martedì 1 aprile 2014

Procurare sensazioni

«Ci sono state centinaia di migliaia di profughi ebrei che prima non si erano mai interessati di politica e che ancor meno erano stati politicamente attivi. Ma è stata la politica a interessarsi a loro. In questo senso anche loro, pur se solo in modo passivo – ma che significato ha “solo” in questo caso? –, sono stati profughi politici. Ogni ebreo che ha lasciato la Germania lo ha fatto per motivi politici.
Cancellare ogni traccia di una coscienza di classe era un principio politico dei dirigenti nazionalsocialisti. E questo è proprio ciò che fecero – e con un successo spaventoso – offrendo un gruppo di uomini a milioni di poveri, di vittime del “sistema”, di proletari disoccupati e di piccoli-borghesi proletarizzati, nei cui confronti essi – i proletari intendo – si potessero – no, si dovessero – sentire superiori; su cui potessero scaricare l'odio che avevano accumulato e potessero – no, anzi, dovessero – a loro volta trattare da vittime. Nel linguaggio della politica “potessero” significa sempre “dovessero”, se non addirittura “fossero obbligati”. Nel mio libro Die molussische Katakombe [La catacomba molussiana] il principio della dittatura suona così: “Se vuoi uno schiavo fedele regalagli un sotto-schiavo!”. E ancora: concedendo ai poveri l'etichetta di “ariani”, negata agli ebrei, li si era fatti quasi diventare dei nobili. E siccome costoro, come presunti membri della “razza dei signori”, sembravano essere davvero dei signori, dimenticarono che continuavano a essere servi. Per procurare loro la sensazione di essere nobili, ci voleva qualcosa che li ponesse in risalto, dei sotto-uomini: noi, in poche parole.
Se non fossimo esistiti, Hitler ci avrebbe inventati. Pertanto, il suo antisemitismo non era semplicemente uno degli attributi del nazionalsocialismo ma il mezzo per vincere la battaglia contro la coscienza e la lotta di classe. E prima di venir usati in questo modo, fino al culmine della soluzione totale, noi ebrei eravamo costretti a scappare. Ed è per questo che eravamo tutti profughi politici.»

Günther Anders, Opinioni di un eretico, Theoria, Roma-Napoli 1991.

Il principio è sempre lo stesso, aggiornato ai tempi moderni. L'unica differenza è che, ai nostri giorni, è difficile concentrare l'odio su un unico punto: occorre diversificare. A questo pensano egregiamente gli organi di informazione che creano ad arte ebrei depotenziati su ebrei depotenziati, i quali, periodicamente, assurgono al ruolo di sotto-schiavi; è indispensabile far deviare l'attenzione su qualcosa d'altro anziché sulle vere cause della crisi. L'importante è che la coscienza di classe venga inibita, impedita, distratta: siamo tutti uguali davanti alla legge e tutti siamo sovrani esercitando il nostro diritto-dovere di voto. E tutto questo ci pone in risalto e ci rende pari, per es., a Marchionne e ad Elkann: anzi, più di loro noi abbiamo la fortuna di non esser costretti a scappare. In Olanda.

Nessun commento: