i vari eserciti combattersi fino a che uno dei contendenti prevalga. Fare poi accordi e affari con quest'ultimo per la ricostruzione del paese.

    Suggerimenti bis

     Auspicabili evoluzioni
    Aria
    Acqua
    Che bel modo di fare la guerra sarebbe.

    Suggerimenti

    *
    Meglio farebbe a lanciare gli iPad, costano meno.

    Update tecnico.
    Data la news sullo smartphone, ho tentato di pubblicare, con cattivo esito, tale post(ino) al volo. Ricorreggo ora sul pc casalingo.

    lunedì 26 agosto 2013

    Lucas doing his homework


    Stamani ho scoperto questo dipinto e mi sono incantato, sono andato indietro nel tempo, mi sono rivisto prima bambino, poi ragazzo e anche ora, in una supponente età di mezzo, dentro il mio lavoro, una finestra, uno scrittoio, uno schermo e una tastiera al posto dei fogli svolazzanti e gli occhi che, sovente, si socchiudono per far decollare l'immaginazione.
    E le mani in tasca, pure, perché l'immaginazione ha bisogno di sensorialità, di toccare ciò che vede nel ricordo o nella costruzione fantasiosa di possibili (o impossibili) vissuti. A volte, qualcosa tra le mani cresce ed è buon segno, il presentarsi di un piacere che vivifica dopo che, col tempo e l'esercizio, ha smesso di mortificare. 
    Cullarsi dentro una solitudine controllata, l'esser circondato da oggetti che riflettono il pensiero - ecco, questo ho sempre amato sin da piccolo, e non ho mai capito, mai, chi non sopporta neanche un minuto di restare solo. Per me la solitudine - come diceva qualcuno ma non ricordo chi - è spagnola, nel senso di soledad, parola che contiene il sole e non la chiusura, il calore percepito del proprio corpo e non il freddo, la capacità di autoabbracciarsi e di assumere, come Belacqua (tanto amato da Samuel Beckett), una posizione intrauterina, la navigazione nel liquido amniotico della quotidianità.
    Oramai sono nato, e il caso e la necessità (insieme a determinate condizioni sociali)  hanno favorito, in me, una sorta di eudemonismo, di apprezzamento del vivere in sé, nella convinzione che sia una fortuna essere piuttosto che non. Ho avuto culo, chissà, e spero di continuare ad averlo quanto basta per non perdere la testa e proclamare vangeli. Tra l'infinitamente piccolo e viceversa sentirsi nel mezzo, anche e soprattutto dentro la circonferenza che contiene tutti gli umani, tra i pochi pezzi di merda al centro che consumano il mondo e la moltitudine periferica dei disperati, quelli che fanno numero ma non sono o vorrebbero non essere, persi dentro fame e guerre, barconi e gradini delle stazioni ferroviarie occidentali. 
    Le mani continuano a frugare, con insistenza. Ora stop, è bene apra gli occhi e la smetta. Questo autocompiacimento (che in fondo è un autoassolversi) è stucchevole. Per fortuna, il bagno il vicino. Per curare l'orgoglio, credete, non c'è niente di meglio che lo sciacquone.

