domenica 16 febbraio 2014

Diventare grandi opportunisti

«Le rivoluzioni [le rottamazioni] le fanno gli uomini in carne e ossa, non i santi, e tutte finiscono per creare una nuova casta privilegiata. Io le posso assicurare che, se non avessi saputo approfittare delle circostanze e ancora fossi là, a lavorare i campi del Michoacán come mio padre, non mi lamenterei. Il fatto è che sono qui e sono più utile al Messico come imprenditore che come contadino. E ci sarebbe un altro a pretendere quelle prebende, a occupare il posto che io occupo, a fare quello che faccio io. Anche noi eravamo parte del popolo, e le nostre case, i nostri giardini, le nostre automobili, in un certo senso, erano il trionfo del posto. Inoltre, questo è un paese che si addormenta molto presto, però si sveglia anche all'improvviso: chi avrebbe saputo dire, in quei giorni, che cosa sarebbe successo l'indomani? Bisognava mettersi al sicuro. E per riuscirci, ce la siamo giocata. Niente a che vedere con quella politichina facile di adesso. Allora, in primo luogo, c'era il bisogno di palle, in secondo luogo di palle, in terzo luogo di palle. Per fare affari, dovevi essere dentro fino al collo nella politica ed essere molto coraggioso. Allora non c'erano imprese a partecipazione americana che ti proteggevano contro qualsiasi eventualità. Allora ce la giocavamo ogni giorno. E così ci siamo inventati il potere, Cinefuegos, il vero potere messicano, che non si basa sull'uso della forza. Lo può vedere anche lei com'è diventata falsa l'immagine del messicano sottomesso alla tirannia. Non occorre. Lo dimostra il fatto che da trent'anni non ci sono più atti proditori. Quello di cui c'era il bisogno era un'altra cosa: arrampicarsi fino al collo del paese, piegare gli altri, diventare i grandi opportunisti. Così, senza rischio di rivolte, ottieni ammirazione. Niente è più ammirato in Messico di un grande opportunista.»

Carlos Fuentes, L'ombelico della luna, (titolo originale, La región más transparente, 1958), ed. italiana il Saggiatore, Milano 2000 (traduzione di G. Quintero e L. Dapelo, pag. 105-6)

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