sabato 22 febbraio 2014

Non facciamo tante cerimonie

Edward Gorey

Ho letto e ascoltato alcuni lamentarsi che Renzi avrebbe potuto confermare questo o quel ministro (Kyenge, Bray, Bonino, i più gettonati per le lamentazioni; mi stupisce, altresì, che alcuno pianga l'assenza di Cancellieri). Il fatto è che Renzi si è trovato davanti a una scelta: tenersi il meno peggio oppure il peggio e basta. Ha scelto la seconda opzione. D'altra parte doveva accontentare a pieno il Nuovo Centro Destra (e infatti, per un Quagliarello che è uscito, tre enneciddini hanno ritrovato la riconferma del ministero che già ricoprivano nel precedente governo) e promuovere due ministri del Pd: Orlando dall'Ambiente alla Giustizia e Franceschini dai Rapporti col Parlamento ai Beni Culturali [*].
Inoltre, la scelta di Renzi nel cambiare i ministri che non avevano demeritato è motivata dal fatto che, se avessero continuato il loro “buon” lavoro, il merito sarebbe stato ancora di Letta nell'averli precedentemente scelti, e non suo.

Interessante è stato anche aver dato l'incarico di un ministero senza portafoglio a una donna in stato interessante; per di più, se non ho capito male, all'ottavo mese, proprio per dimostrare al mondo del lavoro che le donne possono andare a lavorare anche in quelle particolari condizioni, mica come tante fichelesse che non fanno a tempo a concepire che, zacchete!, ti mandano il certificato e stanno a casa quindici mesi [**]. Vedrete, Madia farà meglio di Rachida Dati, ministro francese ai tempi di Sarkozy, la quale dopo due o tre settimane dal parto, fu di nuovo pronta per svolgere la sua attività di ministro - e ci mancherebbe altro, sennò Marianna Madia che diamine di semplificatrice sarebbe? Anche in virtù del fatto che, quando uno diventa ministro, naturalmente si forma attorno una cerchia di sottosegretari e assistenti vari che ti vegliano la notte al posto tuo, volendo. 

Infine, una particolare menzione al booty di Maria Elena Boschi: la penserò, con tutte le conseguenze del caso.
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*Spero il ministro Giannini mi suggerisca per il Cern.
**Questo fenomeno accade particolarmente nel settore pubblico. A scanso di equivoci: io non metto in dubbio la validità delle ragioni che certificano il congedo maternità delle lavoratrici. Di più: se fossi io il legislatore, aumenterei considerevolmente i giorni di astensione “obbligatoria” retribuita al 100% sia durante la gravidanza che post parto - e ai prenditori di lavoro (pubblici o privati) che fanno pressioni di qualsiasi tipo alle donne incinte (o che vorrebbero rimanerlo ma che rimandano per paura di perdere il posto di lavoro) per non avvalersi degli imprescindibili diritti della maternità, ecco... gli farei baciare non la croce, no: ma la Costituzione.

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