    La solitudine dei Galli Della Loggia

    Per una tale metà del Paese, [gli elettori moderati, NdB] così pervasivamente, antropologicamente, antipolitica, il rischio è quello di identificarsi solo nella contrapposizione alla sinistra, di essere sensibile solo a questa parola d'ordine: e di trovare leader esclusivamente capaci di vellicare questa contrapposizione. Laddove, viceversa, alla debole strutturazione politica attuale dell'Italia moderata si dovrebbe, e forse si potrebbe rimediare (cominciare a rimediare), cercando di darle un fondamento in strati culturali i quali, sia pure nascosti, probabilmente esistono al fondo di gran parte di essa. Se non altro come fantasmi di un passato lontano. Un certo senso dello Stato e dell'interesse pubblico, l'idea della Nazione come vincolo di solidarietà e scudo necessario nell'arena internazionale, e poi l'orizzonte della compostezza, del saper leggere e scrivere, del giocare pulito, e sopra e prima di tutto la necessità di essere liberi in modo non distruttivo. Illusioni? Anticaglie? E perché, le idee dei modernissimi intelligentoni di Scelta civica erano per caso più interessanti o più convincenti (alzi la mano chi ne ricorda qualcuna)? 
    Qualcuno mi sa dire perché il professor Ernesto Galli Della Loggia (quanto mi piace scrivere il suo nome per intero) ha il dente così avvelenato contro Monti? Perché, all'epoca, non fu consultato per redarre lo statuto di Scelta Civica? O le ragioni dell'antipatia sono altre?
    Riguardo al tema dell'editoriale, secondo me si evince un'assoluta discordanza tra il termine moderati e il contenuto politico di coloro che si fregiano di tale nome, dato che, la cosiddetta «area moderata»
    se ci si pensa con attenzione - Dc a parte, che aveva natura e origine diverse, e a parte le formazioni monarco-fasciste ereditate dal passato precedente - [...] in settant'anni non ha espresso che due formazioni significative: l'Uomo Qualunque (che visse una brevissima stagione dal 1944 al 1947) e Forza Italia
    Orbene, chi di politicamente meno moderato c'è stato e c'è di tali formazioni politiche? A mio avviso, perfino i Cinquestelle li battono sul fronte del moderatismo.

    domenica 25 agosto 2013

    Ilari uccelli svergognati


    Insomma falchetti e colombine indispettite starnazzano che «si deve togliere l'imu, si deve togliere l'imu, si deve togliere l'imu» per trovare una scusetta più qualificata per fare cadere il governo, ché, altrimenti, gli elettori moderati si spaventano e la campagna elettorale deve avere un leit-motiv più consistente della riforma della giustizia pro domo Berluscon.

    Per concludere, così per salire di livello ornitologico, ricopiamo:

    Upupa, ilare uccello calunniato
    dai poeti, che roti la tua cresta
    sopra l'aereo stollo del pollaio
    e come un finto gallo giri al vento;
    nunzio primaverile, upupa, come
    per te il tempo s'arresta,
    non muore più il Febbraio,
    come tutto di fuori si protende
    al muover del tuo capo,
    aligero folletto, e tu lo ignori.



    Eugenio Montale

    sabato 24 agosto 2013

    Il potere del cervello


    Oggi, leggendo questo post di Phastidio, pensavo a come il potere del cervello abbia condotto l'umanità in un'assurdo cul-de-sac economico e finanziario, che per uscirne, per tentare di risolvere e sanare tutte le fottutissime assurdità volute dal Mercato, è inutile - come vogliono coloro che si sono arresi alla vulgata capitalista - dannatamente inutile abbandonarsi alle pie speranze di riforma del sistema, giacché siamo a un punto in cui, come ripete sovente Olympe de Gouges, che non sarà possibile risolvere alcun problema senza risolverli tutti. 
    La classe dominante, come le tette della ragazza, occulta le informazioni e il nostro cervello, che non vede le scalette che ci fanno uscire dal nostro presente Truman Show, resta imbambolato a domandarsi se quelle tette sono finte o no, riformabili o meno, e alla maniera migliore per titillarle i capezzoli.
    A proposito, i suoi avranno il piercing?

    venerdì 23 agosto 2013

    Chiamatemi Chelsea

    Per dire la verità occorre cambiare sesso e, dato che non facevo in tempo ad andare dal chirurgo, sono andato veloce a cercare abbigliamento femminile, e poi di corsa via, a farmi la ceretta, a truccarmi, a dipingermi artisticamente le unghie, quindi dal parrucchiere per una parrucca con frangia à la Valentina di Crepax, un collarino nero al collo, molto figa insomma come crossdresser, baffi e mosca permettendo. Quindi, così acconciato, sono tornato alla festa in cui, poco prima del mio travestimento, una parente acquistata di quindicesimo grado sosteneva, impunemente, nel silenzio attonito dei commensali, che i giudici della Cassazione hanno confermato la colpevolezza di Berlusconi perché sono comunisti che lo odiano. Bene, mi sono riposizionato nella sedia di fronte a lei e, riassettandomi le tette finte, con quanta più voce potessi, ho urlato:
    - Brutta fottuta cretina testadicazzo, vattene affanculo e crepa te e tutti quelli che la pensano come te. 
    L'erezione che è seguita allo sfogo ha rovinato tutta la mia femminilità.

    Valore d'uso 2.0




    A me i Kartoffeln mi fanno una sega.

    giovedì 22 agosto 2013

    Scoprire le carte, please

    L'Associazione Nazionale Magistrati ha un bel e giusto lamentarsi dell'attacco vergognoso che i media berlusconiani hanno disposto subito dopo la sentenza che ha sancito, in via definitiva, che Berlusconi è un delinquente.
    Ma questo lamento quanto vale e quanto può contro la continua, incessante litania che, a poco a poco, entra nei milioni di cervelli allevati, per decenni, nella vasca della propaganda berlusconiana? Rete 4, Canale 5, Italia 1, il giornale di famiglia e annessi, gli editori Caltagirone, Angelucci, Ciarrapico (e stendiamo un velo pietoso sui foglianti) - e ciò che ancora resta delle scorie berlusconiane (molte) in Rai - fanno il lavoro miserabile e il messaggio che i giudici sono merde cattive e Berlusconi un perseguitato politico viene ripetuto tanto quanto basta fino a diventare, per le testedicazzo pronte a rendergli il voto, un meme, una verità incontrovertibile.

    Proposta indecente: il Pd salvi Berlusconi non tanto per la fottuta governabilità, quanto per avere in cambio uno scalpo ben più consistente del toupet del pregiudicato, ossia: il riassetto del sistema radiotelevisivo italiano, l'imposizione alla vendita di due canali televisivi perché un privato non può averne più di uno (come sempre avrebbe dovuto essere e non è stato) e, in più, per mettere un tetto severo alla raccolta pubblicitaria. E ancora: l'impossibilità - aggirata coi prestanome familiari - di essere, allo stesso tempo, editore televisivo, giornalistico e librario. Aut aut, senza fratelli, figli, nipoti, né cugini di terzo grado a prendere per il culo la legge. Con una postilla finale: rendere incandidabile a qualsiasi tipo di carica politica chiunque si occupa, in vario grado, di editoria. 
    Vedere se l'evasore ci sta. 
    Io dico di no.


    Votare il vuoto

    Prendo il riassunto di Giglioli e penso che quelli del Pd, intendo la dirigenza, qualsiasi cosa accada, anche e soprattutto se - come minimo - voteranno per la decadenza di Berlusconi senatore, devono dimettersi (per usare un eufemismo), lasciare i loro posti, diventare assenti. 
    Hanno fatto di tutto per non rappresentare le ragioni politiche di coloro che li hanno eletti. Di più, hanno fatto tutto il contrario di quello che gli era stato richiesto dagli elettori con la misera speranza di un voto. 
    Via, dunque, dissolversi, ognuno a fare altro fuorché occuparsi di politica. Resti il vuoto: sarà bellissimo votarlo alle prossime elezioni.

    mercoledì 21 agosto 2013

    La paura di perdere il controllo

    Ieri, prendendo spunto da un grafico (tratto dal blog di Paul Bernal), ho scritto di alcune mie preoccupazioni derivanti dal controllo di internet da parte delle Potestà e dei Principati; e, oggi, dallo stesso blog che ho indicizzato, trovo un post, «Four fears for authoritarians», che non posso non segnalare perché in esso si trovano, in maniera esauriente e precisa, le ragioni che spingono il Potere ad assumere un controllo più invasivo ed esasperato di internet. Ragioni che
    «They’re inspired by the same fear that have enveloped authoritarians for centuries: a fear of losing control
    A parte, ma mica tanto, un esempio di perdita di controllo è quello che hanno fatto al
    «compagno brasiliano di Glenn Greenwald, il giornalista del Guardian che per primo raccolse le rivelazioni della talpa Snowden» [Euronews]

