domenica 27 aprile 2014

Lo Spirito lavora la materia grezza della storia...

                                                                                                                                    ...anche la merda?

Dei tanti eventi che la nostra specie trasmette in mondovisione (che forse, ahinoi, sono captati altresì da specie aliene), tra i più sconfortanti vi sono le manifestazioni a carattere religioso (che, a mio avviso, se la giocano a pari merito con quelle a carattere sportivo). 
Non che l'odierna celebrazione in Vaticano abbia avuto in sé qualcosa di più o di meno spregevole rispetto a quelle che si svolgono in altri luoghi cosiddetti sacri del pianeta, dalla Mecca alle rive del Gange, dal muro del Pianto al Vesak buddista (?) oppure, più semplicemente, al matrimonio di un reale d'Inghilterra.

Lo stupore – mio ingenuo stupore – è dovuto al fatto che un evento come la santificazione abbia ancora così tanta valenza politica, dimostrata dalla nutrita presenza dei rappresentanti di istituzioni laiche – non tanto quelli della paradossale repubblica italiana (no, essi non sorprendono più nelle lor genuflessioni), quanto per esempio da certuni come il primo ministro francese Valls, o anche dai presidenti Barroso e Van Rompuy.
Che tipo di testimonianza è questa? Il riconoscimento politico dei santi? O semplicemente avallare la cristianità delle radici europee? In altri termini: se prima o poi uno straccio di costituzione europea verrà scritta e promulgata, essa - come l'italiana - terrà in debito conto il rapporto con la Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica e Romana?

E mi torna in mente uno dei passaggi del libro intervista a René Girard, Portando Clausewitz all'estremo (Adelphi), che hanno segnato - lo dico timidamente - la mia distanza dal pensatore francese, il quale, per diverso tempo, è stato al centro delle mie modestissime ambizioni intellettuali.
Girard parla della sua conversione al cristianesimo e del suo convincimento che «solo la tradizione giudica-cristiana e quella profetica siano in grado di spiegare il mondo in cui ci troviamo». (pag. 284-285); e al suo interlocutore che gli domanda: «Quale ruolo attribuisce alla Chiesa in questa rivelazione?», Girard - lo sventurato (?) - risponde:
«Un ruolo a un tempo essenziale e relativo. La Chiesa è la custode di una verità fondamentale, ma contemporaneamente è un'istituzione e, come tutte le istituzioni, è soggetta al tempo e agli errori. Si è costruita, poi si è divisa, ramificata, trasformata. Si è realizzata appieno soltanto nel cattolicesimo, in primo luogo in quello del Concilio di Trento, impegnato a restaurare il potere del papa, gravemente corrotto dopo le faccende di Avignone, di Firenze o di Roma. Da questo punto di vista il genio dei Gesuiti è stato immenso. Dio sa se le rappresaglie che hanno subìto sono dovute al risentimento di cui il papato fu oggetto in Europa. [...] L'emergere graduale del papato nella sua lotta contro l'impero testimonia il modo in cui lo Spirito lavora la materia grezza della storia, anche all'insaputa dei suoi attori. Hegel ha scimmiottato questo con la sua dialettica. La Chiesa cade e si rialza da duemila anni, ma non ripete mai gli stessi errori. Ho appena ricordato il Concilio di Trento, ma anche il cattolicesimo del XIX secolo rappresenta una svolta decisiva [...]. La forza del cattolico paragonato al protestante, scrive Joseph de Maistre, sta nel suo non dubitare! C'è qui una fede singolare nella storia, che non ha niente di hegeliano».

Intendiamoci: non che Girard abbia torto, è proprio perché - perlomeno relativamente alla Chiesa come istituzione - egli ha ragione che occorre allontanarsi dalla Chiesa e in quanto istituzione e in quanto custode di una verità fondamentale che, a suo dire, è interamente rivelata da Gesù, dalla sua morte alla sua resurrezione.
È questo suo essere e... e... che ha conservato la Chiesa nel tempo, circa duemila anni sulla breccia.
Girard - e con lui i cattolici - crede che tutto questo sia l'esplicazione dei disegni divini, anche giornate come quella di oggi dimostrano che Dio era in piazza San Pietro a rivestire i panni del regista e dello scenografo. Dell'attore protagonista no: Egli si serve ancora del genio dei Gesuiti per risistemare la baracca.

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