    martedì 20 agosto 2013

    Internet, due palle

    A questo diagramma (trovato qui) occorrerebbe aggiungere un altro sotto-insieme per specificare quante sono le persone che hanno un'idea di come gli Stati (Uniti e disuniti) e le multinazionali sanno controllare i nostri movimenti, i nostri gusti, le nostre attitudini, le nostre preferenze, in pratica quanti siamo a sapere che, mediante internet, portiamo voti all'altare della Sorveglianza.

    A me sembra, per il momento, di agire secondo le leggi in materia, rispettando i principi del nostro codice civile e penale: tuttavia, quanto del mio uso, o meglio: del mio essere dentro internet - produzione (blog, un po' di social network) e consumo (letture, ascolto, visioni) - potrà un giorno essermi imputato?
    No, il discorso non tiene. Mi sembra di parlare come se alla fine del salmo, del mio salmo (scrittura e navigazione) ci sia un Giudice supremo che deciderà se dovrò essere punito o premiato. Il punto è diverso. E non è neanche mio particolare, individuale. È collettivo. Adesso la Sorveglianza - dicono - è mirata a controllare terrorismo e criminalità. E finché non ci comportiamo da terroristi o da criminali non dobbiamo preoccuparci. Per esempio: non mi devo turbare se le mie telefonate o le mie navigazioni sono registrate; non mi devo inquietare se, per esempio, Google o Amazon o Facebook sanno cosa cerco, cosa desidero e cosa acquisto, dove vado. La [mia] preoccupazione, casomai, dovrebbe essere di altro tipo, ossia che internet si trasformi in qualcosa di più insidioso e invasivo della televisione, che diventi contenitore che costringe e soffoca pensieri e azioni dentro un recinto determinato dal sistema, un rodeo dove ci si illude di domare il vitello d'oro della possibilità offerta dal mercato. Tutti abbiamo un'enorme libertà di navigare negli spazi sconfinati del sapere, sì, ma tutti, prima o poi, ricadiamo nello spazio confinato del sapere unico.

    «Te la mettono lì, la libertà è alla portata di tutti, come la chitarra. Ognuno suona come vuole e tutti suonano come vuole la libertà.»

    lunedì 19 agosto 2013

    Mi pare poco

    Bastia, il porto vecchio e la cattedrale di San Giovanni Battista ieri sera
    La barista del bar della nave veloce che mi riporta in Italia - capelli castani un po' crespi, tenuti insieme da una coda di cavallo approssimata; faccia severa che offusca persino il lucore dei suoi grandi orecchini d'oro - non mi degna di uno sguardo nonostante io sia da alcuni minuti davanti a lei al registratore di cassa per pagare il caffè prima di prenderlo, solo questo, di solito nei bar che non conosco mi comporto così. E invece no, così non dovevo fare, dovevo fare la fila, dire «Un caffè» quand'era il mio turno, avrei pagato poi. Ma chi cazzo lo sapeva, non volevo passare avanti agli altri, solo pagare, il caffè me lo avrebbe fatto quando sarebbe stato il mio turno, e invece no, dice la barista, così le scombussolo i piani ordinati di evacuazione dell'orda caffeinomane dei naviganti saliti all'alba a stomaco vuoto, e perché in fondo è lei che tiene la cassa e che fa il caffè insieme, mentre l'altro suo giovane collega si limita a distribuire, a chi li vuole, croissant surgelati poi riscaldati, francamente disgustosi, e a sparecchiare il bancone - ma questo lo si capisce dopo, mica al volo. Che metta le istruzioni, suggerisco, come quelle ben illustrate a video per indossare il giubbotto di salvataggio. A questo punto, a collo torto, si decide a farmi il caffè anche se, chiaramente, avrebbe preferito non farmelo e mandarmi a fare in culo - cosa che ha sicuramente fatto, in corpo in corpo. Chissà dove finiscono gli accidenti e i vaffanculo che si mandano e si ricevono. A volte ci penso, anche se è un pensiero inutile. Sono tensioni proletarie che si sciolgono in vacui esercizi di potere. Giochini di ruolo in cui ognuno, dalla sua posizione, esercita un potere velleitario e ininfluente. Ci si controlla a vicenda, dentro uno spazio perimetrato che assomiglia a una prigione. Guai a invadere, a mettere i piedi nel territorio altrui: potremmo aver voglia di prenderci a brani, o di abbracciarci - due modalità di esprimere la stessa disperazione.

    P.S.
    Il titolo del post è un rimando al titolo del post odierno di Olympe de Gouges.
    Ah, vacanza corsa finita. Adesso casa.

    venerdì 16 agosto 2013

    Confessioni di un rivoluzionario in riva al mare

    Connessione di fortuna, poche parole per non perdere vizio e virtù del presente esercizio bloggheristico. Non mi sono segnato niente, non ho portato quadernini, i pensieri, tutti, si sono franti - e si frangono lungo la battigia. Belle spiagge bianche, ognuna diversa. Ma vabbè. Leggo poco, nonostante il mio Kindle contenga biblioteca minima.
    Ieri, i conoscenti francesi compagni d'ombrellone, mi hanno chiesto cosa leggessi e, per tagliare corto e non perdermi nell'elenco sparpagliato, mi sono limitato a dirgli questo. Per giustificarmi, mi sono dipoi perso in una critica confusa del sistema capitalistico, col mio francese incerto, ch'è tutto dire.
    E la scomparsa della classe media, io, classe elementare, e i ricchi che sono sempre più ricchi, il terzo stato, la necessità di una rivoluzione globale che strappi tutti i peli dei coglioni ai satrapi zecche del globo terracqueo.
    Ma quando poi, la gentile signora, con la dolcezza del francese cantato sottovoce, mi ha chiesto di Berlusconì, mi sono taciuto, contrito, tutti i miei propositi rivoluzionari d'intonare una marsigliese universale sono andati a fondo, stonati.
    Meno male il mare era calmo.


    martedì 6 agosto 2013

    Al Congresso

    a Pippo Civati, «eterno propinante», nel suo diuturno affanno di spiegare cosa dovrebbe fare il PD.

    Se l'uomo è l'inventore della vita
    (senza di lui chi se n'accorgerebbe)
    non ha l'uomo il diritto di distruggerla?

    Tale al Congresso il detto dell'egregio
    propinante che mai mosse un dito
    per uscire dal gregge.

    Eugenio Montale, Diario del '71 e del '72.

    Veronica, perché?

    - La conosci te?
    - La conosco per sentito dire.
    - Cosa ne hai sentito dire?
    - Che è presidente della casa editrice più grande d'Europa (almeno sembra), ottenuta dal padre tramite la corruzione del giudice arbitrale praticata da avvocati iscritti al suo libro paga (do you remember Cesare Previti?).
    - Ma una volta diventata presidente di tale casa editrice, come ha operato?
    - Non me ne importa una sega, ma non credo assolutamente che l'andamento editoriale e di  mercato dell'azienda sia dipeso da lei.
    - È sposata?
    - Pare. Credo sia anche madre.
    - Ha amanti?
    - Non lo so.
    - Ha tendenze sessuali particolari?
    - Boh, e chi lo sa? A occhio, direi le piace il femdom.
    - Ti faresti penetrare da lei?
    - Ci ha già pensato il padre, a me, come ad altri cinquantamilioni di italiani non consenzienti. I consenzienti continuino pure, se gli piace, qualcuno di loro anche pagato a ore. Ma in privato, non più in pubblico, per favore.
    - Eppure lei figlia potrebbe riuscire, là dove lui padre ha fallito; e cioè a essere una brava politica in grado di governare nell'interesse generale.
    - Quel nasino algido che spunta dalla faccia diafana mi fa altamente sospettare il contrario.
    - Ma così ti condanni alla fisiognomica.
    - Dici? Prova a digitare tale parola su Google Immagini e guarda chi si trova in terza posizione.
    - È un caso.
    - È una necessità.


    lunedì 5 agosto 2013

    Operazione Quercia di Cazzo

    via Reuters
    Peccato, poteva essere una bella operazione per liberare il capo politico della nipote del Duce. 
    Putin però non ha in programma viaggi in Italia. E pensare che gli amici si riconoscono nel momento del bisogno. Il Führer, infatti, non esitò a liberare il suo amico imprigionato. Chissà, forse Putin, per il momento, sta architettando un piano più diplomatico e meno invasivo, per esempio concedere il passaporto russo a Berlusconi per consentirgli di fare servizi sociali in una dacia affacciata sul Mar Nero.

    domenica 4 agosto 2013

    Fatti un pianto

    Scrivere qui, d'estate, fa un certo effetto, come se fosse inutile più del solito, come se il farlo mostrasse ancor più la sua vacuità, il vuoto dentro, tipo quello che sta sostituendo l'essere che, illuso, credevo d'avere, il mio essere nel mio tempo, Sein und Zeit, Heidegger, ma vaffanculo.
    Così si scrive come se si fosse soli, come se non si avesse da rendere conto a nessuno, come si parlasse a vanvera per spremere fuori un po' di coscienza che, in questi caldi pomeriggi di sole, se ne sta buona buona rintanata, all'ombra del proprio Sé. Poi viene la sera, i contorni del cielo magrittiani, e la coscienza bussa, vuole il fresco, vuole vedere se intorno ci sono pipistrelli che svolazzano nell'aere per catturare falene e altre amenità - anche se preferirebbe i vampiri, per succhiarle il sangue e sputare fuori il rimosso, il rintanato dentro la caverna dell'essere (e dài con questo essere quanto tu sei uggioso!). 
    Io di solito, dato che i telegiornali d'estate sono deleteri come il pianto, a proposito: Berlusconi!


    (che canzone meravigliosa).

    Ma dicevo, i telegiornali sono deleteri come il pianto, e io piango perché la mia coscienza più di questo non riesce a buttare fuori, nonostante essa abbia ottenuto, da alcuni anni, il brevetto di speleologia applicata all'essere. Però l'inconscio è parecchio sotterra: occorre la trivella.

    sabato 3 agosto 2013

    Innocenti evasori


    Non mi piglio la pena di dire cosa dovrebbe fare il Partito Democratico ché tanto farà tutto il contrario di quello che andrebbe fatto e, come in molti abbiamo constatato, non c'è alcuna soddisfazione nel verificare che abbiamo ragione.
    Anche Grillo - vacante in vacanza, cazzi sua - e quell'altro rintronato coi boccoletti, che idee precise d'azione hanno hic et nunc?
    Chissà quanti saranno domani in via del Plebiscito, a Roma, a manifestare in favore dell'evasore fiscale passato in giudicato. Pochi o tanti che saranno, a parte lo schifo, mi piacerebbe potessero per un attimo, un attimo soltanto, comprendere lo stato di assoluta ridicolaggine assurda al quale si votano, dello stesso tipo di quella che vede gli sparuti (?) camerati nostalgici radunarsi a Predappio ogni anno in occasione della Marcia su Roma. Siamo a quei livelli, cambia solo il colore delle camicie e della cover degli smartphone.
    Infine, il pregiudicato Berlusconi ha una nutrita schiera di guardie del corpo, centurioni dalla testa rasata con l'auricolare all'orecchio: quanti di loro ancora pagati dallo Stato?

    Due sentenze

    La sentenza di condanna definitiva di Berlusconi ha avuto un'eco internazionale, ma tale notizia-evento interessa concretamente soltanto l'Italia.

    Anche la sentenza di condanna definitiva della corte marziale statunitense nei confronti di Bradley Manning ha fatto il giro del mondo, ma questa non interessa (perlomeno non dovrebbe interessare) soltanto gli  Stati Uniti d'America, bensì tutto il mondo - e le ragioni le spiega in un accorato post Fabristol (qui), da leggere e condividere.

    E se chi ama Berlusconi non si vergogna a chiederne la grazia al Presidente della Repubblica, chi ama la libertà, offesa e calpestata dagli interessi di Stato, dovrebbe implorare il Presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, già premio Nobel per la pace, di concedere la grazia al soldato che ha rivelato al mondo un crimine di guerra perpretato dall'esercito americano.

    venerdì 2 agosto 2013

    Incontri ravvicinati del secondo tipo


    In maggio il rospo
    guardava un trespolo
    pensando: "Nespole!"

    In giugno il rospo
    salì sul trespolo
    cercando il fresco.

    In luglio il rospo
    cadde dal trespolo
    pensando: "Casco!"

    Poi venne agosto.

    Toti Scialoja, La mela di Amleto, Garzanti

    Eccolo il rospo d'agosto (o eccola la rospa d'agosto) vicino all'ingresso mio di casa, chissà se vuole un sorbetto al limone oppure una gazzosa, gliel'ho anche chiesto ma si è girato un po' più in là. Per non farlo adirare troppo gli ho (o le ho) fatto una foto veloce senza flash, pazienza se è venuta male, l'importante è che lui (o lei) non si adiri e resti, probabilmente a mangiarmi qualche insetto fastidioso che gironzola intorno casa. Dalla pancia non sembra patir troppo la fame, ma non vorrei essere scortese, ritiro quello che ho detto (ma lo lascio scritto).

    Un bunker visibile a tutti

    *
    Nutro gli stessi sentimenti “civili” da Vittorio Zucconi espressi qui. Tuttavia, non sono d'accordo con lui quando scrive:
    «Berlusconi ha diritto di farneticare nei suoi messaggi dal torvo bunker della propria impudenza, facendo la parodia tragica di sè stesso e del “ganassa” milanese di 20 anni or sono in una sorta di allucinante “giorno della Marmotta”.»
    E proprio questo è il punto: questo diritto non lo dovrebbe avere, non lo avrebbe mai dovuto avere e invece lo ha sempre avuto e lo avrà ancora finché sarà possessore di quelle cazzo di televisioni di cui va fiero e che hanno impestato la mente e la impesteranno per chissà quanto tempo ancora al popolo italiano.
    Come cazzo si fa che un condannato in via definita possa andare in televisione a dire tutto quello che ha detto? E perdipiù con alle spalle le bandiere dell'Italia e dell'Europa, come se fosse ancora autorizzato a rappresentarle con dignità e decoro?
    Si fa, si fa, è quasi vent'anni che si fa e si farà ancora, dacché è molto probabile che uno dei cari e amati figli, Marina su tutti, continui “la battaglia” con gli stessi mezzi. Il divano di Barbara Salivazione D'Urso è già pronto e il resto verrà di conseguenza.

    giovedì 1 agosto 2013

    #SummerTimes


    Suggerimenti per il caro pregiudicato.

    Primo agosto

    Chissà se ai condannati gli tolgono il passaporto.

    Segnalazione

    Massimo Villivà ha iniziato il suo “viaggio-racconto” dentro i Cinque dischi bianchi, intesi come gli ultimi capolavori di Lucio Battisti (coadiuvato dai testi di Pasquale Panella).

    Siccome li comprai tutti quando uscirono in vinile (e pensare che ora non nemmeno un piatto per ascoltarli, a casa, mi arrangio con youtube), e siccome mi piacquero molto e li ricordo ancora, beh, seguirò, con piacere, il viaggio di Massimo.

    Unico rilievo: se non ricordo male, il colore della copertina di Don Giovanni era verdolino.